Dopo Le vie della Fame e Le vie dei Mestieri, tocca a Le Vie dei Pensieri, come a volerci suggerire che questi primi 3 volumi siano stati una specie di giro turistico per il mondo di Ut, una sorta di introduzione, e che dal prossimo numero, intitolato Gli Uomini se ne Vanno, gli Arrabbiati Restano si entrerà nel vivo della storia. In realtà ci sembra che di carne al fuoco, seppur con varie deviazioni e false piste, ne sia già stata messa parecchia.
Dopo il secondo volume, con la sua storia apparentemente un po’ slegata dalla trama principale (anche se siamo abbastanza sicuri che rivedremo alcuni di quei personaggi), si torna a concentrarsi sulla ricerca di Iranon delle Case.
Subito nelle prime pagine, ecco qualche novità: le Case, che ci era stato detto essere morte e scomparse ormai da lungo tempo, potrebbero tornare dal loro esilio se Iranon avesse successo nella sua raccolta di informazioni. Una prospettiva che spaventa a morte alcuni dei personaggi più influenti del mondo di UT perché, a loro dire, se succedesse, gli effetti potrebbero essere catastrofici.
Ma quali sono i poteri delle Case?
Ovviamente nulla ci viene detto chiaramente. Qualcosa ci viene accennato e qualcosa d’altro possiamo tentare di intuire da accenni e mezze parole.
Uno degli indizi più importi ci viene da Ut e dal suo rapporto con Leopoldo, il gatto (che ancora una volta diviene motore degli eventi). Come già abbiamo detto, nel mondo di UT nessuno nasce e nessuno muore (se di morte violenta), ciascuno di questi esseri antropomorfi vive centinaia di anni, sempre con lo stesso aspetto. Ma Leopoldo è un gatto normale, è nato e un giorno dovrà morire. Ut, nella sua ingenuità un po’ bambinesca, naturalmente non lo accetta, vorrebbe che il suo amico a quattro zampe resti con lui per sempre.
Come fare?
In questo possono venirgli in aiuto le case. Sembra, infatti, che, quando esistevano, se qualcosa vi entrava, poi ne usciva trasformato. Non è chiaro se la trasformazione avesse effetto sull’originale o se a uscire era una copia, leggermente diversa, più simile a Ut e agli altri esseri antropomorfi, dunque immortale. Ma a Ut questo basta, se c’è un modo per tenere Leopoldo con sé per sempre, allora muoverà mari e monti per trovarlo.
La ricerca delle Case, che inizialmente era solo di Iranon, quindi, diviene di entrambi, seppur per ragioni diverse, e questa alleanza ha subito effetti dirompenti. Vedremo dove li porterà nei prossimi numeri, ma l’impressione è che quei due, insieme, possano fare grandi cose (e grandi danni).
Tra i personaggi che incontriamo in questo Le Vie dei Pensieri e che partecipano a dare il titolo all’albo, sono i filosofi. Pensare, nel mondo di UT, è qualcosa di difficile e non potrebbe essere altrimenti, visto che, come abbiamo visto soprattutto nel primo albo, tutti sono guidati solo dai loro istinti. Così difficile che i filosofi, per riuscire a gestirlo, sono in 15 a dividersi uno stesso pensiero, e non è un caso se portano i nomi delle ossa del cranio.
Anche loro, come altri, cercano di portare i nostri due protagonisti fuori strada, nel tentativo di sviarli dalla loro ricerca delle Case, eppure è proprio dal personaggio da cui meno ci si sarebbe aspettato, che arrivano alcune informazioni essenziali.
Cosa è vero? Cosa è falso? A chi credere? E siamo poi sicuri che le informazioni, anche se fornite in buona fede, siano assolutamente veritiere? Potrebbero solo essere menzogne riportate perché credute vere.
A questo punto la vicenda, che già era misteriosa all’inizio, riesce a diventare ancora più strana.
Sembra, infatti, che il mondo degli uomini, un tempo, esistesse. Uno dei personaggi che incrociamo, infatti, dice di essere la copia (seppur imperfetta) di una bambina esistita un tempo. Che sia il risultato dell’ingresso della bambina originale in una delle Case? Potrebbe essere e questo spiegherebbe anche perché lei ha due sorelle, più o meno simili e più o meno perfette.
Eppure c’è un particolare che sembra non quadrare. Uno dei motivi per cui le Case fanno tanta paura è perché, oltre alle copie, erano in grado di generare anche degli “originali”. Da quello che si intuisce, Iranon è uno di quelli e le tre sorelle sono la copia di un’altra originale: IV. Il cui nome si presta a una doppia interpretazione: 4 in numero romano, in quanto descritta come quarta originale, ma anche letto come scritto, così simile alla pronuncia del nome inglese Eve, cioè Eva; che possa essere la capostipite di una possibile nuova razza? Proprio la nascita di nuove razze, ad opera delle Case, è uno degli effetti catastrofici paventati, capaci di mettere sotto sopra il mondo di UT.
A latere, Yersinia ottiene da Ut ancora un pezzettino della storia che le stava raccontando. Ma questa volta qualcosa scatta, un pensiero, una correlazione, seppur strana (ma cosa non lo è in questo mondo) e apparentemente impossibile. In questo mondo tutti, forse, sono copie, mentre gli originali (a parte Iranon e la nuova arrivata IV) non esistono più. Nel racconto, invece, è l’esatto contrario: esistono solo originali e le copie sono bandite, di qualsiasi cosa ne può esistere solo una versione. Può essere che la storia conosciuta da Ut abbia qualcosa a che fare con le case? E se sì, in che modo?
L’impressione è che questo terzo volume, ancor più del primo e del secondo, spinga l’atmosfera verso l’onirico, il metaforico. Mentre il secondo, pur con tutti i suoi simbolismi, sviluppava una sua storia che sembrava essere ambientata in un mondo particolare, strano, ma per certi versi “reale”, questo “Le Vie dei Pensieri”, per quello che ci sembra svelare sul mondo di UT, ci fa sembrare tutto quanto mostrato come una sorta di allegoria. Proprio questi indizi sulle Case, sulla vera natura degli esseri antropomorfi che vivono in questo mondo, sono tutti elementi sparsi per la narrazione che sembrano voler essere allegoria di altro. Come se tutto quanto fosse solo la rappresentazione disegnata di qualcosa d’altro: i personaggi, le Case, le situazioni come metafore che simboleggiano altro.
Misteri si sommano a misteri e domande si sommano a domande. Per ogni cosa nuova che si apprende, più che sollevare il sipario e darci un nuovo pezzo del puzzle, sembra al contrario che scenda una nuova cortina a rendere più nebuloso il disegno, mentre i contorni si allontanano e l’affresco generale diventa sempre più grande.
Dopo l’abbuffata di simbolismi de Le Vie dei Mestieri, questa volta c’è qualche metafora in meno, ma si gioca di più con i nomi a rivelare (o a nascondere) segreti e attitudini. Non è un caso, infatti, che nella versione da fumetteria dell’albo, diverse delle pagine di approfondimento siano dedicate proprio a spiegare l’origine dei nomi dei personaggi. Se per alcuni poteva essere palese o facilmente intuibile: Iranon dal personaggio omonimo del racconto di Lovecraft, Decio da Decio Canzio, storico direttore generale della Bonelli, Caligari dal film Il Gabinetto del Dottor Caligari, per altri possono esserci delle sorprese: come nel caso di Yersinia, che prende il nome dal bacillo della peste “Yersinia Pestis”.
Sempre negli approfondimenti, scopriamo anche perché Leopoldo, uno dei personaggi fin qui più importanti della serie (senza che abbia, apparentemente, fatto nulla), sembri cambiare aspetto ogni volta che viene disegnato. Non si tratta di un errore, ma di una scelta voluta, quasi che non stia a rappresentare un gatto singolo, bensì una sorta di archetipo del gatto. Per dargli questi aspetti diversi, a Roi non c’è voluto molto: gli è bastato alzare lo sguardo dalla tavola da disegno e lasciarsi ispirare, di volta in volta, da una diversa delle sette palle di pelo che vivono in casa sua.
La copertina dell’edizione variant è, in questa occasione, di Fabrizio De Tommaso ed è, finora, quella più diversa dall’originale. Mentre nei primi due casi è come se l’artista chiamato a realizzarla avesse, semplicemente, dato una sua interpretazione dell’originale (seppur particolare o più iconica e simbolica), in questo caso il soggetto è completamente diverso. In quella da edicola Roi gioca con l’uomo vitruviano di Leonardo, sostituendovi Ut, mentre in quella variant, De Tommaso va in tutt’altra direzione. In quest’ultima, al centro dell’attenzione, c’è Ut che tiene in mano Leopoldo: i due si guardano vicendevolmente negli occhi come a ricercarvi qualcosa.
Ogni nuovo numero riesce ad aggiungere qualcosa alla storia e all’ambientazione, ma sempre senza mostrare troppo. Con questo terzo volumetto siamo ormai arrivati a metà della vicenda e il fatto che con il prossimo si abbandonerà l’elenco delle Vie nel titolo, sembra il segno che davvero si sia arrivati a un punto di svolta. Cosa succederà da qui in avanti, però, non ne abbiamo la minima idea. La curiosità è tanta e Roi e Barbato sono riusciti a tenere altissima l’attenzione fino a qui, così come sempre più alte sono le aspettative per ciò che ancora ci aspetta.
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