L'ultimo viaggio è terminato. Con l'arrivo nelle sale cinematografiche di Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate, è giunto al termine il progetto iniziato nel 1995 dal regista neozelandese Peter Jackson di portare al cinema i due famosi romanzi di J.R.R. Tolkien: Lo Hobbit e Il signore degli anelli.
Nonostante Jackson sia un aperto fan di Tolkien, è stato lo stesso regista ad affermare che al momento la possibilità che possa portare al cinema altre opere del professore di Oxford.
Non ci saranno altri film tolkieniani dopo Lo Hobbit: La Battaglia delle cinque armate senza la collaborazione degli eredi di Tolkien, parola di Peter Jackson
Smentite le voci di nuovi film tolkieniani per questioni legate ai diritti. Annunciati 30 minuti di scene inedite nella versione estesa e diffuse immagini della battaglia dal terzo film che Peter Jackson ha tratto dal romanzo di J.R.R. Tolkien.
LeggiCosa c'è dunque nel futuro del regista? Come molti cineasti, dopo un'opera molto complessa, ha voglia di tornare a progetti più semplici.
Non fece così nel 2003, quando dopo Il signore degli anelli: il ritorno del re, s'imbarcò nell'impresa del remake di King Kong, uscito nel 2005. Nel 2009 Amabili Resti rappresentò un momento di pausa dalle produzioni kolossal, prima di imbarcarsi in grosse imprese produttive come la trilogia di Tintin (ancora da completare) insieme a Steven Spielberg e la trilogia di Lo Hobbit, della quale rilevò la regia dopo l'abbandono di Guillermo del Toro.
E adesso?
Secondo quanto ha dichiarato a Variety, Jackson a 53 anni non ha voglia certo di andare in pensione dopo aver terminato la sua opera più ambiziosa, bensì di tornare alle atmosfere di casa, a raccontare delle storie realistiche ambientate in Nuova Zelanda.
Jackson ha affermato che i due coniugi sentono "l'urgente necessità di non continuare con un altro blockbuster hollywoodiano per un po'".
In particolare insieme a sua moglie Fran Walsh sta lavorando a un progetto che riprenderà ambientazioni, toni e intenzioni narrative di Creature del cielo, film del 1995 ispirato a una storia vera.
L'intervista non menziona Tintin 2, ovvero The Adventures of Tintin: Prisoners of the Sun, e del quale Jackson rimane accreditato sia come regista che come produttore (Fonte Imdb). L'uscita è prevista per il 16 dicembre 2016. Ci sarà un cambio di regia o Jackson manterrà prima questo impegno e poi si dedicherà al suo progetto "low budget"?
In ogni caso la porta è aperta. Perché Jackson, in merito alla possibilità di tornare a progetti sulle opere di Tolkien ha risposto comunque in maniera possibilista, affermando che se dovesse iniziare domani direbbe no, la sua passione e il suo cuore in questo momento lo portano verso un momento di pausa per schiarirsi le idee e dedicarsi alle sue "piccole storie della Nuova Zelanda, però allo stesso tempo Jackson ha confessato che sarebbe difficile per lui vedere un altro regista dedicarsi a questo mondo, sul quale sente di avere quella che ha definito una "proprietà emozionale".
"Ma se me lo chiedeste tra due o tre anni, probabilmente sarei dire di sì", ha affermato.
Peter Jackson e le nuove frontiere del cinema
In realtà è certo che Jackson non dimenticherà la tecnologia e la sperimentazione. Dopo aver esplorato la combinazione del 3D, dell'HFR 48 fps e dell'IMAX, ha ancora intenzione di giocare con la realtà virtuale. Più in dettaglio con le tecnologie che già oggi consentono ai designer di realizzare prototipi a partire dai modelli virtuali.
Secondo il regista siamo vicini a un "grande sconvolgimento del mondo dello spettacolo" che avverrà questa tecnologia prenderà davvero piede."
Il regista dedicherà un anno o due al progetto, ma non è sicuro se la destinazione migliore saranno i film o i videogiochi.
Altro fronte di sperimentazione è l'HFR 48 fps, che tante polemiche ha suscitato quando debuttò in Lo Hobbit: Un viaggio inaspettato. Soprattutto accuse di un aspetto "televisivo" della fotografia cinematografica. Polemiche cessate dopo il miglioramento di Jackson degli aspetti fotografici nei due film successivi.
Secondo Jackson l'evoluzione tecnologica è cruciale per il futuro del cinema e ricorda che "cento anni fa i film erano a 16 fotogrammi al secondo, senza colori e senza suoni", pertanto non è certo che tra cento anni saranno a 24 fps e in 2D. Inoltre ricorda come gli spettatori complessivi siano in calo e la competizione con altri media sia più alta rispetto al passato. Per Jackson è fondamentale sperimentare per portare la gente dentro i cinema.
