Uno dei più grandi fumettisti viventi calca le strade di Lucca Comics & Games 2016, per i suoi cinquant'anni la fiera Toscana regala a migliaia di appassionati la possibilità di vedere Frank Miller: il secondo mito vivente del fumetto dopo Stan Lee.
Intervistato dai giornalisti l'autore ha chiarito che dopo The Dark Knight III i suoi prossimi sforzi creativi si concentreranno sulle proprie creature con Serse, una sorta di prequel di 300, in cui affronterà la figura mitologica dell'imperatore persiano prima di tornare per le strade ed i vicoli di Sin City, opera della quale spera di poter presto tornare a scrivere nuovi capitoli.
Ovviamente nel parlare di fumetto con uno dei suoi massimi esponenti viventi include ricordare Will Eisner ed il debito che tutto il mondo di comics, e Miller in particolare, hanno con il creatore di The Spirit, le cui tavole stregarono il giovane Frank portandolo ad avvicinarsi ai romanzi e poi al cinema noir, insegnandogli ad amare, sia su carta che su pellicola, il mondo del B/N.
Miller si dilunga sul lavoro ed il ruolo del fumettista nella società contemporanea descrivendosi come qualsiasi altro artista: un individuo in cerca di un modo per comprendere ed interpretare la realtà imparando a leggerla, riuscendo prenderla in giro con i propri lavori. Una prospettiva sospesa tra ragione e sentimento in cui, ancora oggi, Miller si lascia spesso andare a risposte emotive direttamente connesse ad eventi traumatici.
L'autore tiene a precisare come la singola opera di un fumettista non debba mai essere assunta come espressione assoluta del suo pensiero: lui ad esempio, pur raccontando con ironia la realtà del proprio paese, eccede nel caricare gli eventi rendendoli violenti ed iper cinetici pur credendo fermamente la violenza non sia mai una valida opzione, ma solo un espediente narrativo.
Di questa discrepanza tra pensiero e prodotto si è reso conto analizzando il passaggio dal fumetto al film di 300, un adattamento non semplice che lo ha portato a guardare la propria opera da un diverso punto di vista; e se il cambio di media può uccidere un'opera alterandone le intenzioni, nel caso di 300 il risultato filmico, a detta di Miller, è stato superiore alle aspettative eclissando il fumetto.
Grande sorpresa desta negli astanti la difesa a spada tratta che l'autore fa di Superman: non solo il film di Richard Donner è il cinecomic preferito di Frank Miller, pellicola che trova superiore a qualsiasi rifacimento moderno, allo stesso modo l'uomo d'acciaio è il suo supereroe preferito.
Allo stupore generale per questa affermazione, l'ospite risponde invitando i lettori ad analizzare Il Ritorno del Cavaliere Oscuro spiegando la visione negativa dell'ultimo figlio di Krypton offerta nell'opera milleriana non ne rispecchia il pensiero, ma segue l'ottica narrativa dal punto di vista dell'uomo pipistrello, di cui Kal-El rappresenta la naturale antitesi nel pantheon degli eroi divinizzati creato dalla DC Comics.
Proprio la figura del crociato incappucciato è stata spesso travisata: il suo Batman non è un personaggio muscolare ma un eroe fortemente emotivo posto in aperta antitesi con il detective cerebrale di Brian Azzarello. Quest'ultimo è un autore che Miller considera un vero genio dicendosi felice di poter collaborare con persone di questa levatura, esattamente come con Alan Moore, che con Miller ha fatto parte di un periodo di transizione per il fumetto americano, a cavallo tra silver e bronze age, ispirando molto del bel materiale venuto dopo i loro lavori, sia per Marvel che per DC, avendo così contribuito a creare valido intrattenimento per adulti.
Infine chiude con una precisazione sulle ambiguità del suo Batman, un uomo la cui vera forza, come per ogni altro eroe degno di questo nome, deriva dalle emozioni che ne muovono le azioni: nel suo caso la fede nella giustizia si scontra con la rabbia per la morte dei genitori creando l'intelligenza necessaria a sopperire la mancanza di superpoteri, una condizione che lo mette in condizione di comprendere anche quanto usare la violenza per fermare altra violenza lo ponga sullo stesso piano dei criminali che combatte, rendendolo altrettanto pericoloso.
Miller si rivela quindi non essere un nichilista di estrema destra come da molti supposto, ma solo un uomo cui "Dio non si è mai presentato", rendendolo arguto e cinico quanto basta per essere diventato una leggenda del fumetto mondiale.
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