Qual è il vostro fantasy?
Innanzitutto grazie a voi per lo spazio che ci dedicate. È sempre un piacere essere ospiti su queste pagine.
Venendo alla domanda: in quanto scrittori a quattro mani ormai da lunga data, i nostri gusti in fatto di fantasy sono molto simili, a grandi linee (se così non fosse sarebbe impossibile lavorare in coppia). Ci piace sì la fantasia, ma la preferiamo con elementi verosimili, meglio se ben spiegati, magia compresa. Entrambi amiamo molto l’ambito urbano, ci appassiona che gli elementi di fantasia vadano a fondersi con la vita comune, “reale”, di ogni giorno. Anche se non disprezziamo le ambientazioni più inflazionate, e cioè quelle americane e anglosassoni, ci divertono le storie fantastiche ambientate nella nostra Italia, e infatti ecco cosa ci piacerebbe creare e leggere, anche in futuro: un genere di fantasy made in Italy a tutti gli effetti, scritto da autori nostrani e ambientato nelle nostre città, tanto belle e traboccanti di ambienti e spunti “fantasy”, ma purtroppo ancora poco sfruttate da questo punto di vista.
Il racconto a quattro mani.
È una domanda che ci pongono spesso e per noi rispondere è ogni volta complesso. Abbiamo iniziato a scrivere insieme parecchi anni fa e di racconto in racconto, di romanzo in romanzo, la nostra tecnica di scrittura a quatto mani si è sempre più affinata. Non sappiamo se è unica, ma di sicuro è nostra, ed è in continua evoluzione. Per la stesura del racconto abbiamo messo in atto il solito modus operandi: Fabrizio ha avuto l’idea, ne ha parlato con Marina e se n’è discusso fino a che il progetto non è diventato condiviso e strutturato. A Fabrizio, poi, il compito della prima stesura, e a Marina quello di apportare le proprie modifiche e uniformare lo stile. Come già detto, questa è una tecnica che utilizziamo in linea di massima, anche se ormai abbiamo scritto insieme così tanto e siamo in sintonia a tal punto da poterci permettere anche di mischiare i ruoli.
Come è stata la vostra esperienza di editing?
Non è la prima volta che le nostre opere vengono sottoposte a un processo di editing, ma non ci era mai capitato, finora, di lavorare con i professionisti della Delos. È stato molto utile e istruttivo, come ci aspettavamo, e il racconto è stato limato lì dove ne aveva bisogno. Inoltre con Emanuele si è instaurata ormai una certa confidenza, tanto da esserci permessi una risata nel momento in cui lui ha accettato di chiamare “arancini”, alla catanese, le sue “arancine” (per chi non lo sapesse, noi siamo catanesi mentre Emanuele è palermitano, e la disputa arancini/arancine tra le due città si perde nella notte dei tempi!). Insomma, un’esperienza istruttiva e divertente che ci piacerebbe senza dubbio ripetere.
Curiosità relative al vostro racconto, senza troppi spoiler.
L’idea di fondo di Red Shade è nata qualche anno fa, sotto forma di bozza scritta quasi per divertimento. Nel momento in cui abbiamo letto il bando di Urban Fantasy Heroes, però, a entrambi è tornata in mente questa strana idea rimasta nel cassetto. Così l’abbiamo tirata fuori e ci siamo impegnati a rimaneggiarla affinché coincidesse a pieno con il progetto. Ci diranno i lettori se ne è valsa la pena.
A ispirare la vostra storia è stata la meravigliosa terra di Sicilia o un evento in particolare?
