Dicembre 2007. Sulle pagine virtuali di Fantasy Magazine veniva pubblicata la recensione del libro di un'autrice allora esordiente, Cassandra Clare. Il romanzo in questione, Città di ossa, era il primo volume della serie The Mortal Instruments. Da allora sono passati quasi dieci anni e di libri la Clare ne ha pubblicati molti altri: l'universo degli Shadowhunters conta oggi nove volumi, con un decimo previsto per maggio 2016. Perché ci tengo a sottolinearlo? Quella recensione è il primo articolo che io abbia scritto per Fantasy Magazine. Raccontarvi l'episodio pilota della serie TV ispirata proprio a quel libro, nove anni e (circa) novecento articoli dopo, è per me una grande emozione!
Capirete che mi piacerebbe potervi dire che il primo episodio di Shadowhunters, The Mortal Cup, è bello, bellissimo, perfettissimo. Tuttavia non sarebbe vero, perché questo pilot, andato in onda su ABC Family in Usa il 12 gennaio e disponibile su Netflix (versione italiana) dal giorno successivo, ha luci (poche) e ombre (molte).
Senza scendere in dettagli che potrebbero rovinare la visione a chi non ha letto – o non ricorda – i libri, dirò che sono stati cambiati alcuni punti della trama ma che tutte le modifiche rispondono a una logica ben precisa e, in alcuni casi, sono funzionali all'introduzione e caratterizzazione di personaggi che avranno – o potrebbero avere – un ruolo di rilievo nello sviluppo della storia. La caratterizzazione dei personaggi, nel complesso, risulta fedele alle intenzioni della Clare. Tuttavia è qui che iniziano i problemi: con la recitazione. Gli attori, senza esclusioni, sembrano poco affiatati e poco convinti durante gli scambi, quasi fossero imbarazzati da ciò che devono dire e fare. Non aiuta il montaggio che, in svariati casi, incide in negativo sul ritmo, sia a livello generale – con passaggi troppo veloci – che per quanto riguarda le singole scene, che "accadono" sotto gli occhi dello spettatore quasi svogliatamente. Ed è un peccato perché, almeno a giudicare dalle immagini promozionali diffuse prima della trasmissione della serie, sembrava che fosse stato fatto un casting migliore rispetto al film del 2013 con Lily Collins e Jamie Campbell Bower.
Gli effetti speciali non brillano per efficacia o innovazione, anzi: contribuiscono a dare alla serie, almeno per quanto se ne è visto finora, un'aria sciatta, che fa rimpiangere le aspettative troppo alte nate dall'efficace campagna PR realizzata negli scorsi mesi. Consigliamo la visione solo a chi ama senza riserve i romanzi di Cassandra Clare ed è disposto a chiudere un occhio sulla performance del cast e in particolare su Katherine McNamara, che di Clary Fray ha poco o nulla.
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