Di cosa parla La Bottega Battibaleno?
È una serie composta da quattro volumi. Qualche mese fa è uscito il terzo libro, dal titolo La mappa dei passaggi e ho da poco consegnato all'editore il quarto, che dovrebbe concludere la serie. La Bottega Battibaleno è una storia ambientata in un paesino della Scozia, Applecross, che esiste davvero. Se ci capitassi penseresti che lì non può non esistere una Bottega Battibaleno, perché è davvero un posto magico. Ci sono un pub, quattro case e una chiesetta di fronte a una bellissima baia, ma per arrivarci bisogna essere ottimi guidatori (c'è persino un cartello apposito che lo segnala!).
La Bottega Battibaleno è un negozio che si occupa di riparare oggetti magici. Ogni 99 anni la sua gestione viene contesa tra sette famiglie. La proprietaria Aiby Lily e il suo amico Finley devono difenderla dai terribili Askell, la famiglia più cattiva del paese.
A quali altri progetti stai lavorando?
Sotto Natale uscirà il tredicesimo libro di Ulysses Moore, con cui verrà rilanciata la saga. Il mondo di Ulysses somiglia molto a quello de La Bottega Battibaleno. Anche se le due collane sono completamente diverse, si può dire che l'universo immaginario sia lo stesso.
Sto inoltre pubblicando il mio primo libro illustrato. Uscirà l'anno prossimo con Salani e il titolo non è ancora stato definito. Forse sarà Un drago in salotto. Parla di una famiglia un po' particolare, dove principe e principessa litigano e si separano. Così, quando arriva il drago per combattere lui e rapire la lei, non trova nessuno. Trova invece una bambina che gli domanda cosa sia e, colpo di scena, la principessa si innamora del drago. È un modo per raccontare ai bambini di oggi che non c'è nulla di male ad avere un genitore adottivo.
Secondo te, quali sono gli ingredienti giusti per scrivere una buona storia per ragazzi?
Una buona storia dev'essere vagamente diversa dalle altre: vagamente, perché se è troppo diversa non va bene. Poi bisogna “far fuori i genitori”, in senso buono. I ragazzi devono agire in prima persona. Non è certo un caso se i protagonisti di molte storie famose sono orfani, basti pensare a Pippi Calzelunghe, che inizia proprio con la frase: “Pippi viveva senza genitori e non era poi così male”. In quest'epoca, piena di libri con schiappe e ragazzini imbranati, la cosa migliore è forse scrivere storie con protagonisti positivi e capaci.
Che tipo di lavoro svolgi all'interno di Atlantyca?
Atlantyca è una factory di storie e io sono il direttore del publishing, ovvero faccio il talent scout. Parlo con le persone e cerco di capire che tipo di storie potrebbero raccontare, non lavoro direttamente sulla scrittura. A volte qualcuno mi racconta una storia, senza rendersi conto di averla in mano. Per esempio c'era una ragazza, qualche tempo fa, che voleva scrivere una storia fantasy molto complicata. Parlando insieme a lei ho scoperto che faceva scherma medievale e che aiutava bambini autistici, così le ho proposto di scrivere quella storia. Lei mi ha ascoltato e la storia è stata pubblicata da Piemme.
Qual è la differenza tra scrivere una storia per ragazzi e scrivere una storia per adulti?
La differenza è il linguaggio. Puoi raccontare qualsiasi storia a qualunque tipo di pubblico, basta scegliere le parole giuste. I ragazzi si annoiano facilmente e con grande velocità, quindi bisogna usare con loro un ritmo narrativo forsennato e poche parole, un linguaggio molto diretto.
I ragazzi di oggi leggono poco?
Il mercato dei libri per ragazzi è ottimo in Italia e negli ultimi anni ha perso meno rispetto al mercato per adulti. Dagli anni sessanta a oggi, però, il numero dei lettori è rimasto quasi uguale. Non è calato e neanche aumentato, perciò mi chiedo: a cosa è servito fare promozione in tutti questi anni? Oggi i libri vengono venduti nei supermercati accanto alla patatine, eppure… Forse sarebbe il caso di tornare ai vecchi sistemi, al buon vecchio librario che sa consigliarti.
I ragazzi di oggi non leggono poco, ma a un certo punto smettono. Forse, a un determinato livello, la letteratura non funziona più. Oppure i ragazzi hanno troppe cose da fare e non trovano più la lettura così interessante. Oppure non pensano che i libri siano importanti per crescere, visto che gli adulti non leggono. O vengono travolti dagli ormoni, in epoca adolescenziale, e perdono interesse per la lettura senza capire che un buon libro a volte ti può insegnare molto sul sesso.
Quali consigli daresti a un aspirante scrittore?
Scrivetemi. Sono sempre alla ricerca di buoni libri e soprattutto di belle persone. Ho creato un gruppo di scrittori e seguiamo una filosofia che mi piace molto. Lavoriamo tutti insieme sulle storie, senza la paranoia di proteggere le nostre idee ma regalandocele a vicenda. Per esempio organizziamo delle cene. A volte uno di noi arriva con un'idea e gli altri lo aiutano a svilupparla.
Agli esordienti consiglio di scrivere agli editori, perché non è vero che non rispondono. Se non rispondono vuol dire che probabilmente non hanno ricevuto una buona storia. Uno dei migliori libri che uscirà il prossimo anno è Il volo dell'asso di picche. Prima di questo libro, l'autore ne aveva scritti altri quattro, senza trovare un editore. Con questo voglio dire che i libri non pubblicati sono comunque esperienza. Io stesso ho scritto all'inizio dei libri che sono rimasti nel cassetto.
Poi consiglio di provare a contaminare un po' il mondo della scrittura con altri mondi, per esempio quello dei videogiochi o del cinema.
Per finire, un consigli di lettura: leggete Wool, edito da Fabbri, perché è meraviglioso.
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