Il giovanissimo Jonas vive in un mondo in bianco e nero, una comunità senza conflitti e rivalità, blanda e priva di reali emozioni, dove le persone vengono condizionate a vivere in case ("unità abitative") tutte uguali, a portare gli stessi abiti e a vivere fondamentalmente la stessa vita scialba e senza colore (letteralmente, perché i colori non li percepiscono). E tutti devono somministrarsi delle quotidiane iniezioni di farmaci che cancellano ancora di più le loro emozioni.
Questo è il prezzo che l'umanità, o quello che ne resta, ha dovuto pagare per evitare il ripetersi di qualche non meglio spiegata tragedia del passato. Sebbene non conoscano l'amore e le emozioni e abbiano una identità così alienata, gli abitanti della comunità non conoscono la violenza, il tradimento, la sofferenza o la fame. Sono ingenui e non mentono, vivono vite molto regolate, e obbediscono senza discutere quello che un consiglio di Anziani decide per loro, sotto la supervisione di un Capo Anziano. The Giver - Il Mondo di Jonas ci propone una realtà in cui, per eliminare i contrasti, si è praticamente sacrificato tutto. Il film è ispirato a The Giver di Lois Lowry, libro per ragazzi che ha avuto un grande successo, nonostante qualche controversia.
Anche le famiglie sono a loro modo artificiali, sempre composte da due genitori e due figli che li dimenticheranno quando saranno adulti: i genitori biologici peraltro non sono che "madri biologiche." Jonas (interpretato da Brenton Thwaites, che abbiamo visto in Maleficent) è arrivato al giorno in cui si viene assegnati al compito che si svolgerà a vita, mentre la sorellina è ancora piccola. Il padre (interpretato da Alexander Skarsgård, attore svedese di cinema e teatro) è un puericultore, mentre la madre (nei cui panni abbiamo Katie Holmes, ex moglie di Tom Cruise e coprotagonista di Non Avere Paura del Buio) lavora per la giustizia. Entrambi saranno felici di apprendere che Jonas, giudicato un ragazzo che sa "guardare oltre," è stato scelto per il ruolo di Ricevitore di Memorie. Si tratta di un incarico particolare apparentemente in contrasto con la natura della comunità: gli Anziani non vogliono che le emozioni dei ricordi possano contaminare la gente, ma allo stesso tempo sanno che le memorie della razza umana vanno in qualche modo conservate e conosciute, altrimenti la comunità non saprebbe nemmeno perché esiste e si regola nella maniera in cui lo fa.
Il Donatore di Memorie è un uomo strano, sembra vecchio anche se non lo è, sempre trasandato, barbuto e arruffato, diverso da tutti gli altri. Lo interpreta il famoso Jeff Bridges di cui ricordiamo La Leggenda del Re Pescatore; Bridges è anche produttore di questo film e ha desiderato per molti anni la sua realizzazione.
Il peso delle memorie reca sofferenza a questo personaggio unico. Egli ha già perso un precedente Ricevitore, che era anche sua figlia (Rosemary, interpretata da Taylor Swift, cantante e attrice), e che non ha sostenuto il peso delle terribili conoscenze. Jonas si recherà nella casa piena di libri del Donatore e qui avrà momenti di intenso piacere, nello scoprire i colori del mondo. Ma anche di sgomento quando il Donatore gli trasmetterà visioni delle brutture a cui nessuno nella comunità è abituato.
Il rapporto fra i due è osservato da vicino dal Capo Anziano, una donna, interpretata da Meryl Streep, attrice che non ha bisogno di presentazioni. Apparentemente bonaria ma in realtà pronta a tutto pur di mantenere la legge e l'ordine, la donna seguirà gli sviluppi dell'educazione di Jonas sperando che riesca a essere all'altezza dell'oneroso incarico senza esserne coinvolto eccessivamente, dal momento che quello che Jonas ora sta conoscendo è segreto per tutti gli altri, e ha la consegna di non parlarne.
Ovviamente, non sarà così facile.
Cosa dire di questo film? I lettori del libro di Lois Lowry hanno manifestato alcune perplessità per le discrepanze inevitabili, in quanto il cinema deve introdurre un po' di azione in una storia che era molto introspettiva; alcune cose vengono spiegate fin troppo, altre si intuiscono fin troppo facilmente, alcune non vengono spiegate per niente. C'è qualche debolezza nella trama e nell'ambientazione e la stessa possibilità di un mondo come quello che vediamo qui può essere messa in dubbio, ma bisogna pur sempre tener conto che sia il libro che il film sono principalmente mirati al pubblico dei ragazzi e dei "giovani adulti".
La produzione ha creato scenari il più spettacolari possibile anche se qua e là si capisce che i mezzi non sono quelli dei grandi blockbuster.
Sia pure con una eccessiva attenzione a giustificare, nella prima parte, un'ambientazione che comunque richiede un certo sforzo di volontà per esser creduta, il film ha i suoi momenti. Ci sono dei grandi attori, per quanto forse sottoutilizzati, e degli attori giovani che se la cavano piuttosto bene. La storia scorre bene per quanto sia un po' prevedibile. Onesto intrattenimento che in qualche momento stenta a emozionare e in altri riesce ad andare a segno, The Giver - Il Mondo di Jonas non resterà forse nei vostri ricordi come un film memorabile ma dovrebbe garantire un po' di sano divertimento.
4 commenti
Aggiungi un commentoNon si capisce lo spreco di grandi attori per questo film. Gli adulti, quelli veri, eviteranno il film (originalità zero e, diciamolo, non se ne può più di ragazzini che salvano il mondo... l'ultimo ed unico è stato Alessandro Magno, ed aveva già 18 anni), gli adolescenti a malapena sanno chi è Katie Holmes, forse hanno sentito il nome di Meryl Streep, ma figuriamoci Skarsgaard o Bridges. Two balls, in sintesi.
Quanti anni hai, ratto, se posso chiedertelo?
E' un film anacronistico, imho. Ormai siamo troppo troppo avanti, sono passati troppi anni, troppi libri, troppi film davanti a questa storia che, invece, propone tematiche veramente importanti con cui i coetanei di Jonas (sia a 12 che a 17 anni) devono cominciare a fare i conti in quel lungo e contorto processo che è la crescita personale.
Lo avessero proposto a suo tempo, o alla mia generazione, avrebbe sortito lo stesso effetto di Hunger Games. Così, al di là dei costi di produzione, passerà inosservato...
Le unità abitative sono meravigliose. Tutta la tecnologia lo stesso.
Ma pone lo spettatore di fronte a grosse riflessioni... Quindi "two balls" secondo me è molto ingeneroso. Apprezzo molto la recensione pacata di Bruno.
Soprattutto in questo film la distopia è così esagerata che può stimolare delle riflessioni ma non credo possa toccare "a livello epidermico" lo spettatore anziano o giovane che sia.
E' un film ispirato a un libro del 1993!!! vorrà pur dire qualcosa, no?
E poi, guarda caso. E' 1 di 3 libri.
Perché non sono stupita?
Sarà distopico, certo che lo è, ma è più anacronidistopico.
Evviva. Neologismo.
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