Una sola principessa Disney per film non vi bastava? Disney raddoppia!
Sono ben due le principesse in Frozen - Il Regno di Ghiaccio, nuova produzione dei Walt Disney Animation Studios, liberamente ispirata alla fiaba di Hans Christian Andersen La regina delle nevi, del 1845.
Elsa e Anna, sorelle, sono due bambine molto legate, figlie dei Reali di Arendelle.
Elsa, la maggiore, ha un potere che può essere allo stesso tempo meraviglioso e letale: rendere di ghiaccio tutto quello che tocca. Quando Elsa per poco non uccide accidentalmente la sorellina decide di evitare per sempre ogni contatto con lei. Le due crescono perciò divise da una porta chiusa, e neanche per la morte dei genitori si riavvicinano.
Quando però, al compimento della maggiore età, Elsa è costretta a uscire per salire sul trono, una catena di eventi innesca la magia e fa calare sul regno un inverno perenne. Elsa fugge e Anna si mette sulle sue tracce, non solo per tentare di risolvere la catastrofe che incombe sul regno, ma anche per avere finalmente un confronto con la sorella sui motivi che le hanno divise.
Anna farà degli incontri durante il viaggio: l'intrepido commerciante di ghiaccio Kristoff e la sua simpatica renna Sven; il comico pupazzo di neve Olaf, creato dalla magia di Elsa, il cui sogno irrealizzabile è quello di godersi il tepore dell'estate. A casa Anna affida al suo amato principe Hans le sorti del regno.
Indubbiamente la sceneggiatura di Jennifer Lee (co-regista del film insieme a Chris Buck) è centrata sulla storia delle due giovani donne, sulla risoluzione dei problemi che le hanno allontanate per anni e hanno impedito loro, di fatto, di trovare un posto nel mondo. Da un lato Elsa, incapace di gestire il grande potere che possiede, non solo quello magico, ossia la sua capacità di generare ghiaccio, ma anche quello derivante dall'essere la legittima erede al trono. D'altra parte Anna, inconsapevole che la forzata separazione è dovuta alla necessità di preservare la sua incolumità, cresce sentendosi rifiutata, addossandosi colpe inesistenti.
La favola di Andersen che fa da canovaccio per il film era già stata adattata in modo molto fedele nel 1957 in un film d'animazione russo, La Regina delle Nevi, che fu fonte d'ispirazione nientemeno che per Hayao Miyazaki.
Frozen invece è una produzione dei Walt Disney Animation Studios, che vogliono tornare al loro canonico stile di rilettura dei classici della narrativa per ragazzi. Con una trasposizione molto libera del testo originale infatti il film mescola avventura, canzoni, ambientazioni mozzafiato, personaggi intrepidi e coraggiosi nonostante le loro debolezze, cattivi astuti e doppiogiochisti e una ben delineata linea comica (affidata alle strepitose battute del pupazzo di neve), il tutto infiocchettato con un finale in cui, nonostante le tristezze del mondo, tutto è bene quel che finisce bene.
Lo stile Pixar emerge qua e là, per esempio non mancano le citazioni narrative per strizzare l'occhio ai genitori, saga di Guerre Stellari in primis, ma per struttura di base Frozen è un prodotto pre John Lasseter che, in qualità nuovo capo degli Studios, è comunque accreditato come produttore.
Dal punto di vista del ritmo, il film comincia con una lenta rullata di pista, necessaria al racconto dell'antefatto ma dalla scena della incoronazione il film decolla definitivamente, acquisendo la sua piena sostanza.
Stilisticamente si assiste a una parziale rinuncia allo stile ultra-dettagliato e ultra-realistico del Pixar style, con un netto ritorno a linee morbide, quasi da cartone animato "tradizionale".
Al dettaglio e alla maniacale cura del realismo non si rinuncia nelle parti sul ghiaccio, con il trionfo di perfette curve frattaliche. Lo scopo sembra quello di evidenziare in modo evidente il conflitto tra Elsa e Anna anche sul piano visivo. Elsa, cupa e tormentata, è la regina del perfetto, ultra dettagliato e ispido castello di ghiaccio e della enorme montagna sulla quale si posa. Anna, ottimista e solare, è caratterizzate da linee stilizzate, morbide e calde, così come tutti i comprimari che le girano intorno.
Una menzione a parte merita il luogo dove dimorano i troll, dove la cura del dettagli è tale che pare quasi di sentire l'odore del muschio.
Il fronte musicale è professionale, ben scritto e discretamente cantato, ma dona molte meno emozioni del fronte narrativo. Kristen Anderson-Lopez (Winnie the Pooh) e il vincitore del Tony Award Robert Lopez non vanno oltre la citazione di partiture che echeggiano i capolavori di Alan Menken, in un recupero che da citazione di un classico diventa quasi plagio. Tutto è funzionale al proposito di replicare la ricetta che generi "un Classico Disney".
L'obiettivo è parzialmente riuscito alla fine. Frozen merita la visione al cinema, perché è un film realizzato con cura professionale e buoni standard qualitativi, in grado di offrire un Natale di svago a tutta la famiglia, ma non raggiunge i vertici dei classici indimenticabili, sia dell'era pre-Pixar che successivi.
Un ultimo consiglio, non lasciate la sala fino alla fine, c'è una divertente scenetta dopo i titoli di coda.
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