Edith Cushing è una giovane ragazza americana di buona famiglia, la cui vita è stata segnata dalla morte della madre quand’era piccola. Rimasta sola con il padre, un imprenditore fattosi da sé, non conosce altra passione se non la scrittura nella quale riversa tutta la sua fantasia. In particolare è affascinata dalle storie di fantasmi che sa esistere davvero visto che, la madre defunta le è apparsa per darle un avvertimento: dovrà stare attenta a Crimson Peak. Un giorno compare il bellissimo Sir Thomas Sharpe, un barone inglese decaduto, alla ricerca di finanziamenti per mandare avanti la sua impresa. Edith soccombe immediatamente al fascino dell’uomo e dopo la morte del padre, avvenuta in circostanze misteriose, decide di trasferirsi con lui e la sorella Lucille nella loro tenuta inglese, che solo troppo tardi scoprirà chiamarsi Crimson Peak.
Risulta che Stephen King, invitato a partecipare a un primo screening della pellicola, abbia immediatamente twittato il suo giudizio definendo il nuovo film di Guillermo del Toro “Meraviglioso e dannatamente terrificante” (twitter.com/StephenKing/status/577551174938828800).
Ammettendo che possa avere ancora un senso ragionare per generi, bisogna dire che Crimson Peak è prima di tutto un melodramma e solo in piccola parte un horror, poiché si tratta di un evidente omaggio, quasi una sorta di copia speculare, al film di Alfred Hitchcock Rebecca – la prima moglie. Dove là nella pellicola del regista inglese c’era Laurence Olivier, il ricco lord Max De Winter, qui c’è Tom Hiddleston nel ruolo dello squattrinato Sir Thomas Sharpe; Joan Fontaine, la povera e giovane seconda moglie di Max, è per Del Toro l’ingenua ereditiera Edith Cushing/Mia Wasikowska; l’inquietante Sig.ra Danvers è diventata Lucille Sharpe/Jessica Chastain.
C’è poi la casa, anch’esso elemento uguale e contrario. Entrambe sono magioni enormi e misteriose all’interno delle quali si sono consumati orrendi delitti, ma una è sfarzosa mentre l’altra cade letteralmente a pezzi. Infine entrambe le pellicole raccontano “storie di fantasmi”: Hitchcock quello di Rebecca che si aggira tra i muri di Manderley ma che non vediamo mai, Del Toro quella di tutte le morti avvenute a Crimson Peak.
Ciò che però rende le due pellicole profondamente diverse è la totale mancanza di suspense nel film più recente, che invece è così centrale e perfettamente realizzata in tutta l’opera hitchcockiana. L’inquietudine che nasce da un film come Rebecca – la prima moglie sta nella domanda che costantemente viene rivolta allo spettatore: “la ragazza ha sposato un uxoricida? La sua vita è in pericolo?” La mancanza della risposta per una buona parte del film crea il piacere della narrazione, innescato anche dal fatto che lo spettatore non sa mai da che parte stia la verità.
Crimson Peak invece pone la medesima domanda, dando risposte scontate attraverso snodi narrativi mal costruiti, come quando Edith ascolta le registrazioni che le fanno capire cosa le sta succedendo. Lo stesso colpo di scena finale fallisce completamente il suo intento, poiché è già da tempo ben chiaro dove si voglia andare a parare. Ma non è nemmeno solo un problema di sceneggiatura perché anche il design delle creature fantastiche, che è sempre stato il marchio di fabbrica del cinema di Del Toro, vedi lI labirinto del Fauno, è a dir poco deludente, come l’imbarazzante fantasma nel finale.
In attesa di capire se mai ci sarà mai un terzo capitolo di Hellboy, speriamo che il cinema del talentuoso regista messicano ritrovi la propria strada.
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