Secondo le biografie ufficiali, H.P. Lovecraft non lasciò mai il continente americano e la sua amata cittadina di Providence. Questo, almeno, era nelle convinzioni fino a poco tempo fa. La verità infatti potrebbe essere nascosta in un vecchio manoscritto ingiallito dal tempo, ritrovato da Roberto Leggio e Federico Greco addirittura in una bancarella di antiquariato. Scritto in forma di diario, il manoscritto è datato maggio 1926. Il testo descrive le tappe di un misterioso viaggio, partito dalla costa orientale degli Stati Uniti e approdato in Veneto, che segue un particolare percorso attraverso la "Terra dei Grandi Fiumi", il Polesine, nel rodigino, fazzoletto di terra e acqua circondato dalle province di Verona, Padova, Venezia e Ferrara. Al diario si alternano degli appunti che formano una sorta di canovaccio per la successiva stesura di racconti dell’orrore. Come si sa, H.P. Lovecraft aveva effettivamente questa mania di tracciare "scheletri" di storie. A una più attenta lettura, questi appunti presentano evidenti richiami ai Racconti del Filò e alle leggende del Polesine stesso. Il manoscritto è indirizzato ad Alfred Galpin (uno dei pupilli di Lovecraft) e reca la firma Grandpa Theo, pseudonimo con cui l'autore americano si firmava a parenti e amici.
Queste sono le premesse dell'inquietante documentario intitolato H.P. Lovecraft – Ipotesi di un viaggio in Italia, presentato al Festival del cinema di Venezia e andato in onda su Studio Universal la notte di Halloween. Il documentario, insomma, avanza l'ipotesi che il più grande autore gotico del ventesimo secolo abbia compiuto un viaggio di ricerca e di studio nell'umidissima zona del Delta del Po, fermandosi con ogni probabilità anche a Loreo, nel Basso Polesine, piccolo paese a metà strada fra l'Adige e il Po (oggi circa 3000 abitanti). Chi lo sa, forse alla ricerca di uno di quegli antichi uomini-pesce nascosti sulla Terra da milioni di anni, che i pescatori vedevano affiorare dall'acqua e dalla bruma.
La calligrafia del documento, gli pseudonimi usati, lo stile della narrazione non sembrerebbero lasciare dubbi. Ma - affermano i due autori in un'intervista - non si pretende di dimostrare qualcosa di certo, con questo documentario, solo una possibilità.
A collaborare con loro, il professor Sebastiano Fusco, il più importante e rigoroso esperto lovecraftiano d’Italia. Dopo un'attenta analisi, Fusco afferma entusiasticamente che il documento potrebbe realmente essere stato scritto da Lovecraft (inoltre, Alfred Galpin sarebbe vissuto gli ultimi anni della sua vita proprio a Montecatini, luogo di ritrovo del manoscritto).
Alla ricerca si aggiunge allora il professor Gianni Sparapan, antropologo e storico del Polesine. I quattro intraprendono un viaggio di ricerca attraverso il Delta del Po, al fine di verificare l’ipotesi del viaggio del '26 di Lovecraft e di una sua lettura dei Racconti del Filò per prendere l'ispirazione a storie successive al ’26, come The Shadow over Innsmouth, The Dunwich Horror, The Call of Chtulhu, History of Necronomicon. Quei racconti, cioè, che hanno conferito la maggiore notorietà a Lovecraft. I filò, nella tradizione veneta, si svolgevano perlopiù in inverno, nelle stalle al caldo del fiato degli animali, per chiacchierare, raccontarsi le ultime novità provenienti dal paese e parlare dei raccolti. Gli uomini bevevano vino e giocavano a carte mentre le donne filavano. In quelle occasioni si raccontavano anche storie fantastiche di mostri e creature fatate... E' dalle leggende venete che Lovecraft prende spunto per la stesura di alcune sue storie?
Il manoscritto diventa infine una sorta di "mappa", che i ricercatori seguono minuziosamente, da Venezia alle lande più sperdute del Polesine, sulle tracce di un turista di sicuro fuori dal comune. Nel film, oltre ai due autori, a Sebastiano Fusco e a Gianni Sparapan, anche le testimonianze di alcuni tra i maggiori esperti di Lovecraft e dei misteri italiani, tra i quali, il "padre" di Martyn Mistere Alfredo Castelli e lo scrittore Carlo Lucarelli.
Sul sito RedazioneRomaOne, due clip con interviste agli autori: http://redazione.romaone.it/4Daction/Web_RubricaNuova?ID=1022060&doc=venezia04
6 commenti
Aggiungi un commentoSicuramente è qualcosa di apocrifo (Lovecreft in Veneto? magari..), pero' è interessante come la vita del solitario di Providence sia estesa anche da noi...
Nessuno che per sbaglio abbia registrato il documentario?
Essendo rodigino (non "rovigiano"!), sta notizia e ste atmosfere le conosco bene e da tempo.
Conosco, inoltre, personalmente il buon Roberto Leggio, da diversi anni: è un vero fan del fantastico (Tolkien, Lovecraft...), di cinema, ed è un giornalista romano serio e professionale che viene spessissimo dalle mie parti polesane e conosce bene il territorio e l'argomento. Mi fa solo piacere che il suo progetto abbia questo successo e susciti tanto scalpore.
Il suo docu-film ha avuto buon successo, anche Aldo Grasso ne ha parlato bene sul Corriere della Sera, l'altro ieri.
L'approfondimento filologico è serio (gli intervistati sono di tutto rispetto; il prof. Sparapan è molto noto da ste parti); e l'argomento è comunque affascinante - come dice Garrett. Il Polesine e il ferrarese (nel Delta del Po) sono da sempre "terre di terrore", chiedete a Pupi Avati ("La casa dalle finestre che ridono", "Zeder"...)!
In ogni caso, credo che più se ne parla di queste cose e di questi autori, meglio è per il "movimento" in Italia!
Spettacolare "La casa dalle finestre che ridono", veramente apprezzabile come film, considerato anche gli annetti che porta sulle spalle.
No, gli stessi autori non accampano alcuna pretesa di autenticità. Forse la notizia è un po' troppo colorata; certo l'ipotesi è suggestiva, ma è quasi impossibile che Lovecraft sia stato in Italia.
Io toglierei anche il "quasi"
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