Facciamo una premessa, perché raccontare la trama di Codice 999 è davvero complicato. C’è una banda di criminali di cui fanno parte anche due poliziotti corrotti e uno di questi è costretto dalla mafia russa a fare una rapina estremamente rischiosa perché il figlio gli è stato rapito. Uno dei due agenti ha un nuovo partner parente di un detective della polizia, e per questo è visto come un fastidioso raccomandato. Quando la banda mette in piedi il colpo, decide che l’unico modo per avere abbastanza tempo senza che gli sbirri accorrano immediatamente sul posto è quello di attuare un Codice 999. In tal modo viene chiamata in gergo la situazione in cui un poliziotto viene ferito e tutti gli agenti si mobilitano per fermare l’assassino.
Codice 999 ha la trama di un film tipico di Hong Kong: malavita, polizia corrotta e crimine che s’intrecciano in una spirale distruttiva. Tutti i personaggi sono maledetti, dai criminali disperati, ai poliziotti corrotti al boss della mafia russa (una bellissima Kate Winslet), ai buoni tutti disillusi o ossessionati dal proprio ruolo. Anche Casey Affleck che interpreta l’agente sacrificabile e l’unico personaggio positivo del film, vede il proprio lavoro come una missione difficile da togliersi di dosso anche quando è a casa con la moglie. Il detective interpretato da Woody Harrelson è un alcolizzato che forse ha pagato troppo caro il proprio mestiere. Sullo sfondo Atlanta come un girone infernale, tutta costruita da quartieri nei quali è meglio non entrare, e dove per strada vengono ritrovate macchine con teste mozzate.
John Hillcoat in alcune scene dimostra addirittura uno spirito documentaristico mostrando passo passo l’irruzione della polizia in uno di questi quartieri “caldi”, non lasciando niente né al montaggio né all’immaginazione. Cosa manca allora? Partiamo con il dire cosa c’è di troppo nei 125 minuti di Codice 999, appesantito da sotto trame non indispensabili. Ciò che manca invece e che caratterizza così bene la cinematografia action di tanto cinema cinese è il senso dell’epica, che non sta solo nei rallenti alla John Woo ma nel senso shakespeariano dell’inevitabilità del fato. Manca il gigantismo in grado di trasformare in materiale narrativo la banalità del male.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID