Come è evoluto il tuo concetto di genere fantasy in questi anni?
Tanto, perché si è evoluta la percezione del pubblico verso i temi fantastici. Vent’anni fa, uno che sapeva qual è il potere di Wolverine o il nome della spalla di Capitan America ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, come minimo snocciolava argomenti di nicchia. Per non dire che faceva la figura dello sfigato. Oggi gli X-Men sono tema da macchinetta del caffè in ufficio. Non dico al pari della Champions League, ma se vuoi prendere in giro un collega perché in motorino mette in testa una roba che sembra il caschetto di Magneto, almeno tutti ti capiscono.
Grazie a un certo cinema, a prodotti televisivi come Il Trono di Spade, e all’inevitabile cambio generazionale di un pubblico fatto anche di adulti venuti su a cartoni animati giapponesi, i temi fantastici sono familiari a molta gente.
Ti puoi permettere di scrivere di draghi sputafuoco e telepati sapendo che tanta gente non storcerà il naso solo perché il tuo protagonista vive in un universo parallelo. E puoi mischiare le carte, far provare ai tuoi personaggi emozioni un po’ più complicate di “Proteggo i deboli perché è giusto” e “Ammazzo i cattivi perché se lo meritano”.
Cosa ti piace di più del progetto "Urban Fantasy Heroes”?
Possiamo prendere dei supercattivi e fargli radere al suolo l’aula dove quel tal professore ci ha bocciato tanti anni fa; affondare il traghetto dove la compagna di liceo ci ha dato buca quella volta. Cosa si può volere di più?
Scherzi a parte, ne amo la vocazione nostrana e la direzione adulta che Emanuele ha dato al progetto.
La saggezza delle nonne, e della tua in particolare.
I ciàcer i fan minga la farina. Nonna è brianzola.
L’amore nel tuo fantasy.
Parlando di scrittura, coi sentimenti bisogna andarci piano, o almeno così la vedo io. Una delle cose che fa funzionare bene un’opera di narrativa fantastica è il realismo nella gestione dei personaggi: se l’elfa dagli occhi di ghiaccio e il nano con la barba arruffata limonano tre pagine dopo essersi conosciuti, la città di cristallo dove si scambiano dolci paroline sembrerà un’idiozia.
Detta in un altro modo: quanto più autentici sono pensieri e sentimenti dei protagonisti, tanto più sembrerà vero il contesto soprannaturale in cui si muovono. Se non ci credono manco i personaggi, perché dovrebbe farlo il lettore?
Credo che la cosa sia valida anche per UFH, dove i nostri eroi sono persone comuni, che si muovono in un contesto contemporaneo.
Fantasy e realtà, mostraci il confine.
Ho conosciuto gente che quando scrive riesce a isolarsi dal resto del mondo; che di dimentica di cenare o non fa la pipì per otto ore di seguito se non finisce il capitolo. Li invidio moltissimo, a parte la pipì. Io ho tempo di scrivere la mattina in treno, se riesco a sedermi, quella mezza domenica pomeriggio che non ho un battesimo, un compleanno, un girone infernale all’IKEA. Dopo mezzanotte se non crollo prima.
La tua scrittura è intrisa di atmosfere piuttosto crude, realtà forti, ma anche colori tenui.
Provo a far sembrare il tutto più vero possibile. Come dicevamo, coi sentimenti bisogna andarci piano; mi piacerebbe saper scrivere in modo da indurre il lettore a cucire i propri sopra i personaggi che legge. Chiaro che il volere e il saper fare ci sono un miliardo di chilometri.
Per contro, situazioni difficili che piovono addosso ai protagonisti, che muovono le cose in fretta e portano cambiamenti, rispecchiano quei momenti duri della vita vera che prima o poi tutti si trovano ad affrontare. Che si tratti della macchina sfasciata per una lastra di ghiaccio o del vicino di casa che ti rapisce la ragazza col suo potere di teletrasporto.
Quale parte di te rispecchia di più la tua indole?
Mi piacciono i dinosauri, i mostri tipo Godzilla, gli orchi e i supercattivi. Un inguaribile romantico.
La tua esperienza di editing
Sono quasi certo che prima di rileggere quello che si scrive bisogna lasciar passare un certo lasso di tempo. Più è, meglio è. Quasi certo. Di sicuro sono contento che Emanuele sia così bravo.
Individua le impronte della nuova generazione nel fantasy.
Se ci fermiamo a contare le uscite al cinema, le nuove serie televisive, gli ultimi romanzi sugli scaffali, ogni anno abbiamo più storie a tema fantastico di quello prima. Penso che i lettori italiani siano maturi per leggere una bella saga fantasy per adulti scritta da connazionali, così come seguono i nostri bravi autori mainstream.
La vendetta nel tuo fantasy.
È un po’ banale, è una vecchia storia, ma è vero: scrivere ti dà la possibilità di esplorare, e di far esplorare al lettore, sentimenti che nella vita reale non vuoi o non ti puoi permettere di provare. La vendetta rientra nella categoria, no?
Quali consigli daresti a coloro che partecipano alla saga?
Di metterci tutta la vita quotidiana che ci possono mettere. Stiamo vivendo un momento storico tanto complicato, che un po’ ci ha toccato tutti. La nostra Italia scalcagnata ha tante storie interessanti da raccontare che possono essere intrecciate la vocazione fantastica della serie.
E vorrei leggere piu' cattiveria e colpi di scena possibile.
Progetti per il futuro?
Trovare più tempo per scrivere. Già quello sarebbe grasso che cola.
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