Quando, durante la San Diego Comic-Con 2015, a Patrick Rothfuss hanno stretto la mano i rappresentanti della Lionsgate per proporre l'ennesima offerta di una casa di produzione cinetelevisiva sui diritti della sua saga fantasy, lo scrittore non avrebbe mai immaginato che le richieste da lui avanzate sarebbero poi state accolte.
Proprio da qualche giorno, quei diritti erano tornati di sua proprietà perché la 20th Century Fox Television, dopo averli acquisiti nel luglio 2013, li aveva fatti scadere senza essere riuscita a realizzare neanche un episodio della serie televisiva annunciata e che, almeno nelle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto essere basata su un adattamento scritto da Eric Heisserer (sceneggiatore di Final Destination 5 e del prequel de La Cosa, uscito nel 2011).
"Non ho statistiche a portata di mano, ma scommetterei volentieri un dollaro che così va a finire con il 98% di tutti i libri che vengono opzionati," ha commentato in queste ultime ore Rothfuss sul suo blog. "Così va la vita. Le persone perdono interesse. Le cose si complicano. I progetti perdono slancio." Un atteggiamento distaccato, quello dell'autore quarantaduenne originario del Wisconsin, che non si può che spiegare con uno scarso o del tutto assente interesse sull'eventualità che le storie e i personaggi dei suoi romanzi raggiungano i media del cinema e della televisione. "Il denaro non è mai stato per me una grande motivatore. E i miei libri vendono già bene. E sono già più famoso di quanto io mi ci possa sentire completamente a mio agio."
Eppure, quando nello scorso luglio Rothfuss ha messo piede all'ultima edizione della più grande convention a livello mondiale dedicata al fumetto, al cinema, alla televisione e alla letteratura dell'immaginario, si è trovato praticamente sotto assedio: "All'improvviso, erano tutti interessati ai miei libri," racconta lo scrittore, "e io ho trascorso gran parte della Comic-Con incontrando i rappresentanti dei principali poteri di Hollywood."
Warner Bros., MGM, Fox, Universal e, appunto, Lionsgate sarebbero state solo alcune delle case di produzione a tentare di convincere Rothfuss a cedere i diritti di adattamento della sua trilogia.
Trilogia ancora attualmente in corso d'opera ma che è già considerata da pubblico e critica come una delle più riuscite e significative, nel genere, dell'ultimo decennio. The Name of the Wind, pubblicato nel 2007 da DAW Books, è il primo atto della storia di Kvothe (o Kote), il più grande arcanista che il mondo di Temerant abbia mai conosciuto, narrata su due linee temporali, e in una di queste in prima persona dallo stesso protagonista. Il libro è stato tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia nel 2008 da Fanucci con il titolo Il Nome del Vento e ha saputo crearsi un vasto seguito di appassionati grazie a una storia epica ed emotivamente intensa, caratteristiche dovute alla grande abilità del suo autore di creare e descrivere personaggi memorabili con uno stile elegante, efficace ed evocativo. Il secondo volume della saga, The Wise Man's Fear (da noi La Paura del Saggio, sempre per i tipi dell'editore romano) è uscito sul mercato librario anglofono a quattro anni di distanza dal primo, aggiudicandosi il prestigioso David Gemmell Legend Award nel 2012 e debuttando in cima alla classifica del New York Times dei libri fantasy più venduti. Molto atteso è il capitolo conclusivo, provvisoriamente intitolato The Doors of Stone, che certamente non vedrà la luce neanche nell'anno in corso, come dichiarato in un tweet del dicembre 2014 dallo stesso autore.
Nessuna speranza, per ora, di leggere nella nostra lingua gli scritti di Rothfuss collegati alla saga principale. Si tratta di How Old Holly Came To Be, racconto contenuto nell'antologia Unfettered, curata da Shawn Speakman (2013) e di The Lighting Tree, pubblicato in Rogues, una raccolta a cura di George R.R. Martin e Gardner Dozois (2014).
A questi si aggiunge il recente romanzo breve The Slow Regard of Silent Things, che narra la storia di uno dei personaggi più affascinanti della trilogia, Auri, pubblicato lo scorso anno e impreziosito dalle illustrazioni di Nate Taylor.
