Un vecchio detto popolare recita: “Il venditore vende ciò che ha”. Comprensibile che produttori (Wizart Animation, CTB Film Company, nelle persone di Sergey Selyanov, Yuri Moskvin, Vladimir Nikolaev) e registi (Maxim Volkov, Andrey Galat) siano felici, dicano parole entusiastiche sul film che hanno realizzato. Altra cosa però è la visione e l’analisi di un prodotto a dir poco retrogrado.
Futile e banale la storia. In un piccolo villaggio, immerso nel verde, vive un gruppo di pecore, il cui unico pensiero è proteggersi da eventuali attacchi dei lupi, che come è prevedibile, si accampano vicino alla residenza ovina. Lo scopo dei lupi è procacciarsi il cibo. Qui si ha una prima separazione che mette in luce l’antitesi fra i due contendenti al ruolo di capo branco: Grey, un lupo buono, progressista, infantile, spensierato e immaturo e Ragear, il lupo famelico di potere, egotico, sanguinario.
Due fazioni abbastanza nette per rappresentare il bene e il male, mancava il cappello bianco e quello nero per identificare ancora meglio qualora non fosse chiaro abbastanza.
Ovviamente Grey, il Peter Pan del cartone animato, non solo dovrà dimostrare al branco e in particolare al vecchio saggio Magra, capo uscente, di essere all’altezza del compito, ma dovrà anche risollevare le sorti della propria vita dimostrando maturità e quindi, sembra proprio consequenziale, unendosi in matrimonio con la più bella lupa della comitiva. Già, perché c’è di mezzo anche Bianca, fidanzata di Grey, che non si capisce cosa faccia nel titolo italiano dato che è un personaggio di contorno, privo di spessore, il cui unico ruolo è quello di lamentarsi delle stupidaggini del compagno, crogiolandosi nell’unica speranza della sua vita: mettere su famiglia con il futuro capo branco.
Grey per dimostrare di essere in grado di sostenere il ruolo va nel bosco, affrontando la sfida con Ragear. Lì incontra dei conigli girovaghi, a metà fra artisti circensi e indovini. Fra questi c’è Mami, una maga, che gli offre una pozione. Grey si trasforma, si mette letteralmente nei panni delle prede, suo malgrado. Così comprenderà cosa significa essere dall’altro lato della barricata. Imparerà anche a gestire le relazioni con le altre pecore, raggiungendo così la maturità necessaria ad affrontare gli impegni sociali e familiari di capo famiglia e capo branco.
Banale, noioso, senza nessuna verve. Anche i bambini sembravano annoiati, abituati a ben altro. Nonostante la bravura tecnica, alcune scene, soprattutto quelle in cui si rappresenta la natura sono molto belle, il cartone animato strizza l’occhio ai grandi, cercando di conquistarli con riferimenti a Star Wars, agli artisti surrealisti, ma riesce solo a ripetere cose trite e senza alcun mordente aggiuntivo.
Francamente insopportabili le figure femminili. Ancora oggi riproponiamo un cliché antiquato di donna, o lupa, o pecora che sia, il cui unico fine è l’accasamento? Inquietanti allora risultano i successi registrati nei paesi in cui questo film, almeno a quanto dice la produzione, ha entusiasmato finora: Russia, Medio Oriente e Stati Baltici, Polonia, Croazia, Slovenia, Serbia, Montenegro, Macedonia, Kosovo, Albania. Possibile che la situazione femminile sia così poco sentita da non far indignare nessuno?
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