In tutto questo, dunque, un ruolo principale è svolto dalla riflessione sul concetto di male: per Eddings, un errore casuale nell’universo; per Riordan, la lotta perpetua tra ordine e disordine, tra la necessità dell’uomo di vivere in un ambiente ordinato (e quindi sensato) e il disordine della materia primitiva dell’universo. Tuttavia, quello che la conclusione delle varie vicende mostra è la diversa prospettiva da cui il conflitto è visto: per Eddings, l’errore è rimediabile. L’universo, attraverso l’imposizione del Destino, corregge l’errore e, letteralmente, rattoppa se stesso usando Zandramas e il Sardion per colmare lo strappo prodotto dalla primitiva esplosione: tutto torna univoco, come avrebbe sempre dovuto essere, e dunque perfetto. Questo non accade (almeno fino a questo punto) in Riordan: Crono è sconfitto, per ora; ma Gea è in agguato, e la massima speranza di salvezza dal suo potere è il suo sonno, che però, essendo tale, può prevedere un risveglio. Apophis è apparentemente messo fuori gioco, ma il Caos che rappresenta ha ancora dei seguaci. Le due conclusioni, dunque, sono opposte: da una parte, un’estrema fiducia nella vittoria finale del Bene. Dall’altra, la consapevolezza di una battaglia eterna.

(1) G. Filoramo, M. Massenzio, M. Raveri, P. Scarpi, Manuale di storia delle religioni, Roma-Bari, 2006, p. 6.

(2) Ibi, p. 7.

(3) Ibi, p. 7.