1996. 1999. 2000. 2005. 2011. No, non stiamo dando i numeri. Questi sono gli anni in cui George R.R. Martin ha pubblicato ciascun romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. La saga è iniziata nel 1996 con A Game of Thrones, tradotto in italiano in due volumi fra il 1999 e il 200 con i titoli Il trono di spade e Il grande inverno. Nel 1999 è stata la volta del secondo romanzo, A Clash of Kings, diventato da noi Il regno dei lupi e La regina dei draghi. Nel 2000 è toccato ad A Storm of Swords, suddiviso da Mondadori in Tempesta di spade, I fiumi della guerra e Il portale delle tenebre.
Fin qui le pubblicazioni si sono susseguite a un buon ritmo, con tre lunghi romanzi in cinque anni, anche se la prima idea per la sua saga Martin l’aveva avuta nel 1991. Ma un conto è scrivere portando avanti anche altri impegni quando nessuno si aspetta nulla da te, come faceva George nei primi anni ’90, un altro è dover soddisfare le aspettative di chi vuole sapere come proseguirà la storia che sta leggendo. Nel 1991 Martin era ancora impegnato con la televisione, e per un certo periodo di tempo le sue maggiori attenzioni si sono concentrate sul progetto – poi bloccatosi al solo episodio pilota – della serie televisiva Doorways. Quando, dopo aver scritto un centinaio di pagine di quello che sarebbe diventato A Game of Thrones, aveva temporaneamente accantonato la fase di scrittura vera e propria per progettare il background del suo mondo e prendere alcune decisioni fondamentali sul futuro della storia, nessuno si era lamentato. In fondo se nessuno sospettava dell’esistenza del trono di spade in una località chiamata Approdo del re, nessuno poteva essere interessato a sapere chi alla fine si sarebbe seduto su quel trono o anche se quel trono avesse continuato a esistere.
Per i lettori è come se i cinque anni intercorsi fra la stesura dei primi capitoli e la pubblicazione del primo romanzo non esistessero, ma nel 2000 la situazione era molto cambiata. Quando è stato pubblicato, A Game of Thrones ha venduto ben poco nonostante il successo al premio Locus e la presenza fra i finalisti del Nebula e del World Fantasy Award. La situazione è un po’ migliorata al momento della pubblicazione dell’edizione tascabile, sulla cui copertina campeggiava un elogio di Robert Jordan. Un ulteriore aiuto alla notorietà della saga è arrivato nel 1998 con l’inclusione del prequel Il cavaliere errante in Legends, un’antologia comprendente racconti di Stephen King, Terry Goodkind, Orson Scott Card, Robert Silverberg, Ursula K. Le Guin, Raymond E. Feist, Terry Pratchett, Tad Williams, Anne McCaffrey e Robert Jordan. Molti di coloro che avevano comprato l’antologia per leggere il racconto di uno degli altri scrittori, infatti, hanno apprezzato Il cavaliere errante al punto da acquistare subito dopo A Game of Thrones.
Il passaparola dei lettori e l’associazione dello scrittore ai nomi di altri autori ben più noti inizia a farsi sentire e consente ad A Clash of Kings di entrare nella classifica dei bestseller del New York Times, impresa fallita dal suo predecessore. La posizione è bassa – tredicesima – e dura una sola settimana, ma le opere di Martin iniziano a essere conosciute e attese. A Storm of Swords fa poco meglio, si piazza dodicesimo, ma resiste in classifica per due settimane.
La notorietà dello scrittore cresce, ma a questo punto iniziano i problemi. A Storm of Sword si chiude con un incredibile crescendo drammatico. Rispetto all’inizio della saga la situazione politica dei Sette Regni, e le condizioni fisiche e psicologiche dei protagonisti ancora vivi, sono molto cambiate. Con il nuovo assetto dato al suo mondo George pensa di poter concedere ai suoi personaggi cinque anni di relativa tranquillità. Lo scopo è consentire ai bambini di crescere in modo che possano davvero essere protagonisti delle vicende che li vedono coinvolti. A questo proposito è bene ricordare che secondo il suo primo progetto nel continente di Westeros sarebbe dovuto trascorrere un periodo di tempo ben più lungo di quell’anno che alla fine intercorre fra l’inizio di A Game of Thrones e A Storm of Swords.
10 commenti
Aggiungi un commento@Martina Hai ragionissima sul fatto che nessuno è al sicuro,spero solo non mi facciano morire Tyrion e lo sterminatore di re,tutti ma non loro.
Danaerys sposerà Tyrion e farà un figlio con John Snow... Il sangue di drago si deve unire!
Eddard Stark non è mai stato ucciso, in realtà, e il trono sarà suo, per bugia.
Ottimo (mezzo) articolo!
Secondo me c'è un'erronea convinzione che Ned non sappia dire bugie. Non gli piace farlo, e in un paio di occasioni avrebbe fatto meglio a mentire o a starsene zitto piuttosto che dire la verità, ma lui sa mentire come chiunque altro. Lasciamo stare il discorso relativo alla mamma di Jon Snow e anche la falsa confessione davanti al tempio di Baelor fatta per proteggere Sansa, ma quando Robert Baratheon gli dice che Catelyn ha imprigionato Tyrion lui dice che lei lo ha fatto dietro suo ordine, mentre invece è stata una decisione improvvisa della moglie.
Credo che l'unico personaggio della saga che non abbia mai mentito sia Hodor, e comunque anche lui è stato complice di un inganno quando hanno imbrogliato Theon e Reek al momento della fuga da Grande Inverno.
Grazie per i complimenti, l'altro mezzo articolo è uscito giusto oggi ma per chi vuole leggerlo vi avviso che è pieno di spoiler da The Winds of Winter.
Vero. Una autentica, reale quantità da overdose di politica e umanità.
Mh... che sia un amante di Macchiavelli?
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID