Cecilia Randall, autrice di Hyperversum, è stata così gentile da scambiare con noi quattro chiacchiere sui propri lavori a partire da Gens Arcana, che pur mantenendo il contesto storico che impreziosisce ogni lavoro della Randall, si discosta molto dal XIII secolo di Hyperversum.

Dopo i tre libri della precedente Saga l'autrice cambia registro spostando l'azione narrativa nel Rinascimento intrigata dall’idea di provare finalmente a far muovere sulla scena personaggi italiani, ed appena individuato il periodo storico, le è subito balenato alla mente il nome “Firenze”. Il resto è venuto di conseguenza come l’idea di base della sfera degli elementi degli Arcani, derivante dalla fisica di Aristotele. La stessa autrice precisa di non amare l'uso della magia fine a se stessa nei propri romanzi, troppe volte ha visto nei fantasy generiche “magie” che funzionano “perché sì”, senza una teoria di base. Quindi per spiegare i poteri genetici degli Arcani ha scelto di partire dalla filosofia greca e da una visione della natura ben conosciuta nel Rinascimento, a cui ha fatto le sue aggiunte personali.

Passando poi al celebre e già citato Hyperversum, ci siamo divertiti a chiedere se Cecilia Randall giocherebbe alla propria, immaginaria, creazione ludica ottenendo un secco diniego.

Se esistesse davvero la possibilità di "passare di là", non correrebbe mai il rischio dichiarando di non amare il pericolo, vivere nel passato non sarebbe davvero adatto a lei che afferma con certezza "sto bene nella mia epoca!“

<i>Hyperversum</i>
<i>Hyperversum</i>

Con Hyperversum Cecilia Randall ha voluto creare la propria e personale versione di romanzo cavalleresco, un testo in cui ha riversato tutte le suggestioni ricevute da letture come l’Orlando Furioso, la Gerusalemme Liberata, le leggende della Tavola Rotonda, Ivanhoe e Robin Hood. Voleva un’atmosfera cortese e cavalleresca e si è lasciata ispirare anche dai propri studi sullo Stilnovo e per quanto riguarda la caratterizzazione di Isabeau, la sua descrizione è presa proprio dalle donne idealizzate di Dante e Petrarca.Proprio riguardo ai propri personaggi, l'autrice afferma non essere mai facile gestire un personaggio, inventato o storico che sia, perché bisogna saperlo rendere credibile. La difficoltà con i personaggi storici varia anche a seconda di quanto ne sappiamo della loro personalità e questo dipende dalla presenza o meno di fonti e documentazione a riguardo. Certo, diverso è scrivere un romanzo storico (in cui bisogna restare molto più fedeli alla verità storica) da un fantasy storico (in cui ci sono margini di manovra più ampi). In ogni caso, se si vuole mantenere un fatto storico vero alla base della propria narrazione senza cambiarlo (perché non si sta facendo un’ucronia), allora bisogna documentarsi il più possibile.

Nel suo caso specifico, prendendo come esempio la battaglia di Bouvines descritta nel primo Hyperversum, la Randall ha letto alcuni dei saggi storici più accreditati sull’evento studiando la cronaca della battaglia e in Gens Arcana ha fatto lo stesso per quanto riguarda la congiura dei Pazzi. Passando poi a Millennio di Fuoco, l'autrice ci confida di aver creato i Saahavi immaginandoli come una tribù di origine finlandese, si è quindi ispirata alla mitologia di quel popolo per tratteggiarli.

Nel dar loro vita ha preso gli spunti dal Kalevala, l’epopea nazionale finlandese, immaginando che, nel corso dei secoli del proprio medioevo inventato, quella mitologia fosse diventata una religione.

Gens Arcana
Gens Arcana

Alla domanda riguardo i personaggi storici che hanno ispirato le tattiche militari di Raivo, l'autrice indica come principali fonti: Guglielmo il Conquistatore, battaglia di Hastings; Roberto il Guiscardo, battaglia di Civitate; Riccardo Cuor di Leone, battaglia di Giaffa; Simon de Montfort, battaglia di Muret. Le strategie di guerra di Raivo derivano soprattutto, ma non solo, da queste battaglie, a cui vanno aggiunti molti altri episodi della vita dei condottieri che ha citato.

Leggendo millennio di fuoco ci si rende conto del carattere complesso ed articolato di Raivo ed era da tanto tempo che l'autrice voleva mettere sulla carta il proprio Cavaliere Nero ideale. Lo ha studiato, immaginato, disegnato e sognato talmente tanto da conoscerlo in ogni sua minima sfumatura, gesto o parola. Raivo ha agito, parlato e persino pensato esattamente come voleva l'autrice fin dalla sua prima apparizione sulla pagina.

Abbiamo poi posto all'autrice alcune domande a carattere generale partendo dalle voci secondo cui esista un atteggiamento misogino nell'ambiente del fantasy che Cecilia Randall risponde di non avere mai, personalmente, sperimentato,

Quanto alle influenze sulla propria scrittura, risponde chiaramente che il consiglio “scrivi ciò che conosci”, sia uno dei più importanti e per lei è stato  naturale raccogliere suggestioni dai propri studi classici, di lingue e letterature straniere e dalla sua passione per il medioevo.

Curiosamente l'autrice confessa di essersi approcciata alla lettura fantasy molto tardi, ai tempi dell’università, con Il signore degli Anelli. Quindi il proprio imprinting letterario arriva da altri autori, molto prima di conoscere Tolkien. Personalmente, ritenendo di scrivere romanzi d’avventura, definisce come propri maestri virtuali i grandi romanzieri di quel genere letterario, primo tra tutti Emilio Salgari.