Malgrado tutti i difetti che la affliggono, e dei quali ci lamentiamo, finiamo sempre per raccontare della bellezza della nostra terra. Quindi, rispondendo alla tua domanda, è stata la Sicilia a ispirarci, come spesso ci è accaduto in passato. È un luogo che vive di contraddizioni, combatte costantemente con i problemi, ma che dà anche stimoli, essenziali per il mestiere di scrittore (se di mestiere si può parlare). Se l’idea di Red Shade era nata in precedenza, la scelta dell’ambientazione siracusana l’abbiamo fatta questa primavera, quando abbiamo visitato il versante sud orientale della Sicilia per fare da guida turistica ad alcuni amici. Trovato lo sfondo, è arrivata la figura del vagabondo. Per noi è affascinante e al contempo spaventosa l’idea di vivere senza orari e costrizioni, sempre liberi di fare ciò che si vuole e quando si vuole… be’ certo, a condizione di riempirsi lo stomaco. Ma questo fa parte dell’intreccio del racconto!
Vi piacerebbe una vita da vagabondo o preferite i ritmi cadenzati e ordinari della vita quotidiana?
Come abbiamo anticipato nella risposta precedente, la vita del vagabondo ci affascina e ci terrorizza. Anche in questo ci somigliamo molto: siamo entrambi abitudinari, legati ai nostri affetti. A nessuno di noi, quindi, piacerebbe una vita come quella di Mark, per quanto la possiamo trovare intrigante. Senza contare che forse dobbiamo proprio a questa nostra “vita abitudinaria” la possibilità di scrivere con una certa costanza, malgrado i tanti impegni.
Cosa avete apprezzato di più di questa bellissima saga fantasy?
Senza dubbio l’ambientazione urbana. Il racconto di Emanuele, poi, è ambientato in Italia… come potevamo non appassionarci al progetto? Ci stuzzica molto leggere situazioni fantastiche viste dall’ottica di un italiano perché, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, il nostro modo di ragionare è differente da quello anglosassone e/o americano. Se il protagonista è italiano, i suoi pensieri, nonché le sue reazioni nei confronti del “fantastico”, risulteranno più simili a quelli del lettore nostrano (di solito, s’intende: generalizzare è sempre sbagliato). Ciò, secondo noi, può avere l’effetto di acuire la carica empatica tra lettore e personaggi.
Un consiglio a chi volesse scrivere i prossimi episodi della saga?
Oltre allo scontato consiglio di leggere i capitoli già pubblicati, suggeriamo di utilizzare delle location nuove e inaspettate. Siamo ripetitivi, lo sappiamo, ma l’Italia è piena di città, paesi e luoghi misteriosi come Stonehenge. Basta aprire gli occhi e guardarsi intorno. Cercate poi di esplorare nuovi orizzonti, di inserire personaggi strani, magari inquadrabili in altri contesti (noi, per esempio, abbiamo scelto, tra gli altri, un mafioso, che di solito è più un personaggio da racconto giallo o thriller). Ultima cosa, forse la più importante: divertite i lettori, immergeteli in situazioni accattivanti e fate leggere loro qualcosa che rimanga anche dopo che l’e-reader è stato spento. Compito difficile? Già, ma provare a raggiungere questi obiettivi è il vero lavoro di uno scrittore.
Progetti per il futuro.
Di progetti ce ne sono tanti, fin troppi, ci viene da pensare certe volte. Dopo Red Shade, dovrebbe vedere la luce un nuovo racconto lungo per la collana Infernal Beast della Dunwich Edizioni. Sempre per la Dunwich, l’anno prossimo pubblicheremo il romanzo Exceptor, Legno e Sangue, un horror con risvolti fantastici che ha come protagonista una sorta di notaio dell’occulto. Per la Plesio Editore, poi, stiamo revisionando un romanzo fantasy per ragazzi dal titolo Joe Ford, Creatore di mondi, che dovrebbe essere pubblicato tra il 2015 e il 2016, a seconda delle necessità editoriali della Plesio. Poi ci sono i romanzi in corso di scrittura, che per il momento siamo stati costretti ad accantonare, visti gli impegni più pressanti. Insomma, di progetti ne abbiamo tanti, ci servirebbe soltanto più tempo per portali a termine.
Ciò detto, vogliamo ringraziarvi di nuovo per lo spazio che ci avete dedicato, e vi lasciamo con questo pensiero: guardiamoci sempre intorno, potremmo vedere in ogni momento qualcuno con strani poteri o capacità… Pandora è sempre aperta a nuove reclute!
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