“Io so meglio di chiunque altro che non verranno eroi a salvarci” afferma con sicurezza David nel prologo di Steelheart. E questo perché “Il potere corrompe, e il potere assoluto corrompe assolutamente”.
Ancora una volta Brandon Sanderson fa centro con un romanzo capace di ribaltare gli stereotipi del genere e di coinvolgere il lettore spingendolo a divorare il libro dalla prima all’ultima pagina.
Già con Mistborn. L’ultimo impero lo scrittore statunitense aveva scelto di narrare la lotta di un improbabile gruppo di eroi decisi a ribaltare l’esito di un conflitto vecchio ormai mille anni, conflitto nel quale l’eroe destinato a salvare il mondo dalle forze del male era stato sconfitto. Fra i protagonisti del Conciliatore c’era anche Lievecanto, un dio che non credeva nella propria divinità. In Steelheart coloro che dovrebbero essere i supereroi, gli Epici, sono i cattivi.
In fondo il ragionamento è semplice: se una persona ha poteri che vanno al di là delle normali capacità umane, la legge umana si applica anche a lui? E nel caso in cui quella persona decidesse di farsi leggi proprie e di ubbidire solo alla propria volontà, chi potrebbe dirgli che non può fare quel che sta facendo?
Il prologo è ambientato dieci anni prima rispetto al resto del romanzo. È un momento forte, di rottura, in cui si vede la società che viene costretta a cambiare. Da un paio di anni in cielo è apparsa Calamity, una stella rossa di cui non si sa nulla. Tutto quello che il lettore arriverà a sapere nel libro, e lo scopre nel giro di poche pagine, è che un anno dopo la sua comparsa alcuni uomini hanno iniziato a trasformarsi in Epici.
Brandon Sanderson ha intenzione di scrivere altri due romanzi ambientati in questo mondo perciò ulteriori spiegazioni potrebbero arrivare in futuro, ma quello che viene detto è sufficiente a tenere in piedi la trama. In fondo non importa davvero sapere perché siano apparsi gli Epici, quello che conta è vedere come cambia la società al loro apparire.
Il mondo di prima della storia è il nostro mondo: banche, mutui, preoccupazioni quotidiane come un abbigliamento non adeguatamente formale. Giusto il tempo di percepirlo e tutto cambia. Il padre di David pensa che gli Epici siano apparsi per aiutare il genere umano, e anche se Sanderson non lo scrive la nostra mente corre facilmente ai vari supereroi dei fumetti e del cinema. Loro sono qui per aiutarci. Ma la vita non è un fumetto, e anche se Brandon riesce a essere molto visuale nel narrare le sue scene d’azione, a far vedere le azioni compiute dai suoi personaggi, il loro modo di comportarsi è più simile a quello che avrebbero se fossero persone reali piuttosto che a quello di personaggi di un romanzo.
Il potere assoluto corrompe assolutamente, fine della storia. Steelheart è più potente degli altri, non può essere ucciso, può volare e può uccidere con estrema facilità, e questo gli consente di prendere e mantenere il potere.
Chiusa la premessa inizia la trama. Sono trascorsi dieci anni dal prologo, e David ha ancora bene in mente il momento in cui Steelheart ha preso il potere. Quel giorno lui era lì, e la sua mente custodisce un segreto fondamentale che potrebbe portare alla caduta del tiranno. Deve solo riuscire a capire di cosa si tratta.
Un aiuto nella sua lotta gli viene dagli Eliminatori, un gruppo segreto di persone il cui scopo è uccidere gli Epici individuando e sfruttando i loro talloni d’Achille.
Ribaltare il cliché iniziale, quello dei supereroi trasformati in supercattivi, consente a Sanderson di costruire una storia in cui il senso di familiarità per il già noto viene smantellato lasciando il lettore disorientato, quasi preda di un senso di impotenza. La lotta appare decisamente impari, e proprio il fatto che le forze in campo siano così sbilanciate lascia spazio a importanti interrogativi morali sul senso della lotta, su quali obiettivi sia più opportuno – e non necessariamente più semplice – colpire e su quali potrebbero essere le conseguenze delle loro azioni.
Il romanzo è scritto in prima persona, e David è ovviamente il personaggio tratteggiato meglio. Del passato degli altri si scopre ben poco: le necessità di segretezza di un gruppo che lavora nella clandestinità impediscono di avere troppe informazioni, anche se alla fine quello che davvero serve viene rivelato. Gli Eliminatori sono comunque ben distinguibili fra loro, individualizzati, e si muovono all’interno di una trama priva di tempi morti che spinge ad andare avanti senza sosta. I colpi di scena sono ben costruiti così che tutto appare logico e naturale, quasi scontato, dopo che lo scrittore li ha fatti accadere.
Dopo diversi fantasy epici – compresa la conclusione della Ruota del Tempo iniziata nel 1990 da Robert Jordan – e alcuni romanzi per ragazzi al momento inediti in Italia ma apprezzati in patria, Brandon Sanderson dimostra di essere a suo agio anche con il genere post-apocalittico, e di saper creare storie sempre nuove pur partendo da elementi noti. Forse proprio perché parte da elementi noti. La tensione narrativa e personaggi convincenti da soli sarebbero più che sufficienti a rendere questo libro un ottimo romanzo di genere. Ma, al di là dell’avventura, ciò che conta sono considerazioni che vanno oltre la singola storia per toccare interrogativi importanti per il genere umano ricordando, come ben sa il padre di David, che a volte bisogna dare una mano agli eroi.
