Whiskey Tango Foxtrot è un acronimo abbastanza noto. È più meno quello che esclama la redattrice di notiziari televisivi Kim Baker (Tina Fey), quando si rende conto di essere stata selezionata tra i redattori per ricevere la proposta di diventare reporter di guerra in Afghanistan perché quarantenne single. D'altra parte ella stessa fa un magro bilancio di cosa è la sua vita: molta solitudine, un rapporto con un fidanzato che non sembra andare da nessuna parte, tanta insoddisfazione lavorativa.
Pertanto, completamente ignara di cosa andrà ad affrontare, s'imbarca per una missione che dovrebbe durare tre mesi e che invece si protrarrà per tre anni.
Un periodo di tempo che ovviamente non la lascerà per come l'ha trovata, durante il quale crescerà professionalmente e umanamente, vivendo le follie e le sregolatezze di un ambiente nel quale, fuori dall'ambito professionale, tutti sembrano più o meno fuori di testa.
Tanti personaggi puntelleranno questa esperienza, tante interazioni le consentiranno di guardarsi dentro, mentre una sorta di dipendenza da pericolo, da scosse di adrenalina crescerà sempre più?
Saprà Kim comprendere quando è il caso di fermarsi, prima di considerare la follia che la circonda come "normale"?
Oltre che sulle situazioni oggettivamente pericolose, sulle scene ad alta tensione, Whiskey Tango Foxtrot (liberamente ispirato al libro della vera reporter Kim Barker, The Taliban Shuffle: Strange Days in Afghanistan and Pakistan, inedito in Italia) si basa sulle interazioni umane dei personaggi, mescolando efficacemente commedia sia sofisticata che sboccata (Glenn Ficarra e John Requa sono gli sceneggiatori di Babbo Bastardo) e le atmosfere drammatiche. Una miscela gestita con grande senso della misura e supportata da un grande cast.
Se Margot Robbie (la spregiudicata reporter Tanya Vanderpoel), Martin Freeman (il cinico fotografo freelance Iain MacKelpie) e Alfred Molina (l'erotomane politico afgano Ali Massoud Sadiq) sono le tre figure con le quali si troverà più a interagire, ancora più interessanti sono i duetti con Billy Bob Thornton (il generale Hollanek, un militare molto pragmatico e tutt'altro che retorico) e Christopher Abbott (il medico/autista Fahim Ahmadzai che in alcuni momenti è la sua coscienza). Non vanno dimenticati anche Nicholas Braun (il cameraman Brian l'Alto), Sheila Vand (la bellissima Shakira Khar), e Stephen Peacocke (il bodyguard contractor Nic). Last but not least, Evan Jonigkeit (il caporale Coughlin, che avrà con Kim un intenso confronto finale, molto importante nello stabilire il tono del film e il suo approccio all'intera tematica del significato della guerra in Afghanistan).
Quest'ultimo, dotato di quel fisico che può attirare una donna anche in contesti normali, consente di introdurre uno dei temi meglio esplorati del film, ossia di come siano ridefiniti i parametri sociali e di attrazione a seconda del contesto.
Kim non si sente attraente, si giudica appena sufficiente, ma è la stessa Tanya, una donna che attirerebbe l'attenzione anche a New York, a definirla un 9,5 nella "scala Ka-Boule" (gioco di parole traducibile facilmente come Ka-Bolla). Lei ovviamente si definisce un 15, ma poco importa. Ben lungi dall'essere un discorso sessista (la stessa ridefinizione di scala vale per gli uomini), è uno dei tasselli che consente a Kim di prendere consapevolezza di sé, comprendendo anche quanto sia contrastante con l'esigenza di nascondere anche i minimi accenni di femminilità per esigenze sociali.
La capacità di miscelare le atmosfere, gli equilibri tra istanze ed esigenze contrastanti e gli scontri di intenzioni, rendono Whiskey Tango Foxtrot un film divertente anche se non disimpegnato. Un film da vedere.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID