"Tremate, le streghe...", formula cinematografica abusata quanto veritiera: le streghe tornano sempre sul piccolo schermo, il problema è che dopo il potere del trio, tutte le altre non restano per molto e finiscono nel dimenticatoio. Rispetto alle sorelle Halliwell (e alla mitica Sabrina), nate esplicitamente per il piccolo schermo, le successive famiglie di maghe e fattucchiere tratte da romanzi, contrariamente ai parenti vampiri, non reggono bene il passaggio dalla carta al pixel evaporando in poco tempo.
È stato il caso di Eastwich e di Secret Circle, ma è difficile tenere una strega lontano dal piccolo schermo e se i rumors sussurrano del ritorno del trio, Lifetime promuove la sua nuova serie Witches of East End sperando di colpire i fan orfani di maliarde e incantesimi.
La serie, prevista in Italia dal 4 dicembre su Foxlife, è basata sull'omonimo romanzo di Melissa de la Cruz e narra le vicende della famiglia Beauchamp, streghe che da secoli vivono nella regione dello stato di New York praticando la magia e ammaliando uomini che inevitabilmente tornano a tormentarle. Le anziane della famiglia: Joanna (una Julia Ormond ormai apparentemente convertita al piccolo schermo) e la stravagante sorella Wendy, vittime di una misteriosa maledizione: non invecchiano e non possono morire di morte naturale e se la seconda ha ottenuto nove vite come i gatti e la capacità di trasformarsi nell'omonimo felino, la sorella maggiore non è stata così fortunata.
Joanna è costretta ad avere due figlie, vederle crescere e morire davanti ai suoi occhi in un ciclo infinito di morte e rinascita che porterebbe chiunque alla pazzia, ma non una strega come lei, che conscia del non potersi uccidere come ha desiderato per secoli (chi o cosa abbia lanciato la maledizione resta senza nome, ma decisamente odia la protagonista come solo uno sceneggiatore può fare), tenta a ogni nuovo ciclo di proteggere le figlie: Freya e Ingrid. La prima è una esuberante e prorompente bartender con poche inibizioni e problemi di fedeltà, divisa, come ormai il cliché impone, tra due fratelli diversi come il giorno e la notte ma egualmente affascinanti. La seconda è una responsabile, tranquilla e sorridente studentessa esperta in religioni antiche e storia della magia.
Comprendendo a ogni ciclo sempre meglio la maledizione, Joanna giunge alla conclusione che la natura magica delle stesse sia la fonte della loro condizione; la madre conclude che nell'ultimo ciclo (ambientato ai giorni nostri), bloccare gli innati poteri delle figlie possa preservarle da un infausto destino. Soluzione che sembra funzionare per un ventennio vissuto in completa tranquillità rinunciando alla magia mentre le due giovani crescono con una vita "normale" educate a considerare la magia scherzo e superstizione. Purtroppo per Joanna, i responsabili del maleficio, nemici delle Beauchamp, corrono ai ripari irrompendo bruscamente nella vita delle Beauchamp per riportarle sulle "retta via" costringendole ad accettare la magia e imparare a utilizzarla appieno proprio per evitare una morte terribile che porrebbe fine per sempre al ciclo di reincarnazioni con una cancellazione definitiva dall'esistenza delle due incredule sorelle.
Complessa, piena di incastri narrativi che oscillano tra la banalità della narrativa di genere a piccoli tocchi di genio nella caratterizzazione moderna dell'approccio fumettistico e cinematografico alla magia proprio di una generazione cresciuta con Buffy e Charmed, dettaglio che pone maggiore realismo alla serie.
Un prodotto che, pur con qualche pecca di regia e alcune lacune fotografiche, porta in scena dei personaggi complessi e divertenti che vivono vite apparentemente più reali di quelle degli spettatori, regalandoci un prodotto che pone meno enfasi sul lato glamour della magia, concentrandosi maggiormente sui dettagli storici e letterari: dal corretto utilizzo dei tarocchi a piccole dissertazioni sulla storia e sulla credibilità della stregoneria nel mondo di internet.
Uno urban fantasy studiato, meticoloso nella scrittura che non lascia nulla al caso sfruttando al massimo la potenzialità dei dialoghi per evitare i classici pericoli della serialità americana, accompagnandoci nel viaggio in un mondo magico più oscuro di quelli incontrati fino a ora semplicemente perché maggiormente realistico degli altri.
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