Durante l'edizione 2014 del National Book Awards, il maggior premio letterario statunitense, Ursula K. Le Guin ha ricevuto un premio alla carriera il cui titolo è traducibile in italiano in "medaglia in riconoscimento dello straordinario contributo offerto alla letteratura americana". Già il nome dice molto di un'autrice, classe 1929, che si è sempre distinta per la qualità dei suoi lavori migliori, per lo sguardo acuto rivolto a temi scomodi di società e politica, e per la fermezza con cui ha sempre affermato la dignità letteraria della letteratura di genere.
Oggi la scrittrice sta facendo parlare di sé per via del breve discorso di ringraziamento con cui ha accettato il premio: invece che nostalgiche reminiscenze, il pubblico di colleghi e professionisti del mondo dell'editoria ha ascoltato quello che in parte è stato un testamento spirituale, in parte un atto d'accusa verso un settore che si sta lasciando condurre per mano da Amazon, mai citato esplicitamente ma evocato in un (non tanto velato) riferimento alla questione Amazon vs. Hachette, e in parte un appello agli scrittori perché riscoprano la funzione più sociale del loro lavoro.
Questa la mia traduzione integrale del discorso:
"Grazie Neil [Gaiman, che le ha consegnato il riconoscimento, n.d.r.] e a tutti coloro a cui devo questo bellissimo premio, grazie di cuore. Appartiene anche alla mia famiglia, al mio agente, ai miei editor, perché se sono qui è merito loro quanto mio. E sono felice di accettarlo, e condividerlo, con tutti gli scrittori che sono stati così a lungo esclusi dalla letteratura; i miei compagni autori di fantasy e fantascienza, scrittori dell'immaginazione che per cinquant'anni hanno osservato mentre bellissimi premi come questo andavano ai cosiddetti realisti.
Credo che stiano per arrivare tempi duri in cui avremo bisogno della voce di scrittori capaci di vedere alternative a come viviamo ora, vedere oltre la nostra società paralizzata dalla paura e le sue ossessive tecnologie, e persino capaci di immaginare basi concrete per la speranza. Avremo bisogno di scrittori capaci di ricordare la libertà: poeti, visionari - i narratori realisti di una realtà più grande.
Credo che oggi si senta il bisogno di autori in grado di vedere la differenza tra la produzione di un bene di mercato e la pratica di un'arte. Creare materiale scritto seguendo le necessità delle strategie di vendita così da massimizzare il profitto d'impresa e i ritorni pubblicitari non è esattamente lo stesso che scrivere o pubblicare responsabilmente. (Grazie, voi coraggiosi che applaudite).
Nonostante questo vedo gli uffici vendita prendere un ruolo predominante sulle redazioni editoriali; vedo i miei stessi editori, in uno sciocco panico dovuto a ignoranza e paura, vendere ebook alle biblioteche pubbliche a sei o sette volte il prezzo che farebbero a un cliente qualsiasi. Abbiamo appena visto un profittatore cercare di punire un editore per la sua disobbedienza e scrittori minacciati da una sorta di fatwa corporativa, e io vedo molti di noi, che scriviamo e pubblichiamo libri, accettare tutto questo. Lasciando che affaristi ci vendano come deodorante e ci dicano cosa scrivere e cosa pubblicare. (Beh, ti amo anch'io tesoro. [Ridendo, in risposta a un "Ti amo!" urlato dal pubblico, n.d.r.])
Sapete, i libri non sono solo beni di consumo. Il fine commerciale è spesso in conflitto con gli scopi di un'arte. Viviamo nel capitalismo, il suo potere ci sembra assoluto. Così sembrava anche il diritto divino dei re. Gli esseri umani possono resistere e cambiare ogni forma di potere umano e la resistenza e il cambiamento spesso inizia nell'arte. Molto spesso proprio nella nostra arte, quella delle parole.
