Qual è il tuo genere di fantasy?
Personalmente, all’etichetta “fantasy” preferisco di gran lunga quella di “letteratura fantastica”: non amo particolarmente le storie di maghi, draghi e cavalieri, sebbene ne abbia scritte alcune (ma decisamente fuori dai canoni, come mio solito), e preferisco invece quelle che rovesciano la realtà e mostrano cosa c’è sotto.
Avendo per modello autori quali Borges, Gaiman o Saramago, il mio interesse non si rivolge al fantastico inteso come alternativa al reale, ma si concentra invece tanto su quello trascendente, universale, quanto su quello immanente, quotidiano. Dunque non le complesse cosmogonie di Tolkien, ma le sottili metafore esistenziali di Borges, o il mondo magico nascosto dietro l’angolo in Gaiman, o l’evento paradossale che inquieta la realtà quotidiana di Saramago, appunto.
È proprio a quest’ultimo che Laguna beige si avvicina di più: introduce un singolo elemento impossibile nella vita di tutti i giorni e ne porta all’estremo le logiche conseguenze.
Cosa ti ha colpito di più del progetto "Urban Fantasy Heroes"? E perché secondo te è una saga interessante quanto vincente?
Con le premesse di cui sopra, era inevitabile che questo progetto titillasse le mie papille gustative!
Il fatto che risulti vincente o meno dipenderà dai lettori, come al solito; ma è innegabile che l’idea di base contenga elementi che il pubblico ha già mostrato di richiedere: tecnologia, mito, forte appartenenza al territorio, e l’attenzione dichiaratamente puntata sui personaggi, gli “heroes” del titolo.
Che poi, alla prova dei fatti, si dimostrano tanto umani da non potersi sempre definire “heroes”, almeno in senso stretto. Ma anche questo fa parte del bello della saga: tutti amiamo Aragorn, eroe senza macchia e invincibile sul campo… ma poi facciamo il tifo per Frodo, inadeguato e sofferente.
Ironia e sarcasmo nel tuo racconto.
Sono due elementi sempre presenti in ciò che scrivo, ma molto diversi tra loro: la mia concezione di ironia è quella socratica, maieutica, rivolta alla dissacrazione del sé; il sarcasmo, al contrario, ha una funzione dissacrante dell’altro-da-sé, e quindi, quasi implicitamente, di critica sociale.
Tradotto in soldoni, l’ironia dei miei personaggi è un invito a se stessi a non prendersi troppo sul serio; il loro sarcasmo è l’invito al lettore a non prendere troppo sul serio neppure se stesso.
In Laguna beige, Maria usa l’ironia come strumento di autodifesa, per prendere distacco dalla propria condizione; e usa il sarcasmo come strumento di offesa, per sminuire il mondo che la rifiuta.
Fuori da Laguna beige, faccio lo stesso anch’io.
Da dove nasce l'idea del tuo racconto?
Per l’ambientazione, non c’è mai stato alcun dubbio: l’occasione di approfittare della città dove lavoro è stata troppo invitante per rifiutarla. Del resto, c’è Venezia a disposizione, non occorre inventare nulla di più fantastico e incredibile… tanto nel bene quanto nel male.
Per i personaggi, invece, è stato fin da quando ho letto le specifiche della serie, la cosiddetta Bibbia di Emanuele, che ho iniziato a chiedermi quali caratteristiche di una persona comune potrebbero in realtà mascherare capacità straordinarie e renderle invisibili agli altri, o perfino al possessore stesso (un po’ come avviene a Bruce Willis in Unbreakable, per intenderci).
Ebbene, hai presente quei luoghi comuni, triti e ritriti, che usiamo tutti i giorni per indicare pregi e difetti nel carattere delle persone che ci circondano? Okay, adesso prova a prenderli alla lettera.
Per esempio: hai mai detto di qualcuno “ha la faccia di bronzo”? Be’, e se l’avesse davvero?
“Non ha mai aperto un libro”: chi lo sa, magari non ne ha bisogno.
“È una palla al piede”: letteralmente?
“Una mangiauomini”… Oddio!
Come dicevo prima, sono le piccole cose di tutti i giorni quelle più adatte a nascondere ciò che non abbiamo occhi per vedere.
La tua esperienza di editing
A differenza di altre esperienze passate, e in particolare della serie di The Tube, per la quale sono arrivato alla terza collaborazione, questa nuova saga ha richiesto un po’ di lavoro, in quanto il mio racconto era stato scritto in occasione dell’uscita del primo episodio, ma è poi stato pubblicato per quinto, ossia dopo che i lettori hanno avuto modo di apprendere informazioni sulla trama orizzontale che io non avevo a disposizione durante la prima stesura, e che dunque ho dovuto integrare per mantenere la continuità narrativa.
Fortunatamente, Emanuele ha dimostrato di avere le idee ben chiare sulle linee di sviluppo che intende seguire, e mi ha indicato la direzione in cui voleva che la mia storia puntasse.
Confesso che, pigro come sono, ho tradotto nel minor numero possibile di modifiche al testo, con la scusa (pietosa) di preservarne il ritmo e l’atmosfera. Ma questo non dirlo a Emanuele, va’.
L’amore nel fantasy.
L’amore nella vita, vorrai dire.
No, aspetta, hai ragione: ripensandoci, l’amore è proprio un argomento fantasy.
In effetti Laguna beige è prima di tutto una storia romantica, e forse lo è al punto da mettere addirittura in ombra la trama fantastica, cosa di cui mi ha scherzosamente (ma nemmeno troppo) rimproverato una delle prime lettrici.
Ma la tradizione vuole che le storie d’amore siano le uniche che meritano di venir raccontate; e d’altro canto ce n’è così poco, nella vita reale, che se non ne tramandiamo la leggenda almeno nella letteratura, le prossime generazioni rischiano di perderne per sempre la memoria.
Sarebbe un peccato, non credi?
Quali consigli daresti a coloro che partecipano alla saga?
I soliti di sempre: leggere gli episodi già usciti e cercare di pensare fuori dagli schemi, per non rischiare di annoiare i lettori. Più quelli specifici della saga: forte attenzione ai personaggi e alla location.
E soprattutto “superpoteri” fuori dal comune.
Progetti per il futuro?
Al momento sto lavorando sulla seconda stagione della mia saga western-steampunk Trainville, la cui prima stagione è stata molto apprezzata dal pubblico, che ora domanda a gran voce nuovi episodi. Arriveranno a breve, con una vagonata di grandi sorprese. Anzi, un treno intero!
Altre novità in uscita riguardano le collane Delos Digital, che ho deciso di colonizzare una dopo l’altra: ho già puntato la prossima vittima, avrete presto mie notizie.
Per finire, sto lavorando a due romanzi molto diversi tra loro, diretti a due pubblici differenti: non mi sono imposto scadenze particolari, ma mi piacerebbe finirli entro quest’anno.
E direi che per ora ce n’è abbastanza.
Benché…
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