La prima cosa che si nota aprendo Il Ritmatista di Brandon Sanderson, prima ancora di iniziare a leggere, sono i disegni. Ce ne sono di grandi, schemi di difese e informazioni sul funzionamento della ritmatica, prima dell’inizio di ogni capitolo, e ce ne sono di piccoli, legati a particolari episodi della storia, inseriti lungo tutto il volume. Le linee sono volutamente grezze perché i disegni che compaiono in queste pagine sono quelli che un Ritmatista potrebbe tracciare sul suolo usando il gesso, strumento fondamentale di ogni attività ritmatica.
Come ha spiegato lo stesso Sanderson , di questo romanzo sono nati prima i disegni e poi la storia, e l’importanza dei disegni per la storia non potrebbe essere più evidente.
Joel ha la passione per la Ritmatica, conosce tutti gli schemi, le variazioni, i punti di forza e le debolezze, ha studiato i grandi duelli, sa tracciare cerchi perfetti… ma non è un Ritmatista. In un mondo in cui la capacità di dar vita alle linee ritmatiche si ha o non si ha, ma non si può apprendere, Joel può solo fare da spettatore di un’attività che lo attrae con una forza irresistibile.
Il romanzo, ideato nei suoi elementi fondamentali da Sanderson prima ancora del suo coinvolgimento ne La Ruota del Tempo, è stato completato dall’autore molti anni più tardi, quasi come intervallo di riposo fra due saghe epiche. La collocazione dell’opera fra Memoria di Luce Parole di luce riflette il suo desiderio di dedicarsi a qualcosa di più leggero, il che non significa che Sanderson non abbia scritto un ottimo romanzo. La trama è lineare, con la descrizione della vita di Joel all’Accademia e l’indagine su alcune misteriose sparizioni, e il numero dei personaggi molto ridotto: Joel stesso, Melody, una studentessa di Ritmatica incapace di disegnare correttamente gli schemi, due professori, non sorprendentemente uno simpatico e uno antipatico, un ispettore e alcuni degli altri abitanti dell’Accademia fra studenti, burocrati e la madre di Joel.
Ciò che a Sanderson riesce meglio, e che non cessa di stupire, è la sua capacità di creare mondi molto diversi fra loro ma perfettamente convincenti, con un uso della magia rigoroso, dotato di ben precise regole, che diventa spettacolare nelle scene d’azione. Ne Il Ritmatista gli avvenimenti tutto sommato sono pochi, con le indagini che proseguono fra mille interrogativi e spiegazioni su come tracciare le varie difese o sull’uso dei gesseri. Eppure gradualmente nelle pagine emergono la personalità dei protagonisti e le loro motivazioni e fanno capolini inquietanti domande su avvenimenti che sembravano conclusi nel passato.
Le pagine scorrono veloci, in un crescendo che culmina con due duelli finali dalla posta in gioco molto diversa ma perfettamente bilanciati. L’ultima parola è un Continua… che promette di occuparsi dei problemi lasciati in sospeso da questo romanzo, perché anche se all’Accademia le cose sembrano tornate alla normalità Joel sa che non è davvero così e che presto dovrà tornare a dare battaglia.
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