Non è un segreto: Batman V Superman: Dawn of Justice e Suicide Squad, due dei lungometraggi supereroistici maggiormente attesi dal pubblico, hanno ottenuto risultati ben sotto le aspettative sia agli sportelli delle sale cinematografiche che al palato della critica. Gli incassi sono riusciti a coprire degnamente i costi, ma siamo ben lontani dai ricavi che i dirigenti della Warner Bros. avevano preventivato di spremere dal ritorno dell'uomo-pipistrello e dalla sua celebre nemesi violacea.
La comparazione con gli strabilianti successi (al botteghino) della concorrenza Marvel è d'obbligo e i grandi capi sono corsi ai ripari stravolgendo la direzione del proprio organico nella disperata speranza di salvare quel cosiddetto “DC Universe” che rischia di crollare ancor prima di vedere completate le proprie fondamenta. Meno di un mese fa vi sono stati significativi scossoni nella gerarchia Warner, ma l'unico stravolgimento che ha catalizzato veramente le attenzioni pubbliche è stato quello della promozione del fumettista Geoff Johns, ora presidente a capo della divisione cinematografica della DC (almeno su carta, ma ne parleremo più avanti).
Terminata la cerimonia d'investitura vi è stato un attimo di silenzio, ma il quotidiano The Wall Street Journal è riuscito recentemente ha strappargli una prima intervista ufficiale. I concetti che ne sono venuti fuori sono sintetizzabili con la seguente uscita:
In passato credo che lo studio abbia pensato erroneamente: “Oh, i film della DC sono cruenti e cupi ed è questo a contraddistinguerli.” Non potrebbe essere più sbagliato. Si tratta di una visione speranzosa e ottimistica della vita. Anche Batman ne nasconde un barlume in sé. Se non fosse così non cercherebbe di migliorare il domani, si ritirerebbe.
A questo si aggiunge un'uscita del produttore Jon Berg, il quale, facendo riferimento al nuovo film della Justice League, affronta il medesimo punto con un cipiglio molto pragmatico e al limite del lapidario:
Abbiamo accelerato i tempi della storia [di Justice League] in modo da raggiungere la speranza e l'ottimismo un poco più velocemente.
In sostanza le fini menti della DC hanno deciso di fare un passo indietro dal gusto tetro tipico degli anni '90 e avvicinarsi ai colori scanzonati che ormai caratterizzano gli Avengers. Queste posizioni ben risonano se accostate alle impressioni dei giornalisti che hanno avuto la fortuna di visitare il set della soprammenzionata pellicola, cioè che il regista Zack Snyder stia interamente “marvellizando” la sua opera.
Vedremo il prossimo capitolo dell'universo DC con l'uscita di Wonder Woman, ma il girato sulla guerriera amazzone era già in stadio avanzato quando è stato proposto il giro di boa e non ha fatto in tempo ad essere inclusa nella rivoluzione in atto. Sarà Justice League, insomma, a decretare il traballante futuro di Superman e dei suoi fantastici amici; dopo di esso, se tutto va bene, ci toccheranno The Flash (marzo 2018), Aquaman (aprile 2019), Cyborg (aprile 2020), The Green Lantern Corps (giugno 2020) e un film di Batman diretto e interpretato da Ben Affleck (data da definirsi). Parallelamente si discutono film di Shazam, di Booster Gold e di non meglio definite super-eroine (qualcuno ha detto Harley Quinn??) che probabilmente non troveranno mai un vero posto all'interno della saga espansa.
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Quel che si nota subito è una pressante scaletta di scadenze che, come tutti i cinefili sapranno riconoscere, poco si adattano alle effettive necessità di produzione di una pellicola. In effetti pare che gli scadenti risultati dell'universo DC, più che per la mancanza di un sorriso sulle labbra di Superman, siano strettamente legati alle pressioni aziendali che la Warner Brothers impone ai propri registi perché rientrino fedelmente nelle tabelle di marcia, poiché pubblicare un lavoro abbozzato risulta essere un danno economico minore piuttosto che lo scontentare gli sponsor e la sezione di merchandising. Verrebbe da pensare che l'avvento di Geoff Johns possa placare questa decadente tendenza, ma il dettaglio che molti sorvolano è che questi, in ogni caso, dovrà rispondere a Diane Nelson, presidente della DC Entertainment, e non potrà pertanto mai avere l'ultima parola. Certo, gli studios non impongono mai formalmente la loro presenza, anzi ci tengono a specificare che i registi a cui è affidato il lavoro di turno siano sempre in scena e spetti a loro la decisione finale… ma è anche vero che ultimamente molti di loro minacciano di abbandonare il film a metà a causa di conflitti interni.
Un ulteriore problema, stando a quanto piangono i grandi produttori, è la gravosa mancanza di registi disposti a imbarcarsi nella lavorazione di un film supereroistico. Escludendo la trilogia di Nolan, buona parte dei film di genere usciti negli ultimi dieci anni sono stati dati in mano a esimi sconosciuti o a tecnici dotati di un buon occhio, ma incapaci di avere un proprio immaginario. Si tratta in effetti di un cane che si morde la coda, visto che individui di carattere come Tim Burton si sono visti liquidati in quanto la loro visione era troppo impegnativa e rischiosa; persino Zack Snyder, molto più docile, è stato bacchettato per una ormai celebre scena onirica presente in Batman V Superman e pare gli sia stato intimato di esimersi da ulteriori vezzi stilistici.
Ricapitolando, gli studios cercano direttori addomesticabili, economici, che abbiano una visione artistica abbastanza elastica da concedere imperfezioni e che non pretendano cinque anni di riprese per ricavare un prodotto finito, pur in barba al fatto che i registi capaci sono stati in grado di ricavare Ooscar anche da ricconi viziati vestiti da pipistrello o da adolescenti in tutina aderente da ragno. Il punto è chiaro: un film di qualità porta incassi non paragonabili a quelli di un blockbuster spensierato. Se non ci credete prendete in considerazione che The Dark Knight (vincitore di un Oscar) ha guadagnato in totale 515 milioni di dollari in meno di Avengers, a discapito di costi di produzione relativamente simili.
Detto questo, siamo sicuri che togliere il velo di cupezza dai film DC sia un'effettiva soluzione per incentivarne la qualità e non un semplice escamotage per emulare la magica equazione di mercato della Disney e ottenere facili soldoni da un genere che ormai ha stancato anche i VIP che ne fanno parte?
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