Cile, 1973. Il primo 11 settembre che la storia dovrebbe ricordare è il giorno in cui un colpo di stato dell'esercito cileno, comandato dal generale Augusto Pinochet, depose e poi uccise il Presidente regolarmente eletto Salvador Allende.
Ho detto dovrebbe perché altre commemorazioni, sia pur legittime, oscurano questa memoria.
Il cinema in questi anni sta cercando, dopo il ritorno del Cile alla democrazia in seguito a un referendum del 1988, di recuperare questa memoria, talvolta insabbiata con dolo.
I protagonisti di Colonia sono Lena (Emma Watson) e Daniel (Daniel Brühl) due giovani tedeschi che si trovano in Cile proprio nel 1973.
Daniel in particolare è molto impegnato nel sostegno al governo di Allende, mentre Lena, pur ammirando la passione politica del suo amore, non è particolarmente coinvolta.
Quando il giorno del colpo di stato Daniel viene imprigionato come oppositore politico, Lena scoprirà che il ragazzo è stato portato a Colonia Dignidad, una sorta di congrega religiosa, comandata da una sorta di santone, Paul Schäfer (Michael Nyqvis), che gode di ampie complicità nel nuovo governo cileno.
La giovane Lena decide di trascurare il suo sicuro lavoro di assistente di volo alla Lufthansa per presentarsi alla colonia come aspirante adepta, allo scopo di trovare un modo di portare Daniel via di lì.
Lena scoprirà che la colonia non solo è più di un ritiro spirituale di una setta, ma che ha un ruolo importante nel regime che vige in Cile.
Lena e Daniel non sono il numero 6, Schäfer non è il numero 2, pur tuttavia Colonia e la vera storia di Colonia Dignidad dimostrano quanto fosse azzeccata la metafora del profetico Il Prigioniero.
Colonia di Florian Gallenberger con il linguaggio del cinema di genere, in questo caso il thriller mozzafiato, racconta una storia importante e pregnante.
La sceneggiatura ha tutti i tempi giusti, il ritmo giusto per appassionare e intrattenere e, allo stesso tempo, fare riflettere.
Emma Watson, autentica e totale protagonista del film, dimostra la sua avvenuta maturità artistica con ottimo affiatamento con i bravi Daniel Brühl e Michael Nyqvis. La crescita di Lena in consapevolezza di sé e di coscienza politica è tangibile in modo emozionante.
Un film da vedere, per non dimenticare.
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