La fiducia incondizionata della New Line
A rafforzare questa posizione c'è anche la dichiarazione del presidente della New Line, Toby Emmerich, che ha confermato che continuerà la partnership con Jackson.
Carolyn Blackwood, alta dirigente della New Line (e produttrice esecutiva dei film da Lo Hobbit) ha rinforzato la posizione affermando che Jackson gode praticamente di carta bianca. "Non c'è dubbio che consideriamo Peter parte della nostra famiglia", affermando che non faranno pressioni per il prossimo film, e non gli porranno la domanda insistente "A quando il prossimo film?", sapendo che non è così che a PJ piace lavorare.
E se lo può permettere. Secondo le cifre riportate da Variety, fino ad ora i precedenti film tolkienani di Peter Jackson hanno incassato 4,8 miliardi di dollari al botteghino e fatto incassare, tra merchandise, home video, vendite ausiliarie di diritti televisivi, circa 500 milioni, che includono anche la cessione dei diritti di trasmissione per 10 anni della trilogia di Il signore degli anelli al gruppo Turner/TBS/WB per 150 milioni, per esempio, oppure il videogioco per dispositivi mobili, The Hobbit: Kingdoms of Middle-earth, che ha incassato 100 milioni di dollari dalla sua uscita nel novembre 2012.
Il difficile addio di Peter Jackson e Ian McKellen al mondo tolkieniano
Risultati che ricompensano Jackson dell'intenso lavoro effettuato. Se si pensa che Jackson ha lavorato ancora per 36 consecutive per gli ultimi dettagli di post-produzione a ridosso della anteprima londinese.
Lavoro del quale, a prescindere da come andrà al botteghino, si è detto orgoglioso, specificando l'intenzione di dargli un tono diverso rispetto ai suoi predecessori. "Volevo dargli il ritmo di un thriller", spiega il regista. "Volevo renderlo tagliente e veloce anziché una quest epica."
Il regista si dice certo di aver tratto un intenso risultato emozionale dal fatto che nel film ci sono scene che rappresentano la morte di componenti del cast principale (Nessuna anticipazione ovviamente, a beneficio di chi non ha letto il romanzo NdR).
Jackson ha avuto anche parole di lode e di commozione per la sua troupe, che l'accompagnato per 266 giorni di riprese principali e 10 settimane riprese supplementari. Se con un cast così elevato tanti sono stati gli arrivi e tante le partenze, gli addii più difficili sono stati con coloro con i quali ha lavorato più a lungo.
Uno dei più difficili è stato quello con Ian McKellen, la cui ultima scena girata è stata quella in cui Gandalf si confronta in momento di quiete con Bilbo (Martin Freeman) dopo la grande battaglia finale. L'emozione del momento ha ispirato Jackson a tagliare il dialogo all'ultimo minuto in modo da lasciare che le reazioni degli attori parlino da sole.
Jackson ha affermato che è stato molto difficile anche solo dire a McKellen che non avrebbe dovuto più indossare la barba e le vesti di Gandalf.
Sull'argomento ha scherzato anche McKellen, che ha affermato di avere avuto un deja vu, dichiarando "ho detto addio a Gandalf nel 2000 e continuo a essere chiamato."
4 commenti
Aggiungi un commentoRagazzi, già dire che muore qualcuno del cast principale E' uno spoiler... Rofl
A parte questo, articolo molto interessante
Sarebbe bello che in futuro venisse realizzato un adattamento del silmarillion, ma se sono riusciti a cavare 3 film dallo hobbit, quanti ne potrebbero cavare dal Quenta? Minimo 10...
Fa un certo effetto leggere che non ci saranno altri film tratti dai libri di Tolkien.
Difficile capire se è solo una questione "stilistica" di come la casa cinematografica vede la saga (ossia un libro che poteva essere fatto in massimo due film ma non certo in tre film per allungare il vino con acqua inventandosi personaggi e situazioni inesistenti) dal punto di vista della famiglia Tolkien oppure semplicemente un prosaico mancato accordo economico per la cessione dei diritti.
Nel primo caso, se fosse vero, bisognerebbe capire che i film sono sempre differenti rispetto ai libri.
Nel secondo caso... mbè sinceramente dopo gli incassi "Bilionari", non posso dare torto alla famiglia tolkien.
Pfiu!!
Non ritengo vi fosse alcuna necessità di vedere l'opera più intima di J.R.R. Tolkien travisata al cinema dall'operosità orchettesca di PJ, per renderlo un film videoludico-epico che straripa di tecnica avveneristica ed è inquinato da immaginario tutt'altro che tolkeniano...
I diritti per il SdA e lo Hobbit vennero ceduti negli anni '60 quando Tolkien era ancora vivo, a quanto ho letto. La decisione di un padre per garantire il futuro dei figli, credo, e se è così non posso biasimarlo.
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