“Parlando a grandi linee, ci sono tre conflitti principali messi in moto nei capitoli che ho allegato. Questi costituiranno la trama principale delle storie che si intersecano nella trilogia, intrecciate l’una nell’altra in un modo che dovrebbe essere complesso ma eccitante.”
Le foto della lettera presentano dei fastidiosi riflessi che impediscono la lettura di alcune parole, si capisce comunque che lo scrittore paragona la sua opera a un arazzo in cui ogni filo è legato strettamente agli altri per formare un unico disegno. Martin parla esplicitamente di Sette Regni, perciò l’idea del continente di Westeros come lo conosciamo c’era già, anche se in seguito si sarebbe lamentato della complessità della sua storia che gli stava rendendo la scrittura terribilmente complicata e avrebbe affermato che non erano davvero necessari sette regni ma che avrebbe potuto accontentarsi anche di quattro o cinque. Evidentemente lo scrittore ha fatto propria la lezione di Anton Cechov secondo cui se un fucile compare in scena all’inizio di un’opera teatrale, prima della fine quel fucile sparerà. Se il suo continente ha Sette Regni deve essergli parso normale che a un certo punto i membri delle altre casate abbiano deciso di entrare nel gioco del trono anche se nella lettera Martin non parlava di case ora familiari ai lettori come Baratheon (al di là di Robert e Joffrey), Tyrell, Martell e Greyjoy. Quella che nella versione della saga che noi conosciamo è diventata la guerra dei cinque re (il nome compare nella saga anche se Renly è stato ucciso prima che Balon reclamasse una corona, perciò al massimo ci sono stati contemporaneamente in vita quattro re) qui appare come un come un più ristretto conflitto fra Stark e Lannister.
“La prima minaccia nasce dall’inimicizia fra le grandi case dei Lannister e degli Stark ed è giocata in un ciclo di trama, controtrama, ambizione, omicidio, vendetta, con il trono di spade dei Sette Regni come obiettivo ultimo. Questo formerà l’ossatura del primo volume della trilogia, A Game of Thrones.
Mentre il leone dei Lannister e il meta-lupo degli Stark ringhiano e distruggono, tuttavia, una seconda e più grande minaccia prende forma dall’altro lato del Mare Stretto, dove i signori dei cavalli Dothraki riuniscono le loro barbariche orde in vista di una grande invasione dei Sette Regni, guidati dalla fiera e bella Daenerys Nata dalla tempesta, l’ultima dei signori dei draghi Targaryen. L’invasione Dothraki costituirà il fulcro del mio secondo romanzo, A Dance with Dragons.”
Abbastanza presto A Dance with Dragons e The Winds of Winter erano stati annunciati come titoli del secondo e del terzo romanzo della trilogia. Con l’allungarsi della storia però questi sono diventati il titolo del quinto e – da quel che sappiamo ora – del sesto romanzo di una saga di sette volumi. Per quanto tempo Daenerys stia perdendo per strada non ci sono mai stati dubbi riguardo il suo sbarco nel continente di Westeros. Nei primi anni del XXI secolo, quando il progetto di George si era trasformato in due trilogie collegate fra loro anche se separate da un intervallo di cinque anni, lo scrittore aveva spiegato che la seconda trilogia sarebbe stata incentrata sul ritorno di Daenerys nei Sette Regni e sugli eventi immediatamente successivi. L’indicazione fornita dalla lettera che prima o poi lei sbarcherà a Westeros perciò non è nulla più che una conferma.
“Il pericolo più grande di tutti, tuttavia, viene dal nord, dalle terre ghiacciate oltre la Barriera, dove semi dimenticati demoni usciti dalle leggende, gli inumani Estranei, uniscono fredde legioni di non-morti e mai nati e si preparano a cavalcare verso sud sui venti dell’inverno per estinguere tutto ciò che noi chiamiamo “vita”. La sola cosa che si erge fra i Sette Regni e la notte senza fine è la Barriera, e una manciata di uomini in nero chiamati Guardiani della notte. La loro storia sarà il cuore del mio terzo volume, The Winds of Winter. La battaglia finale riunirà anche i personaggi e le trame dei primi due volumi per risolverli tutti in un unico enorme climax.”
Questi ovviamente sono eventi che ancora non abbiamo visto, anche se non è mai stato difficile immaginare che a un certo punto la storia sarebbe dovuta arrivare al confronto fra esseri umani ed Estranei. Piuttosto la percezione dei lettori è che ci sia voluto troppo tempo visto che gli Estranei fanno la loro prima comparsa nel prologo di Il Trono di spade, ma secondo la struttura originaria il conflitto sarebbe dovuto esplodere nel terzo romanzo e non nel sesto, come probabilmente avverrà. La dilatazione dei tempi è uno degli effetti imprevisti che Martin ha dovuto affrontare nel momento in cui la sua storia è diventata più articolata rispetto al progetto iniziale. La nota successiva riguarda lo stile.
2 commenti
Aggiungi un commentoDisamina estremamente interessante di questa lettera, che ci presenta ASOIAF allo stadio embrionale. La prima lettura non aveva stimolato grandi riflessioni, ma questa analisi invece mi ha fatto molto pensare a quanto sia fondamentale la riscrittura nel lavoro di Martin. E' piacevole leggere, una volta tanto, un articolo che dimostra una solida conoscenza delle Cronache e della loro storia editoriale. Grazie!
Grazie.
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