Ciao Francesco, grazie di aver risposto al nostro invito.
Grazie a voi per avermi invitato!
Abbiamo parlato su FM di alcune tue opere (Monster Allergy, X-Campus, Young Dr. Strange), ma la tua carriera ha riguardato, oltre che i personaggi Disney, anche icone, come Lupo Alberto, ha visto collaborazioni con maestri come Ivo Milazzo, trasposizioni di personaggi popolari come Montalbano e le commedie di Scarpetta. Questo solo per citare solo alcune delle tue esperienze professionali. Tu come ti presenteresti invece ai nostri lettori?
Molto semplicemente scrivo storie per i fumetti e i cartoni animati e insieme a mia moglie Katja Centomo dirigo Red Whale, una società di produzione editoriale. Ho iniziato a lavorare in questo settore come disegnatore di fumetti e come animatore ma ho finito per dedicarmi completamente alla scrittura.
Oltre a quello di aver lavorato con alcuni dei punti di riferimento della tua formazione, se non veri e propri miti, hai altri “sfizi” da levarti?
Ho avuto il piacere, l’onore e la fortuna di incontrare e di poter lavorare con degli autori per me leggendari e ho avuto la possibilità di collaborare con altri autori eccezionali. Questo strano mestiere l’ho iniziato nel 1988 e in questi 26 anni penso di aver esaudito buona parte dei sogni e dei desideri che avevo da ragazzino. Ne ho degli altri, come chiunque, ma non voglio passare per sfacciato e li tengo per me.
Quanto la tua formazione da disegnatore influisce sull'approccio alla scrittura?
Moltissimo. Quando scrivo realizzo sempre dei layout delle pagine per impostare la regia di una sequenza e per calcolare gli ingombri del testo e del disegno all’interno delle singole vignette ma, più in generale, l’esperienza da disegnatore di fumetti e di cartoni animati mi è sempre molto utile per la costruzione di gag dinamiche e scene d’azione. Allo stesso tempo, memore della fatica che c’è dietro il lavoro con matite e chine, cerco di non esagerare, richiedendo al disegnatore di turno l’essenziale, senza appesantire la pagina con dettagli inutili.
La proposta del ritorno di PK da chi è partita?
L’idea l’avevo da tempo (uno dei sogni di cui si diceva qualche risposta fa) e, discutendone con Lorenzo Pastrovicchio ci siamo trovati a confrontarci su proposte e spunti vari. Anche Lorenzo infatti voleva provare a riportare in scena PK e dunque non abbiamo fatto altro che unire gli sforzi e confezionare una proposta per la direttrice Valentina De Poli e la redazione di Topolino.
Quanto tempo è durata la gestazione del ritorno di PK?
Il progetto è nato abbastanza di slancio ma c’è voluto un po’ per perfezionarlo e costruire una proposta che comprendesse anche lo sviluppo “social” (con il coinvolgimento dei lettori per decidere in merito a un passaggio del racconto con una consultazione attraverso la rete). Una volta messo a punto il tutto c’è voluto dell’altro tempo per avere un via libera, dal momento che eravamo arrivati al delicato periodo di passaggio tra Disney e Panini – e sicuramente in quei mesi impegnativi PK non era un tema all’ordine del giorno. Alla fine del 2013 l’operazione ha avuto il suo via libera e si è trattato di un via libera pesante perché al ritorno di PK era abbinato anche il gagdet estivo. In circa sei mesi di lavoro sono state scritte, disegnate e colorate 162 pagine e così siamo arrivati puntuali all’appuntamento del 2 luglio.
C'erano altre idee per la storia?
In realtà i progetti presentati sono stati due ed entrambi sono stati approvati. La seconda proposta era comunque subordinata al ritorno in scena di Pikappa e dunque speriamo di poterci mettere al lavoro presto su quest’altra storia.
In cosa è diverso il PK di oggi rispetto a quello degli anni '90?
