Alla fine non è un reboot. Come in realtà annunciato anche dalla webserie di 6 episodi Heroes Reborn: Dark Matters, gli eventi di Heroes Reborn iniziano 5 anni dopo il finale della quarta stagione di Heroes, nel quale Claire Bennett (Hayden Panettiere) aveva rivelato al mondo i suoi poteri e l'esistenza degli EVO, gli umani evoluti.
Il collegamento è diretto, visto che Brave New World, citazione del romanzo di Aldous Huxley, è il titolo sia dell'ultimo episodio di Heroes, che del primo di Heroes Reborn. A produrre inoltre è sempre Tim Kring.
Quasi tutti i personaggi dell'episodio sono nuovi, eccetto che per Noah Bennett, sempre interpretato da Jack Coleman, l'haitiano René (Jimmy Jean-Louis) e Mohinder Suresh (ancora Sendhil Ramamurthy).
Sarà interessante vedere come come interagiranno con i nuovi, tanti e interessanti, come il Luke Collins interpretato da Zachary Levi, il giovane Tommy (Robbie A. Kay) e la interessante Miko Otomo (Kiki Sukezane), il cui cognome è un altra citazione esplicita e scoprirete perché.
In realtà anche di altri personaggi della serie originale si evoca l'esistenza, per poi mostrarli in azione in alcune scene anticipatrici alla fine del secondo episodio.
Ma il fulcro del doppio episodio Brave New World e Odessa è quello da un lato di presentarci il nuovo gruppo di personaggi, ciascuno con un suo background, con delle intenzioni e delle aspettattive diverse, e vedere, sin dal primo episodio, come dal conflitto di tali intenzioni nascerà la narrazione della miniserie.
Il ritmo, all'apparenza pacato, è in realtà quello della prima stagione di Heroes, una serie che si caratterizzava per l'assoluta mancanza di quello che chiamerei "l'effetto Lost". Ossia i personaggi, a differenza di quanto accadeva in Lost, non si tengono i segreti per sé stessi, se scoprono qualcosa ne è messo a conoscenza sia lo spettatore che altri personaggi intorno. E agiscono, prendono decisioni in tempi relativamente brevi.
Questo gruppo di aspiranti eroi, riluttanti o meno, si troverà a vivere in un mondo in cui le speranze di convivenza pacifica di cinque anni fa si sono infrante con una gigantesca esplosione: quella dello stabilimento della Primetech (la famigerata Cartiera) a Odessa, Texas.
Se il mondo reale ha il 9/11 l'universo di Heroes ha il 6/13 come momento di cesura. Come pretesto per la riduzione delle libertà civili, per la schedatura e la classificazione di ampi strati della popolazione, in questo caso gli EVO, metafora del "diverso da combattere".
Oltre a fornire qualche risposta, i due episodi lanciano interrogativi, ai quali sarà il prosieguo della serie a rispondere.
Il risultato, almeno in questi primi due episodi, convince più di quanto non avessero fatto le ultime due stagioni della precedente serie, afflitte da una paralisi da "effetto Lost" e da mancanza di spinta propulsiva.
Se di supertizi con supertute sia il cinema che la televisione sembrano avvicinarsi alla saturazione, dicontro la pausa di qualche anno, con il sedimentarsi di visioni cinematografiche roboanti del concetto di supereroe, ha paradossalmente ridato spazio e visibilità a una visione diversa, all'epoca antesignana del boom avvenuto poi. Non quella delle colorate tute degli eroi Marvel e DC (anche se almeno questo inizio di stagione concederà qualcosa in tal senso) bensì quella degli uomini della strada che, "miracolati" dai superpoteri, dovranno fronteggiare eventi più grandi di loro senza enfasi, ma nell'oscurità di chi vorrebbe solo tornare al più presto a una vita "normale". Ma c'è un mondo da salvare prima e qualcuno dovrà pur farlo.
Se ci riusciranno e come, è tutto da scoprire nei prossimi 11 episodi. L'inizio è promettente.
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