Come sarebbe Martin Mystére se fosse stato inventato oggi?
Questa è la domanda che si è posto Alfredo Castelli nell'ideare questa miniserie che non trova una facile collocazione? Reboot o remake? No, perché la serie regolare è in edicola, quindi non c'è una sostituzione (a parte il fatto che la differenza tra reboot e remake la vorrei tanto sapere).
La storia che un gruppo di sceneggiatori chiamato "I Mysteriani", corrispondente ai nomi di Andrea Artusi, Diego Cajelli, Giovanni Gualdoni, Ivo Lombardo, Enrico Lotti, e Andrea Voglino sembra rispondere alla domanda con la quale ho aperto l'articolo, rivolgendosi a un pubblico nuovo, ma allo stesso tempo al pubblico dei fan, perché si rifà direttamente a un periodo sempre evocato ma mai veramente esplorato della vita dell'archeologo: il suo periodo giovanile in Italia, a Firenze per l'esattezza.
Non si tratta però di un prequel, poiché il mondo descritto è quello attuale, con i nostri moderni smartphone, pertanto potremmo dire che è il racconto di quelle "Martin Mystére Chronicles" che i fan hanno auspicato per anni (penso alla famosa invasione di api fronteggiata con Orloff in Brasile, di cui non ricordo sia mai stata raccontata la storia), trasportato in avanti di trent'anni.
Castelli in tutto questo c'entra solo come supervisore, che lo sguardo sia originale e indipendente è chiaro nella lettura. Gli autori si sono presi la responsabilità di narrare il "loro" Martin Mystére per intero.
Mystére rimane comunque il colto avventuriero, sensibile al fascino femminile tanto quanto disposto a inseguire tesori. Forse un po' meno logorroico, un po' meno auto-ironico, perché è ancora in quell'età nella quale ci si prende molto sul serio.
Se poi siete lettori esperti e pensate dopo poche tavole di comprendere dove andrà a parare la storia, vi annuncio che il finale qualche svolta interessante ce l'ha, ovviamente tengo la bocca cucita per lasciarvi il piacere di scoprirlo.
La storia architettata dai Mysteriani, con i gradevoli disegni di Fabio Piacentini, disegnatore dotato di un buon senso della tavola e dello storytelling, è auto-conclusiva, ma si avverte la presenza sottile di una trama orizzontale, che attraverserà i dodici episodi. Il finale di questa storia verrà ripreso dall'inizio della successiva, che recensiremo a breve.
L'inizio promette bene.
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