È un personaggio per il quale il tempo è passato. È sempre Paperino, che nel frattempo ha continuato ad essere Paperinik, è diventato Doubleduck ma ha smesso con cose impegnative come le invasioni aliene e i viaggi nel tempo. Quando è costretto a indossare ancora una volta il suo costume lo fa ponendosi delle domande: ne sarà all’altezza? Sarà in grado di essere PK? In questa nuova storia ho cercato di mettere in scena un Paperino un po’ più dubbioso, non arrugginito o spaventato ma certamente più consapevole del proprio ruolo e dei propri limiti, forse meno incosciente e spericolato di un tempo ma proprio per questo più umano. Quando ho scritto PK per la prima volta non avevo ancora trent’anni, adesso ne ho quasi quarantasei e un po’ di cose sono cambiate. Ecco, ho cercato di attingere a queste piccole esperienze personali per rendere più vero PK (ma senza trasformarlo in un pensieroso papero quarantenne…).
Hai avuto la tentazione del (scusa la brutta parola, perdono) reboot?
Mai. Il reboot era stato già realizzato con la terza serie del personaggio e non aveva funzionato. Questo ritorno doveva essere un ritorno vero con la ripresa di un personaggio e il suo mondo in cui le cose erano andate avanti. Un altro obiettivo importante era quello di accontentare i vecchi lettori e raggiungere i nuovi (un’impresa che un reboot non avrebbe reso possibile deludendo certamente i primi). Ho dunque provato a dare alcune risposte a delle questioni rimaste in sospeso, trovando soluzioni a problemi pikappici come l’interruzione dei viaggi nel tempo a causa del fenomeno della microcontrazione e cose così…
Ricordo una chiosa a un recensione del primo numero di PK (scritta da un caro amico scomparso prematuramente): “letto con lo stesso senso di colpa di quando bevo una coca cola”. Ti ritrovi in questa implicita definizione del “prodotto”?
A me la Coca Cola piace, quindi non ho nessun problema a trattare PK come un “prodotto” perché di solito è quello che faccio scrivendo storie per personaggi diretti a un grande pubblico come sono quelli disneyani (ma dentro ci metto certamente anche le fate del Winx Club). L’importante è riuscire a fare un buon lavoro tenendo conto dei compromessi e le esigenze del produttore. Se il prodotto funziona ho fatto il mio dovere, i sensi di colpa vengono solo se qualcosa va storto.
Il futuro di PK dipenderà da questa miniserie o già ci sono nuove storie in preparazione?
L’intenzione, ora che PK è tornato, è quella di farlo restare nei paraggi per un po’. Sicuramente l’esito di questi quattro numeri darà delle indicazioni determinanti per il futuro del personaggio.
E riguardo alle tue altre attività? C'è qualche altra novità che ci vorresti anticipare?
Ci sono un po’ di cose in preparazione e altre in uscita. Ho terminato la sceneggiatura di un racconto per Le Storie di Sergio Bonelli Editore, un’avventura che sarà disegnata dall’eccezionale Werther Dell’Edera e avrà per titolo Golem. C’è poi Dragon Island, una nuova serie per Le Lombard scritta con mia moglie Katja e disegnata da Antonello Dalena. In ambito disneyano poi sono in arrivo varie storie tra cui il ritorno del commissario Topalbano e una versione di Metropolis realizzata da Paolo Mottura. Per i cartoni animati nel 2015 usciranno tre nuove serie che ho scritto come Egyxos (produzione Musicartoon), Bum Bum(produzione Graphilm) e la settima stagione di Winx Club (prodotta come sempre da Rainbow). E poi c’è Cooking Time!, una serie a cui tengo molto, ideata con Katja Centomo e con i disegni di Flaviano Armentaro, in concorso al prossimo Cartoon Forum per la quale stiamo lavorando per entrare in produzione. Insomma, bisogna scrivere!
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