«Ti ho insegnato come farlo. Ci ho provato. le parole sono armi.» la ministrante asciugò dal viso di Skara lacrime che non si era neppure accorta di aver pianto. «Tuo nonno ave- va ragione, sei coraggiosa e astuta. Ma ora devi essere for- te. non sei più una bambina. Ricorda sempre, il sangue di Bail scorre nelle tue vene. Adesso vai.»
Skara si mise alle calcagna di Jenner il gramo, attraversando il buio a passi felpati e tremando nella veste da notte; le lezioni di Madre Kyre erano così profondamente radicate che, persino mentre temeva per la propria vita, si preoccupava di essere vestita decorosamente. Le fiamme fuori delle finestre anguste gettarono ombre sul pavimento cosparso di paglia. Ombre affilate come pugnali. Udì urla di panico. L’abbaiare di un cane, improvvisamente troncato. Un martellare pesante, come per un albero abbattuto.
Come di asce contro la porta.
Si intrufolarono nella sala degli ospiti, dove pochi mesi prima i guerrieri avevano dormito spalla a spalla. Adesso c’era solo la coperta spelacchiata di Jenner il gramo.
«Cos’è successo?» bisbigliò lei, riconoscendo a malapena la propria voce da quanto uscì esile e stridula.
«Yilling lo splendente è arrivato con i suoi Compagni» disse Jenner «A saldare i debiti di gran Madre Wexen. Yaletoft già brucia. Mi dispiace, principessa.»
Skara sussultò mentre le faceva scivolare qualcosa intorno al collo. Un collare in filo d’argento ritorto, una catena leggera che tintinnava debolmente. Come quella indossata dalla ragazza ingling che le acconciava i capelli.
«Sono una schiava?» sussurrò, mentre Jenner si agganciava al polso l’altra estremità.
«Devi sembrarla.» Skara si ritrasse al fragore che proveniva dall’esterno, al metallo che cozzava, e Jenner la schiacciò contro il muro. soffiò sulla candela e li fece piombare nell’oscurità. lo vide estrarre un pugnale, e Padre luna scintillò sulla punta.
Erano ululati ormai, quelli fuori della porta, acuti e orribili, muggiti bestiali e non voci umane. Skara strizzò gli occhi chiusi, le lacrime le pungevano le ciglia, e pregò. Pregò ogni dio e nessuno.
È facile essere coraggiosi quando l’ultima soglia sembra piccola per la distanza, una cosa lontana che debba preoccupare gli altri. Adesso sentiva il respiro gelido della morte sul collo e il suo coraggio si raggelò. Con quanta libertà aveva parlato di vigliaccheria la notte prima. ora capiva cosa fosse.
Un ultimo strillo prolungato, seguito da un silenzio quasi peggiore del fracasso. Si sentì trascinare, e il fiato cattivo di Jenner sulla guancia.
«Dobbiamo andare.»
«Ho paura» mormorò lei con un fil di voce.
«Anche io. ma se li affrontiamo spavaldi possiamo convincerli a farci passare. se ci trovano nascosti...»
Puoi sconfiggere le tue paure solo affrontandole, era solito dirle suo nonno. Nasconditi, e loro sconfiggeranno te. Jenner schiuse la porta cigolante e Skara si obbligò a seguirlo, mentre le ginocchia le tremavano così forte da sbattere quasi l’una contro l’altra. Col piede nudo scivolò su qualcosa di bagnato. Accanto alla porta sedeva un morto, la paglia tutta intorno nera di sangue.
Borid, era così che si chiamava. Un guerriero che era stato al servizio di suo padre. Quando Skara era piccola, l’aveva portata sulle spalle, per farla arrivare alle pesche nel frutteto sotto le mura di Punta Bail.
Diresse lentamente gli occhi che le bruciavano verso il suono di alcune voci. Percorrendo così armi spezzate e scudi spaccati. Scorgendo altri cadaveri, ingobbiti, stravaccati, a gambe e braccia larghe tra le colonne intagliate per cui il palazzo di suo nonno veniva chiamato “la Foresta”.
intorno alla luce della buca del fuoco erano radunate alcune figure. Guerrieri rinomati, le cui cotte di maglia, armi e bracciali di monete luccicavano con i colori delle fiamme, le grandi ombre che si allungavano sul pavimento, verso di lei. Tra loro c’era Madre Kyre, e anche il nonno di Skara, con la cotta mal assortita frettolosamente indossata, i capelli grigi ancora in disordine per il sonno. A sorridere languido ai due prigionieri c’era un guerriero snello, dal viso delicato e affascinante, noncurante come quello di un bambino, e intorno a lui un vuoto dove neppure gli altri assassini osavano mettere piede.
Yilling lo splendente, che non adorava altro dio all’infuori della morte. La sua voce riecheggiò vivace per tutta l’ampiezza della sala. «Speravo di porgere i miei omaggi alla principessa Skara.»
«È andata da sua cugina Laithlin» disse Madre Kyre. La stessa voce calma che aveva istruito, corretto, rimproverato Skara ogni giorno della sua vita, ma adesso con un’insolita vibrazione di terrore. «Non la prenderai mai.»
«Oh, la prenderemo laggiù» fece uno dei guerrieri di Yilling, un omone dal collo taurino.
«Molto presto, Madre Kyre, molto presto» disse un altro con una lunga lancia e un corno alla cintura.
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