William Moulton Marston, l'autore che ideò l'eroina Wonder Woman (non senza contributi altrui) era un personaggio noto ma controverso negli Stati Uniti degli anni '30. Brillante studente di psicologia ad Harvard, ideò una macchina che viene considerata il precursore della "macchina della verità," più tardi perfezionata da altri. Scrisse sceneggiature per i film muti, lavorò come psicologo e avvocato, ma le sue idee controcorrente lo resero sempre più isolato tra i suoi colleghi nel mondo accademico. Teorico dell'amore libero, Marston aveva sposato una delle poche donne che avevano intrapreso all'epoca una carriera professionale, Sadie Elizabeth Holloway, e preso sotto la propria ala protettrice Olive Byrne, figlia e nipote delle sorelle Margareth Sanger e Ethel Byrne, suffragette che avevano aperto negli USA la lotta per la prevenzione delle maternità non desiderate (ovvero, sostenitrici della necessità del controllo delle nascite in un'epoca in cui questa idea era osteggiata da tutte le persone per bene).
Marston ebbe due figli da Sadie e due da Olive, che si occupava di badare a tutti e quattro i bambini mentre Sadie guadagnava lo stipendio per tutta la famiglia. Praticamente bigamo, e con una terza donna che ogni tanto risiedeva nella casa, Marston nascose, visti i tempi, questa sua "comune" al resto della società, facendo figurare Olive come una domestica. Era sempre a caccia di opportunità di successo, e dopo molti tentativi falliti ebbe finalmente lavoro presso la DC Comics, bisognosa di un consulente con qualche credenziale accademica per difendersi da numerose critiche. I personaggi dei fumetti, supereroi in prima fila, garantivano all'epoca incassi eccezionali ma la loro violenza era criticata come diseducativa, soprattutto in un momento in cui l'imminente conflitto mondiale metteva in dubbio la validità dei metodi violenti.
Era il momento adatto per proporre qualcosa di nuovo. Marston, che credeva in un mondo in cui gli uomini avrebbero dovuto sottomettersi alla benevola autorità delle donne, ideò il personaggio di Wonder Woman come un'improbabile suffragetta vestita nello stile delle pin-up girls in voga all'epoca, dandole un'origine mitologica e dei metodi di combattimento che escludessero l'uso di armi da fuoco.
I braccialetti che Olive Byrne portava quasi costantemente vennero trasferiti sulla nuova eroina, e dotati della capacità di respingere i proiettili. Un lazo, presumibilmente ispirato alla macchina della verità di Marston, poteva costringere gli interrogati a non mentire. E, ovviamente, Wonder Woman era estremamente forte, per non essere inferiore ai supereroi maschi; ma se legata da un uomo in catene perdeva questo potere. Contraria alla guerra ma disposta a difendere la libertà, venne subito "arruolata" contro i nazisti e il suo costume prese i colori degli Stati Uniti, rosso bianco e blu.
Questo e molto altro ci racconta Jill Lepore, autrice del libro The Secret History of Wonder Woman, uscito da poco (non disponibile nella nostra lingua). Andando alla ricerca di ogni documento utile negli archivi e nella corrispondenza delle persone coinvolte, la Lepore ha ricostruito la genesi di questo personaggio e il suo legame con il progressismo radicale (e rivoluzionario all'epoca) del suo autore, che venne certamente influenzato dalla propria famiglia dedita al femminismo e all'amore libero. Per la prima volta è stato possibile far uso delle carte private di Marston, confermando molti dettagli che prima si potevano soltanto sospettare. La scrittrice ha documentato così la genesi di un personaggio che, per quanto addomesticato in seguito, era all'origine così esplosivo e rinnovatore, per quanto forse contraddittorio.
Ci auguriamo che questa epopea di Wonder Woman venga presto tradotta anche in italiano.
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