18 commenti
Aggiungi un commento& martina: chiedo scusa, evidentemente ti ho frainteso. il fatto è che amando profondamente sia il fantasy che la fantascienza da sempre ho orrore ed avversione per quegli autori che hanno successo nonostante la loro scarsa qualità o originalità... il primo fu terry brooks, non lo posso dimenticare (e quindi nel nostro piccolo la troisi), sanderson si stainstradando su quella stessa strada... e poi ci sono autori che continuano a scrivere nonostante abbiano evidentemente perso qualsiasi vena (eddings, per esempio, o jordan o turtledove)... eppure la gente continua a comprare, mentre evita autori di grande valore (gene wolfe, mieville...) e tributa onori a grr martin che in fondo scrive solo una grandiosa soap opera, godibilissima, ma con scarsa originalità complessiva (se non la grandezza dell'affresco, appunto). un caro saluto
non ho letto tutti i libri citati da ratto. Alcuni ricadono più nella fantascienza, genere che non mi appassiona. Quelli più marcatamente fantasy che cita li ho letti, in primis la spada spezzata. Nella mia lista si merita un bel sette ma nulla di più. Con tutto il rispetto, mi sembra una visione, quella di ratto, abbastanza legata al passato.
Wolfe? ho letto il primo della serie del torturatore. Non andrò oltre.
Mieville? un calo progressivo. La trilogia di new crobuzon è molto bella. Perdido street station di ottimo livello ma le prime duecento pagine (che io ho amato) sono comunque discutibili. Città delle navi molto belo, forse meglio del precedente. Il terzo lasciamo stare. Possiamo dire che i simboli che crea sono profondi, che la concezione politica è visionaria....ma diciamo la verità, due palle. Tralascio la città e la città (uno dei pochi libri che non ho terminato in vita mia) e un regno in ombra (bello ma niente di che).
Sanderson scrive un tanto al chilo. E' vero. Alcune cose sono abbastanza superficiali, niente più che un passatempo. E' vero anche questo. Il ciclo della fulgoluce è uno dei più promettenti degli ultimi anni (IMHO) e la conclusione della ruota è meglio di quello che avrebbe potuto fare jordan.
Concordo su brooks e martin, attendo qualche idea su erikson (ma qui è OT).
PS: questo forum non è, sempre imho, mai troppo accogliente con i nuovi arrivati. C'è da dire che talvolta i nuovi arrivati sembrano dei dodicenni analfabeti oppure arrivano i grandi cultori del genere, che non si limitano all'abbattimento di facili bersagli ma esaltono la loro cultura e visione profonda. Dai, ammettetelo piccoli ignoranti, dopo dante alighieri e Tasso il genere fantastico ha prodotto solo fuffa.....
Personalmente apprezzo Sanderson per alcune cose, meno per altre. E' vero che tende ad essere prolisso, e che i suoi personaggi non sempre sono caratterizzati a dovere. E' però anche vero che il 90% dello charme dei suoi libri ruota attorno ai dettagli dei complicati sistemi magici che lui è bravissimo a distillare nel corso delle storie. Di fatto TUTTI i libri di Sanderson si reggono su questo: lui inventa qualche sistema strano (spesso ispiratissimo) e poi lo usa per tessere le trame (vd. anche le novelle come Legion e Emperor's Soul). Steelheart non fa eccezione, visto che ruota attorno ai supercattivi e ai loro punti deboli. Devo però dire che è forse il suo romanzo che mi è piaciuto di meno: ho trovato i personaggi molto piatti e generici e la storia davvero basilare. E' vero che è un romanzo per ragazzi, ma si poteva fare di meglio.
ho avuto modo di leggere solo alcuni degli altri romanzi di sanderson (il conciliatore, la saga di mistborn) e da ultimo ho letto questo steelheart e francamente mi pare sovrastimato.
mi è sembrato più che altro l'opera di un onesto artigiano, di certo non un capolavoro del genere.
la prosa è molto fluida e consente una lettura veloce.
la trama in se per sè non è particolarmente originale, ma è tutto sommato piacevole nella sua linearità e si fà leggere con semplicità.
nel complesso mi è sembrato più un divertissement per l'autore che si è divertito più che altro a giocare con i canoni del racconto super eroistico e con le relative citazioni (avete riconosciuto i nomi delle strade?).
certo siamo ben lontani dal fantasy o dalla fantascienza "di alto livello", quelli dove, per intenderci, l'autore sembra quasi educare il lettore con un messaggio filosofico (o pseudo filosofico) e morale
e siamo anche ben lontani dal risultato raggiunto da altri romanzi di sanderson
tuttavia si tratta pur sempre di un libro a mio parere ben scritto che denota il mestiere del suo autore
PS
faccio presente al ratto che eddings è venuto a mancare nel 2009 e quindi certamente non può aver scritto niente da allora, figuriamoci poi aver perso la sua vena; detto questo è universalmente riconosciuto che i suoi romanzi non siano stati più gli stessi dopo la scomparsa di sua moglie leigh con la quale aveva scritto le sue opere migliori. Ciò nonstante parliamo di un autore che ha fatto, insieme ad altri, la storia del genere fantasy
Steelheart non è uno dei capolavori di Sanderson, IMHO (o forse la penso così perché il genere cui appartiene non mi piace più di tanto?). Io credo, come Belgarion, che l'autore ci si sia divertito, che abbia giocato con i canoni della storia di supereroi, ma che gli riesca meglio altro. Ma a lui piace sperimentare (pensiamo all'ultimo Mistborn, il primo della nuova trilogia, e al suo ammiccamento steampunk) e comunque a differenza di molti sa scrivere bene. Personalmente, trovo che i suoi capolavori siano ben altri (La Folgoluce): trovo questi romanzi (è uscito il seguito, Firefight, in inglese, ma ancora non l'ho preso) una piacevole e rilassante lettura estiva.
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