La recensione di questo romanzo non sarà né semplice, né immediata.
Per spiegare al meglio questo libro occorre fare una premessa. A qualcuno è mai capitato di vedere qualche opera di Picasso e non riuscire a coglierne il significato? Oppure di vedere un film che ha vinto il premio Oscar, ma di non riuscire ad arrivare alla fine?
Dopo aver terminato di leggere questo romanzo, la sensazione che mi è rimasta, è esattamente la stessa. Altre recensioni presenti in rete decantano questo libro, quindi l'unica conclusione possibile è che questo sia un romanzo che non tutti riescono a comprendere.
Il messaggio che l'autore voleva trasmettere non arriva facilmente.
Normalmente, quando si legge un libro, si ha la necessità di seguire una trama, un filo logico, di avere dei personaggi a cui affezionarsi e vivere un'avventura al loro fianco.
Il demone meridiano non è così. Il lettore non viene accolto in un nuovo mondo o nelle vite dei protagonisti. Non è chiaro se Andrea Morstabilini abbia voluto tenere in disparte chi si approccia al suo libro o se abbia voluto renderlo protagonista.
Il lettore ha difficoltà a sentirsi parte della storia e a capire quello che lo scrittore voleva comunicare.
Nel libro non si fa la conoscenza dei protagonisti, ma delle metafore. Ogni figura presenta un significato nascosto e molto difficile da cogliere. A partire dal demone meridiano, che sembra raffigurare la tentazione di chi ha raggiunto il meriggio della vita, di chi ha superato “il mezzo del cammin di nostra vita".
Il linguaggio è troppo ricercato e ricco; le frasi pesanti e infinite provocano l'effetto di perdere il segno di quello che si sta leggendo. Una scrittura semplice e diretta, a volte arriva più al punto di tante belle parole pompose messe in fila come fosse una sfilata di vanità.
L'ambientazione è tetra e macabra, al limite della decadenza. Ricorda lontanamente i film di Tim Burton, ma è molto più noiosa e ostentata. Il cimitero e i cadaveri in decomposizione sono i veri protagonisti della storia. I personaggi che ci vengono proposti sono: guardiani di cimitero, mummie ritornate in vita che perdono varie parti del colpo, giudici di morti e ragazzini che tentano di fare una seduta spiritica.
I capitoli, quasi tutti della stessa misurata lunghezza, si susseguono senza una connessione, ripresentando vecchie conoscenze o mostrandone di nuove.
La trama, non avendo un inizio preciso, ha una fine indefinita. Quando il lettore chiude il libro rimane con un senso di incompiuto, di vuoto, come se avesse ammirato un quadro senza capirne il soggetto.
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