Chiariamo prima un punto: siamo tutti d'accordo che Independence Day del 1996 sia tutto sommato un film sopravvalutato?
Ci siamo divertiti all'epoca a vedere Roland Emmerich costruire con un budget tutto sommato limitato astronavi aliene minacciosissime che radevano al suo le nostre principali metropoli, Will Smith che "spaccava il culo a E.T.", Bill Pullman che dopo uno dei discorsi più retorici della storia del cinema guida l'ultimo assalto, Jeff Goldblum fare la sua parte da genietto scardinando i sistemi informatici di una nave aliena dotata di un sistema Windows 95 compatibile, vulnerabile ai nostri programmi virus.
Lo abbiamo sfottuto per anni, perché, nonostante fosse un evidente B movie, con dialoghi, trama e personaggi del tutto risibili, era talmente fatto meglio della media della serie B dell'epoca da fare passare sopra più o meno a tutto.
E Roland Emmerich ha continuato dopo quel film a sfornare film fatti con un sacco di soldi (ma meno di altre produzioni spettacolari) e tanti buoni attori, ma B movies nel DNA, pieni zeppi di altre incongruenze e pecche memorabili, ma indubbiamente riusciti sul fronte degli effetti speciali.
La lunga premessa è doverosa perché se qualcuno ritiene che realizzare un seguito di Independence Day fosse un offesa a chissà quale perla della storia del cinema, a mia personalissima opinione sbaglia di grosso, perché di un prodotto che ha già in sé il germe della serialità, anche se non di quella buonissima, è più che possibile realizzare un seguito.
La grossa differenza tra il primo e il secondo film è che l'astronave madre degli alieni è più grande. Questa volta non siamo nel nostro mondo, ma in una sorta di utopia ucronica nella quale l'umanità grazie alla tecnologie aliene ha compiuto un'evoluzione impensabile, cessando tutte le guerre interne e riunendosi sotto la bandiera delle Nazioni Unite.
Oddio, non proprio tutte le nazioni si sono allineate se è vero che in una piccola nazione africana hanno continuato la guerra con gli alieni per conto proprio, contro gli occupanti di un'ultima nave sopravvissuta, atterrata proprio al centro del continente.
Da quella nave era partita una sorta di diretta streaming degli eventi del primo film, proprio al pianeta di origine degli alieni. Una versione più pericolosa del "telefono casa", insomma. Cosa fa una buona madre quando i figli le chiedono aiuto? Corre in loro soccorso, portandosi possibilmente componenti della famiglia disposti a menare le mani.
E quindi sono di nuovo botte da orbi sul pianeta Terra. Dei sopravvissuti alla prima invasione aliena all'appello manca solo il Capitano Hiller, morto per ragioni di copione, ovvero perché Will Smith non ha voluto partecipare al film, mentre scopriamo che il Dr. Okun (Brent Spiner) non era morto ma era in coma. Quanto questo sia funzionale alla trama non ve lo posso dire.
In realtà non so quanto veramente la trama sia importante in Independence Day – Rigenerazione. Di dialoghi banali, trovate telefonatissime e motivazioni ridicole per creare pretestuosi attriti tra i personaggi il film è pieno. Uno per tutti, il motivo del rancore tra due dei nuovi acquisti, ossia gli avieri Jake Morrison (Liam Hemsworth) e Dylan Dubrow-Hiller (Jessie Usher), figlio dell'eroe Hiller, che sembrava essere chissà quale dramma e che si rivela del tutto ridicolo.
Gli attori originali sono invecchiati benissimo, anche quelli che erano già anziani all'epoca, come Judd Hirsch nel ruolo di Julius Levinson, il film non si è quindi trasformato in una patetica riunione di vecchi compagni di scuola, ma i nuovi non hanno alcun carisma. Nessuno escluso.
Apro una parentesi chiedendo rispettosamente un embargo sull'uso di Regine Madri (pensavo che tra Borg e Aliens avessimo già dato) e di Astronavi Madre dalle quali dipendono le sorti dell'attacco alieno (ID4, Star Wars Episodio I, The Avengers e Battleship per citare alcuni titoli). Sono espedienti che dovrebbero essere depennati da qualsiasi sceneggiatura.
Lo spettacolo è assicurato, gli effettoni della Weta da ammirare sgranocchiando pop-corn pure. Pertanto se volete divertimento a neuroni spenti il film va benissimo, il suo sporco lavoro lo fa. Di certo attira meno simpatie del suo predecessore e difficilmente lo potremo considerare un film di culto nel 2036, ma uno dei tanti film d'intrattenimento che si guardano e dimenticano facilmente.
Se il finale del primo film era aperto ma non troppo, quello di questo seguito vuole invece aprire gli orizzonti, verso lo spazio, dove la razza umana potrebbe trovare anche delle alleanze nella lotta contro questi alieni senza nome. Se l'ipotesi di un seguito sia una promessa o una minaccia lascio a voi deciderlo.
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