Mai letto Infinite Jest? Se, come me, siete digiuni di David Foster Wallace, The End of the Tour, in Italia dall'11 febbraio per Adler Entertainment, potrebbe essere l'occasione per rimediare. Se non siete immuni al fascino della "rock star della scrittura" – anche solo per sentito dire – il film di James Ponsoldt vi presenterà un autore inedito, ritratto soprattutto nella sua commovente umanità.
Teso tra uno struggente desiderio di normalità e un'irrefrenabile vocazione alla grandezza, il David Foster Wallace portato sullo schermo da Jason Segel, noto soprattutto per il ruolo di Marshall in How I Met Your Mother, è allo stesso tempo il ritratto dell'americano medio e la sua negazione: è solo, sciatto, forse guarda tutti dall'alto per via della sua superiore intelligenza, vorrebbe approfittare della fama per trovare una donna, ama i suoi cani, combatte una quotidiana battaglia contro la depressione, male che, nel 2008, lo porterà a togliersi la vita.
A tracciarne l'ambivalente e commosso elogio funebre è il collega scrittore David Lipsky (Jesse Eisenberg), che trascorse con Wallace cinque giorni per scrivere un'intervista – mai pubblicata – per Rolling Stones. Il viaggio fu occasione per i due David per stringere un'amicizia intensa e profonda, e sebbene i due non si rividero più, i ricordi di Lipsky e il nastro su cui furono registrati i discorsi di quelle cinque giornate finirono nel libro Come diventare se stessi, pubblicato da Lipsky dopo il suicidio di Wallace.
Ben scritto e ben recitato, The End of the Tour cattura il senso di equilibrismo della fine degli anni Novanta – la storia si svolge nel 1996 – e racconta una realtà che alcuni ricordano e altri no, vicina eppure inequivocabilmente passata, restituendo, allo stesso tempo, il ritratto di un uomo ricco di contraddizioni e coerente con le proprie convinzioni profonde. Un film di cui vi consigliamo la visione.
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