La regina nel bosco, in originale The Sleeper and the Spindle, è una storia che prende spunto da due favole molto note, non nominate ma facilmente riconoscibili.
Una regina, alle soglie del matrimonio, desiderosa di un'ultima avventura prima di arrendersi al suo destino, parte per un viaggio per risolvere il mistero di un regno in cui tutti gli abitanti sono dormienti, compresa la principessa.
Ad accompagnarla sono dei fedeli nani.
Se da queste premesse Neil Gaiman e Chris Riddell sembrano volerci condurre in un territorio noto e rassicurante, prendendo spunto da due fiabe della tradizione, il prosieguo della storia riserverà ben altre sorprese ai lettori di tutte le età ai quali la storia è destinata.
Se è vero infatti che la storia è indirizzata ai ragazzi, si tratta in realtà di un testo fruibile a molti livelli, come già altre storie del duo.
E se parlo di duo è perché parte integrante dell'atmosfera della narrazione è dovuta alle illustrazioni di Riddell, tutt'altro che un mero contorno. Non si tratta ovviamente di fumetto, ma di illustrazione narrante. Non arte sequenziale, bensì illustrazioni che hanno il dono della sintesi, puntellando i momenti chiave della storia.
Le favole, specialmente quelle derivanti dalla tradizione orale, hanno una enorme potenza allegorica e metaforica. Servono per veicolare dei concetti validi al momento in cui vengono raccontate.
Possono esserlo se prese singolarmente, ma anche se montate insieme come pezzi di un mosaico, estrapolando concetti e situazioni da una o l'altra costruendo una storia a suo modo uguale, a suo modo diversa.
Le diversità di questa narrazione sono da scoprire. Scopo essenziale di questa storia sembra il volerci spiegare che nella vita partire con dei preconcetti, dando per scontato che le cose siano come sembrano, può essere molto pericoloso.
Una lezione sempre attuale, perché in ogni tempo ci sono apparenze che possono ingannare, preconcetti da dimenticare, limiti e strutture di pensiero da superare per comprendere il proprio momento.
Un libro da leggere, perché riesce nel suo intento con quell'apparente leggerezza della favola che invece ha la profondità delle buone storie.
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