La battaglia degli imperi – Dragon Blade è il nome con il quale arriva in Italia questo film storico di produzione cinese, ma che strizza l'occhio ai mercati internazionali.
L'ambientazione è la Cina della Dinastia Han, Huo An (Jackie Chan) è il comandante di un gruppo di guerrier che protegge la Via della Seta. Si troverà coinvolto suo malgrado in una faida complicata quando dovrà fronteggiare un nemico inaspettato: una legione romana in fuga, comandata da Lucio (John Cusack). Il centurione è il protettore del piccolo Publio (Jozef Waite), figlio di un console romano, braccato dal fratello maggiore Tiberio (Adrien Brody) che vuole ucciderlo per non avere rivali nella successione al potere.
Dapprima nemici, Huo e Lucio e i loro uomini impareranno a conoscersi, diventando alleati nella lotta contro un nemico all'apparenza superiore, per fronteggiare il quale dovranno cercare alleati nelle 36 nazioni che si affacciano sulla Via della Seta, tra i quali la bella principessa Moon (Li Peng).
Siamo davanti a quelli che con un tono un po' dispregiativo siamo abituati a definire "polpettoni". C'è un po' di tutto nel film, soprattutto tante battaglie, scene più o meno di massa con tante truppe replicate in cgi, enfasi, amicizia, senso dell'onore sparso ovunque con ridondante retorica. Una ricetta che in Cina è piaciuta molto, con circa 116 milioni di dollari incassati a fronte del budget record (per una produzione cinese) di 65 milioni di dollari ma che ha già lasciato tiepidi i mercati occidentali in cui il film è uscito.
Da parte non sono completamente deluso da un film che ritengo vada parecchio contestualizzato.
Intanto perché la versione arrivata in occidente è di 103', mentre in origine era di 127'. Non si tratta di un minutaggio fuori dagli standard, per cui lascia stupiti. Bastano venti minuti di tagli a giustificare i salti logici e le apparenti incoerenze della sceneggiatura?
Va detto che il concetto di coerenza narrativa in oriente non ha la stessa importanza che gli diamo dalle nostre parti. Stiamo parlando di un film che parla un linguaggio dell'intrattenimento diversissimo da quello nostro. Il tentativo di sfondare sui mercati internazionali è affidato alla sola aggiunta della visione sul mondo occidentale, a una Roma parecchio mitizzata, con attori che, bontà loro, recitano più per il mutuo che per la gloria. John Cusack e Adrien Brody sono due degli attori migliori della loro generazione, ma qui essenzialmente pensano a divertirsi a giocare all'antico romano buono contro l'antico romano cattivo.
Contestualizzando tutto, considerata la spettacolarità dell'insieme, delle coreografie della scene d'azione curate dallo stesso Chan, si può considerare uno spettacolo che intrattiene più o meno come alcune produzioni direct to video che si trovano nell'offerta delle tv on demand. Aspettarsi di più era veramente difficile. Ci si può comunque divertire.
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