Il Mago – L’incredibile vita di Orson Welles di Chuck Workman riesce a raccontare in soli 94 minuti le opere e soprattutto la vita di Orson Welles, regista considerato da molti come il genio definitivo della settima arte.
Perché non sono solo le opere di Welles, compiute e incompiute, ad aver lasciato il segno, ma anche la sua stessa vita, vissuta come una creazione artistica.
Oltre a tracciare un arco che inizia dalla nascita e termina con la sua morte, lambendone l'infanzia travagliata, il documentario riesce a esplicitare con efficacia il contributo di Welles al Teatro, al Cinema, nonché il suo ruolo di anticipatore critico della potenza dei mass media, ricordando la genesi della famosa trasmissione radiofonica della versione riveduta e corretta della Guerra dei Mondi di H.G. Wells.
A questo si aggiungono immagini di quasi tutti i suoi film esistenti, dal primissimo Hearts of Age a spezzoni di opere incompiute come il Don Chisciotte, figura che sembra essere maledetta al cinema, come ben sa Terry GIlliam.
Tra le varie interviste e contributi, non posso non ricordare quello di Julie Taymor, regista Tony Award per importanti produzioni di Broadway, che spiega con efficace sintesi come prima che al cinema il suo genio abbia cambiato il Teatro.
A parlarci del Welles privato ci pensa la figlia maggiore, ma anche il regista Peter Bogdanovich che da amico personale, oltre che suo stretto collaboratore, riesce a spiegare quanto in fondo non ci fosse soluzione di continuità tra l'uomo e l'artista.
La sequenza di interventi di artisti del cinema è lunga e prestigiosa, basta dire che oltre al già citato Bogdanovich troverete contributi di nomi prestigiosi come Jeanne Moreau, Peter Brook, Costa-Gavras, Steven Spielberg, Martin Scorsese, Richard Linklater, Frank Marshall, Paul Mazursky, Wolfgang Puck e Norman Lloyd.
Per alcuni di loro, forse con eccesso di enfasi, Quarto Potere, realizzato da Welles a soli 25 anni, rimarrà per sempre "Il Film", l'opera che ha detto tutto quanto si poteva dire sul cinema.
Il documentario per fortuna va oltre e ricorda per esempio le lotte di Welles per togliere i titoli di testa dal famoso piano-sequenza in L'Infernale Quinlan, o l'importanza di Falstaff, opera che chiuse un ideale corto circuito tra cinema e teatro. Va ricordato infatti che Welles diresse la sua prima rappresentazione shakespeariana a 14 anni!
Non mancano ovviamente i contributi dalla viva voce di Welles, interpretazione autentica di un personaggio "larger than life", capace con il suo fascino di ammaliare alcune delle donne più belle del mondo, tra le quali Rita Hayworth.
Se dopo la visione di questo documentario non vi verrà la voglia irrefrenabile di vedere qualsiasi cosa sia stata diretta da Welles, non siete amanti del cinema.
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