È morta lo scorso 11 gennaio 2015, all'età di 83 anni, Anita Ekberg, attrice che tutti ricordiamo come parte della storia del cinema per il suo bagno nella fontana di Trevi nel celebre film di Federico Fellini, La Dolce Vita (1960).
Ma osservando la sua filmografia su Imdb, composta da sessantaquattro film, si può scoprire che tanta parte della sua carriera si è articolata su film fantastici o al confine del fantastico.
Alcuni sono conosciuti con un titolo italiano, come la commedia fantascientifica Viaggio al Pianeta Venere (1953), che in realtà si chiama Abbott and Costello Go to Mars, per la precisione Abott e Costello sono noti nel nostro paese come Gianni e Pinotto.
Comico/fantascientifico è anche Stazione luna (1966), alias Way…Way Out, con Jerry Lewis.
Commedie che sfruttavano la crescente passione di quegli anni per la corsa allo spazio, che sovente avevano un budget superiore a quello dei film "di genere", considerati di serie B e non degni di finanziamenti adeguati. Tra questi potrebbe figurare anche Chiamami buana (1963, Call Me Bwana) che prende le mosse da un evento astronautico, il rientro di una capsula spaziale dalla Luna, per una trama a metà tra la commedia e lo spionistico. Più horror appaiono le trama di Malenka (Fangs of the Living Dead, 1969) e Suor Omicidi (The Killer Nun, 1979).
Kitch e al confine con mondo del fantastico come i bond movies, è S.H.E. – La volpe, il lupo, l'oca selvaggia (S+H+E: Security Hazards Expert, 1980). Tra l'altro la Ekberg ha conteso a Ursula Andress il ruolo di Honey Rider in Agente 007 Licenza di Uccidere (Dr. No, 1960).
Altre pellicole con l'attrice svedese sono quelle avventure storiche un po' pacchiane, ambientate apparentemente nel nostro mondo, ma che sfiorano facilmente il fantastico.
Tali sono Zarak Khan (Zarak, 1956), Nel segno di Roma (Sheeba and the Gladiator, 1959), I Mongoli (The Mongols, 1961) e Le 7 città d'oro (Gold of the Amazon Women, 1979). Se pensate che nell'ultimo caso i titolisti italiani abbiano tradotto liberamente cambierete idea leggendo la trama: il film era un autentico sfogo di creatività, un mushup ante-litteram tra la leggenda delle mitiche città d'oro del nuovo mondo e le amazzoni della cultura greca/latina.
Potrebbe essere il plot di un'avventura di Martin Mystère La Sfinge d'Oro (The Glass Sphinx, 1967). Chissà perché in Italia il vetro si è trasformato in oro? Questa volta i titolisti qualche colpa ce l'hanno.
Una spada magica, pertanto decisamente nel nostro territorio, è al centro della vicenda sia in La Spada di Damasco (1953, The Golden Blade), con Rock Hudson, che nel film inedito per l'Italia Northeast of Seoul (1972).
Ci sono gli estremi per considerare Anita Ekberg non solo una icona del cinema mainstream autoriale, come era quello felliniano, immortalata in un film universalmente riconosciuto come un capolavoro della storia del cinema, ma anche un'attrice di genere a tutti gli effetti. La rimpiangeremo in entrambi i casi.
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