Al Cinema Centrale, non lontano da Lucca Games, la presenza di un fitto pubblico di fan ha sopperito la poca partecipazione della stampa all’anteprima di La tomba delle lucciole di Isao Takahata, che dal 1988 vedrà per la prima volta i cinema italiani tra qualche giorno, per una proiezione speciale di cui già vi abbiamo allertati.

Arriva al cinema La Tomba delle lucciole dello Studio Ghibli, il 10 e 11 novembre 2015  

Arriva al cinema La Tomba delle lucciole dello Studio Ghibli, il 10 e 11 novembre 2015  

Articolo di Maria Cristina Calabrese Sabato, 10 ottobre 2015

Uno dei capolavori di Isao Takahata, una delle due anime dello Studio Ghibli, uscirà per la prima volta al cinema, il 10 e l’11 novembre. Due giorni da non perdere!

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Fantasy Magazine, in ogni caso, c’era sia nella veste di reporter che di appassionata dello Studio Ghibli.

Il Primo contatto

A presentare il film tratto dal romanzo omonimo di Akiyuki Nosaka (1) c’era proprio lui, il temibile quanto terribile Gualtiero Shīto Cannarsi, indomito responsabile dell’adattamento dei dialoghi dei film d’animazione di una delle case cinematografiche più importanti del nostro tempo, e probabilmente uno dei maggiori conoscitori del "mondo Ghibli".

Solo contro (quasi) tutti, Cannarsi aspettava i partecipanti all’incontro fin dall’ingresso. Ha poi cominciato ad aggirarsi per la sala, e a osservarlo sembrava come estasiato dai giovani e meno giovani che hanno iniziato a occupare la platea, in particolare dai tanti cosplayer ispirati dalle storie raccontate dallo Studio nipponico.

L’incontro è iniziato con una breve ma entusiastica introduzione dello stesso Cannarsi, che ha spiegato del passaggio di “produzione” con la Koch Media e la Yamato Video (negli ultimi sette anni è stata la Lucky Red a portare i film nelle nostre sale):  in effetti si tratta di un ritorno, perché quest’ultima già negli anni novanta si era occupata della diffusione per l’home video di questo film.

La visione di Isao Takahata

Cannarsi ha poi invitato il pubblico a osservare alcuni particolari che caratterizzano la produzione del cinema Ghibli (che lui pronuncia Gibli quindi è probabile che il 90% degli italiani, seppure appassionati, sbaglino), cominciando dalle locandine e dagli slogan su esse riportate.

Già da un solo primo confronto grafico tra Il mio vicino Totoro e La tomba delle lucciole (un tempo Una tomba per le lucciole) si osservano pesanti differenze, e va considerato che furono portati nelle sale con una unica proiezione  ma con un ordine diverso ogni volta, e questo permetteva di osservare l’effetto che facevano i due film sul pubblico.

In particolare, Cannarsi si è soffermato sugli slogan, che esprimono lo spirito del film. Quello riportato su entrambi (in alto) recita: 

Siamo venuti a recapitarvi qualcosa di dimenticato.

Quello di Totoro, che si trova al centro dell'immagine, presenta questa frase:

Simili strane creature in Giappone esistono ancora… forse

Quello de La tomba delle lucciole, invece, è:

A 4 e 14 anni cercavano di sopravvivere.

Non c’è effettivamente bisogno di troppe spiegazioni, soprattutto se avete un po’ di dimestichezza con l’immaginario e l’approccio artistico delle due anime dello Studio, Hayao Miyazaki e Isao Takahata, estremamente diverse con due poetiche e due stili molto distanti tra loro (anche solo per il fatto che Miyazaki scriva e disegni i propri lavori al punto che se potesse ci lavorerebbe in completa autonomia, mentre Takahata ne sia solo regista e non animatore), eppure perfettamente armonizzate, quasi imprescindibili.

Per quanto riguarda Takahata, che lo stesso Miyazaki chiama Papsan (di cui non si è soffermato sul significato, dando per scontato che tutti capiscano il giapponese!), Cannarsi lo ha definito un vero intellettuale, un artista serio, “greve”; il suo lavoro è realistico ma surreale.

Per rendere l’idea della mentalità di un regista che decide di portare al cinema un romanzo premio della letteratura giapponese “elevata”, Cannarsi ricorda una dichiarazione del maestro relativamente a una collaborazione con Miyazaki per la televisione, Heidi:

Volevamo creare un’animazione per bambini che non fosse frivola.

Detto questo, ci rendiamo sempre più conto di avere una mentalità troppo occidentale, troppo anche "cristiana", troppo legata ad altri canoni di produzione cinematografica, a volte, per capire d'impatto, e a volte fino in fondo, una cultura che per troppi anni abbiamo conosciuto con molte storpiature.

La tomba delle lucciole

A questa introduzione è seguita la proiezione del film, di cui vi propongo la mia recensione.

La tomba delle lucciole

La tomba delle lucciole

Articolo di Maria Cristina Calabrese Martedì, 3 novembre 2015

"A 4 e 14 anni cercavano di sopravvivere", recita lo slogan della locandina originale. La drammatica storia di Seita e Setsuko, due bambini di Kobē durante i bombardamenti americani, raccontata dalla poetica serietà di Isao Takahata.

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Al termine della proiezione, Cannarsi si è messo a disposizione del pubblico in sala e con molto entusiasmo ha risposto a una serie di domande di diversissima natura. Vi proponiamo una sintesi del dibattito.

