Pianeta Terra. Oggi.
La giovane Cassie (Chloë Grace Moretz) di aggira per un paesaggio post-apocalittico, uccidendo per non essere uccisa.
In flashback scopriremo i motivi delle peripezie di Cassie.
Tutto è cominciato, come in migliaia di altre storie, con navi aliene sospese sul cielo. Poi sono arrivati gli attacchi, le onde.
La prima è stata un impulso elettromagnetico che ha di fatto annullato l'elettricità e quindi le difese del pianeta. Poi è arrivata l'acqua. Una marea gigantesca che ha sommerso gran parte delle aree costiere. Poi una malattia, parente dell'influenza aviaria, ma più letale.
Ma gli alieni, chiamati Gli Altri, hanno in serbo altre sorprese.
Non dovrei raccontarvi molto del resto del film, che dovrebbe vivere di twist, di sorprese.
Cassie è alla ricerca dal fratellino Sammy (Zackary Arthur), in pratica deportato e arruolato a forza dall'esercito degli Stati Uniti per fare parte di un'armata di ragazzi contro gli alieni, comandata dal Colonello Vosch (Liev Schreiber).
La situazione che porta a questa separazione, genera due trame parallele:
- le peripezie di Cassie negli Stati Uniti, che la portano all'incontro con uno dei bellocci del film, il sopravvissuto Evan Walker (Alex Roe), che l'aiuterà non solo contro gli alieni, ma sarà anche fonte di palpitazioni sentimentali;
- l'addestramento in questo improvvisato esercito di resistenza di un gruppo di ragazzi, con dinamiche che ricordano una versione molto edulcorata del Gioco di Ender, avente per protagonista l'altro belloccio del film (poteva mancare una sorta di triangolo in un prodotto YA?), Ben Parish (Nick Robinson), che prende Sammy sotto la sua ala protettiva, e rimane colpito e affascinato dalla bella guerriera Ringer (Maika Monroe).
Queste due trame, destinate a incrociarsi, andranno avanti senza sorprese, senza twist che non fossero prevedibili sin dal primo fotogramma. Con "rivelazioni" che sono tali solo se, sopraffatti dalla noia, vi eravate distratti schiacciando un pisolino.
Il vero problema di La Quinta Onda non è il suo essere un prodotto totalmente derivativo, con tante idee saccheggiate ovunque. Il vero problema è il non riuscire ad aggiungere qualcosa alla miscela che faccia sembrare leggermente diverso il tutto. La vera differenza è il come l'operazione è condotta.
Non c'è visivamente alcuna trovata che renda la narrazione per immagini accattivante. La regia è piatta e didascalica. Gli attori sono quasi tutti inespressivi e non convincono neanche l'ex Hit Girl e il veterano Schreiber.
I buchi logici della storia sono autentici crateri, nei quali precipita senz'appello una operazione che, se fosse stata televisiva, difficilmente avrebbe portato a un'ordine della serie da parte di un possibile compratore.
I dialoghi, involontariamente comici, sembrano presi da una parodia.
Il finale aperto, con il rinvio dello scontro finale con gli alieni destinati a futuri episodi, appare, dato il modesto risultato, una minaccia più che una promessa.
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