Ho avuto una carriera lunga e bella, spesa in buona compagnia. Oggi, alla sua conclusione, non voglio vedere la letteratura americana tradita dai suoi stessi esponenti. Noi che viviamo scrivendo e pubblicando vogliamo - e dovremmo esigere - quanto ci è dovuto. Ma il nome di questo nostro premio non è profitto. È libertà."
Ursula K. Le Guin è autrice, tra l'altro, della Saga di Terramare e La Mano Sinistra delle Tenebre. È laureata in letteratura francese e italiana alla Columbia University, vincitrice di moltissimi riconoscimenti tra cui cinque premi Hugo, sei premi Nebula, cinque Locus Award ed è stata finalista al Premio Pulitzer nel 1997 per la raccolta Unlocking the Air and Other Stories.
Un suo racconto, La storia della moglie, è stato pubblicato sul numero 6 della nostra rivista Effemme.
11 commenti
Aggiungi un commentoBeh, tiro acqua al nostro mulino dicendo che con la produzione di ebook in Delos Digital stiamo puntando su testi in cui crediamo a prescindere dal risultato economico potenziale.
beh, la Delos ha sempre fatto così, a quanto mi risulta; e meno male! e come la Delos ci sono altre case editrici (poche. piccole. ok) o almeno curatori di collana che cercano la qualità, così come in tanti altri settori di produzione sono nate marche che cercano di distinguersi dalla produzione seriale... per questo preferisco pensare che qualche speranza ancora ci sia! poi è vero che molte persone non distinguono un bel libro dai fabio volo e sfumature eccetera, ma sotto suddetta rumenta si trovano comunque bei libri... ma magari dico così perché non ho ancora provato a pubblicare
è triste però pensare che le case editrici grandi, che potrebbero rischiare di più, sono proprio quelle che vivono sulla rumenta...
Ipotizzo basandomi solo sui vostri commenti, perchè è da una vita che non compro libri da case editrici italiane quindi conosco poco i cataloghi, se queste grandi case editrici non pensassero solo ed esclusivamente al profitto userebbero la rumenta, che a quanto pare vende, per finanziare anche quei progetti editoriali, secondo loro, più di nicchia.
Non dimenticherò mai l'intervista ad un manger, mi sembra della Kadokawa Shoten, di diversi anni fa, che disse che con le vendite dei manga coprivano le spese per tradurre e portare in Giappone romanzi di Calvino e altri autori italiani. Posto che sia ancora così questo è un modo intelligente di fare l'editore.
Premetto che di Ursula K. Le Guin ho letto solo "La saga di Terramare".
Sono pienamente d'accordo con quello che ha detto, la letteratura non deve essere commerciale ma deve essere libera, espressione di libero pensiero.
Leggendo un libro si può viaggiare, visitare luoghi lontani e mondi fantastici senza muoversi da casa.
Leggendo un buon libro ti viene l'impulso da coprirti gli occhi durante le scene spaventose come se stessi guardando un film, leggendo un bel libro esulti assieme al protagonista quando riesce a vincere le sue battaglie, leggendo un gran libro ridi e piangi assieme ai personaggi, la letteratura è arte e nient'altro (o almeno così dovrebbe essere).
Un grande scrittore scrive col cuore, scrive perché gli piace scrivere, scrive per emozionare il lettore, scrive per insegnare al lettore e non per vendere.
Poi è anche vero che noi italiani siamo dei pecoroni, basta che qualcuno gridi un'idiozia abbastanza a lungo e abbastanza forte e lo seguiamo, es. vedi entrata in guerra dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, oltre il 95% degli italiani inizialmente era contrario... basta che un libro sia molto pubblicizzato c'è gente che lo compra.
riesumo il thread solo per... rimangiarmi quanto ho detto sopra: poco fa parlavo con la mia cugina francese ed è saltato fuori il discorso scrittura, e il suo commento è stato: "Dai, buttati, tanto pubblicare è facile! pensa che una mia compagna che ha mollato la scuola senza finirla ha appena pubblicato, l'editore le ha detto che il suo libro non è un gran che ma per un ebook va bene!"
editore francese, eh, però............
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