Destinatari

Il film è stato pensato per un pubblico giapponese e, quindi, ne ricalca profondamente la mentalità; in particolare è stato pensato per bambini giapponesi che potessero confrontarsi con l’intergenerazionalità di cui è pregno un film ambientato durante il secondo conflitto mondiale. I destinatari di quel film furono infatti quei bambini che avevano avuto bisnonni, nonni e anche genitori che vissero durante la guerra, figli quindi dei cosiddetti trent’anni perduti, dello Pseudo Giappon del periodo di boom economico senza inflazione. Si tratta di un film a lungo proiettato nelle scuole, tratto da un libro di livello considerato "alto", entrambi vincitori di premi e riconoscimenti, come anche i loro realizzatori. Possiamo considerarlo pertanto un caposaldo della cultura nipponica.

Minimalismo e neorealismo in Takahata

Un altro aspetto che Cannarsi ha sottolineato è il Realismo, più propriamente uno “pseudo surrealismo”che nasce però dal Neorealismo (come il libro del resto), di cui i film di Takahata è pregno, seppure scenda in un particolare dettaglio raccontando la particolare situazione di un personaggio all’interno di un contesto generale grandissimo. Seita e Setsko sono solo due degli innumerevoli bambini che persero i genitori durante i bombardamenti di Kōbe. Eppure in quello scendere nel dettaglio per raccontare una storia si percepisce la coralità di un popolo, le sue infinite sfaccettature, i caposaldi della cultura giapponese, dell’etica e, come ho detto prima, di una cultura e un pensiero profondamente distanti dalle nostre concezioni occidentali.

Dettagli nel film

Cannarsi viene invitato ad analizzare un dettaglio che bene si osserva nel film, ovvero sul fatto che Seita decida di andare a prelevare i soldi lasciati in banca dalla mamma solo quasi alla fine del film, quando ormai la piccola Setsuko si è aggravata.

Non è una svista del film, è un preciso intento di Takahata di spiegare l’atteggiamento di Seita e del sistema sociale del tempo, un piccolo zoom sul senso del denaro che con la guerra si perde totalmente (come spiegherà con un contadino a cui si rivolge nel tentativo di pagare per avere provviste per sé e Setsuko) e del cibo che scarseggia per tutti. 

Cannarsi invita a osservare questa scelta di Seita di allontanarsi dalle associazioni di quartiere andando a vivere vicino al lago, escludendosi quindi dalla comunità, dopo aver deciso di lasciare lla casa della zia che inizialmente li aveva accolti con cortesia ma, pian piano, sembra soffrire la loro permanenza, anche a causa dell’aggravarsi della situazione a Kōbe.

In realtà qui la domanda che ci dovremmo porre è: chi è davvero la vittima e chi il carnefice? Le risposte saranno varie, soprattutto a seconda del punto di vista da cui analizzeremo la cosa.

L'adattamento italiano

Viene fatta notare anche la scelta di Cannarsi di far dire "pisciare” al quattordicenne Seita. In realtà Shīto ha spiegato che non sia stata, come era facile sospettare, una scelta leggera, ma l’aver letteralmente assecondato la versione originale in cui viene usato il dialetto tipico della provincia di Kōbe che, durante la fase di adattamento in italiano si è trovato ad affrontare con non pochi problemi.

Quel termine ha un significato molto importante da osservare, spiega inoltre: il diverso atteggiamento tra i due bambini durante il procedere del film. Nonostante Setsuko resti sempre composta, si controlli nel parlare, il fratello per converso subisce un progressivo abbrutimento, che la sorellina gli fa anche notare sia negli sguardi che nelle parole; abbiamo infatti osservato come Setsko sia sempre ordinata, riponga ordinatamente gli oggetti e i vestiti e rimproveri il fratello dopo mangiato: se si addormentasse rischierebbe di diventare una mucca (e qui Cannarsi spiega anche il riferimento a un proverbio giapponese, che ovviamente decanta: 食べてすぐ寝ると牛になる。[Tabete sugu neru to ushi ni naru] – Se ti addormenti subito dopo aver mangiato, diventerai una mucca). Seita infatti man mano sembra perdere il controllo, nel comportamento, nei gesti, negli usi.

Mantenere è una possibilità

Non sono mancate domande tecniche sulla traduzione, e sulle tanto criticate scelte di riportare quanto più fedelmente possibile i dialoghi al punto che suonino per lo più stridenti.

Cannarsi è rimasto molto ancorato sulle proprie convinzioni, seppure le abbia spiegate con sensibilità e trasporto: ha parlato con un così profondo rispetto per l’arte dello Studio Ghibli che ritiene di non avere il diritto di esprimere un concetto con parole mutate, magari usando tecniche di traduzione come la dislocazione, caratteristica tipica della nostra lingua, in cui si può tranquillamente omettere il soggetto laddove sia sottinteso. E pensa che questo sia il solo modo giusto per affrontare un adattamento, e cita anche Nausicaa a tal proposito. La decisione di arrivare a proporre una lingua non usuale richiede uno sforzo maggiore da parte del pubblico, ma Cannarsi è profondamente convinto che ne valga la pena. 

Togliere è perdita, mantenere è una possibilità.

(1) Akiyuki Nosaka, Una tomba per le lucciole o La tomba delle lucciole, è un romanzo neorealista del 1967. Nosaka nacque nel 1930 a Kamakura, nella prefettura di Kanagawa. A seguito della morte della madre fu adottato, insieme alle sue due sorelle, da una famiglia di Kōbe. A causa dei bombardamenti nel 1945 perse anche la famiglia adottiva, prima con la morte dei suoi genitori adottivi e poi quella della sorella di appena 4 anni. Queste difficili e drammatiche esperienze fecero da base al romanzo pubblicato nel 1967, che Takahata ha poi tradotto in film.