I lettori di lingua inglese, e quelli hanno familiarità con essa, hanno dunque avuto modo di ingannare l'attesa per il volume conclusivo della saga oltre a potersi immergere ancor di più nelle storie ambientate a Temerant le quali, per dirla con le parole del loro stesso creatore, "sono basate sui personaggi e sui segreti e i misteri e sui cambiamenti nascosti del mondo." Per questo motivo due anni fa Rothfuss scelse di cedere i diritti di adattamento delle sue opere a patto che su di esse venisse realizzata una serie televisiva, e non una pellicola cinematografica. "Volevo che ci fosse lo spazio per far respirare la storia," ha spiegato lo scrittore, "e in un film, perfino in un lungo film, non c'è abbastanza tempo per farci entrare tutto."
Quando, dopo l'ennesimo colloquio con l'ennesima casa di produzione, Rothfuss si è trovato di fronte i rappresentanti di Lionsgate Films (una divisione di Lions Gate Entertainment, responsabile del successo al cinema delle saghe distopiche Hunger Games e The Divergent Series) il suo atteggiamento è cambiato immediatamente. Lo scrittore ha infatti spiegato sul suo blog che l'impressione ricevuta, già al primo impatto, è stato da subito quello di persone "sveglie e innovative" a differenza del "monolitismo" dei loro colleghi. Le condizioni da lui richieste sono state chiare: "Se siete venuti da me con un'offerta che riguarda una serie televisiva e un adattamento cinematografico, io vi ascolterò. Vi ascolterò molto attentamente, perché questo ci permetterebbe di avere un grosso budget e allo stesso tempo darebbe abbastanza spazio alla mia storia per respirare. Darebbe alla gente l'opportunità di trascorrere più tempo nel mio mondo."
L'offerta di Lionsgate non si è fatta attendere molto. Pochi giorni dopo la fine della convention californiana, ecco arrivare a Rothfuss la proposta di un progetto multipiattaforma comprensivo di una serie televisiva, un film e un videogioco, tutti tra loro interconnessi e tutti ovviamente basati sul mondo e i personaggi creati dallo scrittore.
“Non mi sarei mai aspettato che uno studio di produzione mi trattasse come un essere umano,” ha confessato l'autore, “eppure, durante le trattative, Lionsgate ha avuto un incredibile rispetto nei miei confronti. Ho avanzato richieste che a me sembrano ragionevoli e loro le hanno accolte in modo… ragionevole. E non sto parlando solo di belle parole, perché stanno preparando accordi contrattuali che mi garantiscono il controllo della situazione. Non sono semplicemente stati ragionevoli, ma anche gentili e comprensivi.”
Queste parole fanno ben sperare in uno sviluppo del progetto che sia all'altezza della straordinaria opera letteraria di Rothfuss. Nella stessa direzione vanno le parole contenute nel comunicato ufficiale di Lionsgate Motion Picture Group, espresse dal suo co-presidente Erik Feig: “È raro che una proprietà si accompagni a un mondo così ricco e stratificato tanto da prestarsi a essere esplorato, allo stesso tempo, dal pubblico cinematografico, da quello televisivo e da quello videoludico,” ha dichiarato l'alto dirigente della casa di produzione fondata a Vancouver, in Canada, ma con sede a Santa Monica (California, USA). “Il fantasioso storytelling di Patrick Rothfuss, l'affascinante personaggio di Kvothe e il vivido mondo di Temerant de Le Cronache dell'Assassino del Re vantano un ampio e competente seguito di appassionati e hanno il potenziale per raggiungere, con il loro adattamento, un pubblico ancora più vasto.”
E i lettori della saga si sono subito dati da fare: già poche ore dopo l'annuncio, sui siti d'oltreoceano è iniziato il dibattito su quali siano gli interpreti più adatti a impersonare Bast, Siri, Denna, Fela e Cronista (e non solo loro).
Ma soprattutto su quale attore sia il più capace a rendere la complessa e affascinante personalità di Kvothe.
11 commenti
Aggiungi un commentoA me sono piaciuti parecchio tutti e due
Sono piaciuti molto anche a me ma è innegabile che sono romanzi molto dispersivi.
Io perdonerò a Rothfuss la dispersione del secondo libro, che ha sperperato un po' il capitale costruito con il primo, se ci saprà dare un finale all'altezza della situazione e soprattutto veramente conclusivo sulle tante tematiche aperte.
Se dovesse saltare fuori che "serve un quarto libro e forse un quinto" potrei mollare il colpo...
Anche perché a quest'ora avrà già scritto settemila pagine...
non so, io avrei preferito piuttosto che sviluppasse i vari temi in più saghe compatte e separate, anche perché se e quando prenderò il terzo avrò sicuramente una gran confusione in testa! e se ora si mette pure a perdere tempo col cinema... :ermm:
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