L'antologia che le Edizioni Hypnos ci propone nel volume L'orrore e altre storie del soprannaturale, ci introduce un autore, John Berwick Harwood a che è più che sconosciuto, è addirittura non pubblicato neanche in patria. Claudio Di Vaio, curatore del volume ha compiuto un lavoro più che meritorio per ogni appassionato del fantastico.
Sinceramente non so chi nel nostro paese avesse anche solo sentito nominare Harwood, che ho scoperto con il piacere del filologo grazie ai quattro racconti lunghi del mistero e del sovrannaturale, con testo originale a fronte e un ricco apparato critico.
L'Orrore, La nostra camera migliore, Il fantasma sotterraneo e La stanza dipinta a Blackston Manor sono indubbiamente dei racconti da contestualizzare. Leggerli senza l'apparato critico rischia di rendere la lettura monca dei giusti strumenti interpretativi.
Non solo, la possibilità di leggere il testo originale, non disponibile in volumi in nessun'altra edizione nel mondo, consente le valutazioni sullo stile letterario dell'autore, e lascia anche il modo di giudicare la traduzione.
La struttura di ciascun racconto è quella tipica del racconto ottocentesco, con una lenta accumulazione degli eventi, con un incedere apparentemente lento, ma in realtà inesorabile, fino al finale che svela il Mistero, dando una spiegazione che però si lascia la porta aperta ad altre chiavi interpretative.
Realismo fantastico o fantasie realistiche? Dipende tutto dall'approccio, dal punto di vista con il quale affrontate la lettura.
In tal senso la scelta di inserire il commento e l'analisi dei racconti nella parte finale del volume aiuta a goderne appieno. Mai, dico mai, leggere delle analisi critiche prima di leggere un testo, se ne resterebbe influenzati.
C'è che si accanisce anche contro le prefazioni, ma in questo caso devo dire che quella del volume assolve egregiamente allo scopo di presentare le informazioni sull'autore (invero poche e avvolte anch'esse nel mistero) e il contesto nel quale ha operato e sono stati pubblicati i racconti nella loro prima edizione.
Da parte mia non vorrei raccontare troppo dei singoli racconti, perché vanno scoperti. Sono rimasto colpito dalla grande capacità dell'autore di tratteggiare l'atmosfera con pochi efficaci passaggi. Un po' meno dai personaggi, dai quali mi sento lontano e dai quali mi sembra che anche l'autore sembri distaccato, anche se ritengo questo atteggiamento funzionale ai suoi scopi narrativi, ossia alla volontà di avvolgere il lettore in misteri senza volto, senza nome, spiazzandolo.
La sensazione, nella lettura di ogni racconto, è quella di entrare in una stanza così buia da non riuscire a vedere nulla. La narrazione diventa così una luce che da fioca, poco più di un luccichio, diventa sempre più intensa, fino a quando c'è uno scalino, quel momento di consapevolezza in cui si viene abbagliati, e quindi, dopo essersi sentiti illuminati dalla verità, rimane invece il dubbio di non essere stati accecati dall'eccessivo bagliore.
Un volume da leggere, in ogni caso, per approfondire il proprio percorso di lettori onnivori e curiosi.
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