Hideo Kojima, noto game designer e produttore videoludico, può finalmente tirare un respiro di sollievo grazie a una premiazione che ha il sapore del riscatto: la sofferta storia con Konami, azienda a cui ha regalato i suoi anni migliori, è terminata ormai da mesi, ma gli umori erano tanto plumbei che ancora se ne parla. I Games Awards gli avevano già assegnato l'Industry Icon Award nel 2015 ma l'azienda di pachinko capitanata da Kagemasa Kozuki gli aveva allora acidamente impedito di ritirarlo. Ora Kojima è un uomo libero e reclama quanto è suo, ma nel farlo regala al pubblico il secondo trailer dell'ormai attesissimo Death Stranding.
The best is yet to come
Come per la primissima esperienza, ci troviamo davanti a qualche minuto di immagini apparentemente casuali e caotiche, ma il creatore del progetto ha una mente notoriamente farraginosa. La rena scura e le carcasse dei granchi vogliono forse depistare il pubblico facendogli credere ci si trovi davanti a un banale re-cut di quanto già visto, ma nel giro di pochi secondi le novità sono evidenti. Un personaggio corpulento e inedito (evidentemente Guillermo del Toro dopo essersi curato la barba) incespica sotto un ponte diroccato in una città che parrebbe essere dilaniata da una guerra. Se la cosa non fosse abbastanza cupa, i carri armati sono coperti di frattaglie di balena (presumibilmente, visto le dimensioni) e ossa umane.
Quello che sembra essere tetro olio – elemento ricorrente – cola alle spalle dell'uomo e una marea nera finisce per avviluppargli le caviglie. Con sguardo determinato estrae un ingombrante cavo e lo collega a un marchingegno che si scopre essere un… un'incubatrice portatile?! Nella quale vi è un bebè che… fa l'occhiolino?! Ok, l'immaginario che guida questo trailer scivola velocemente dall'onirico al surrealista e non aiuta che negli ultimi istanti si veda un gruppo di scheletri marine capeggiati da un compiaciutissimo Mads Mikkelsen (noto per la serie Hannibal).
Who am I really?
Petrolio, cordoni ombelicali sintetici, impronte di mani, animali defunti, manette luminescenti, suture all'altezza dell'ombelico. Non è la lista della spesa di un folle, ma sono gli indizi che abbiamo per decodificare i contenuti di Death Stranding. Il web si è già lanciato nell'impresa arrivando a testare soluzioni apparentemente irragionevoli. A quel modo si è scoperto che vedendo in sincrono i due trailer il bebè sembri “traslare” da una clip all'altra quasi come potesse muoversi tra diversi piani d'esistenza. Nonostante questa scoperta sia stata sornionamente fatta rimbalzare nell'etere da Kojima stesso, facile si tratti di una questione metaforica legata alla morte e alla rinascita, punti sui quali si direbbe orbitare la trama quanto l'ipotetico gameplay.
Can't say goodbye to yesterday
Quello che è sicuro è che la presenza di Guillermo del Toro (e il suo insultare Konami apertamente) fortifichi l'idea che molti si erano già fatti: Death Stranding sarà il figlio illegittimo del defunto Silent Hills. Per chi non sapesse, infatti, Hideo Kojima e il regista messicano stavano collaborando per riportare in auge una delle saghe videoludiche horror più amate dai fan – Silent Hill, appunto – ma il litigio con Konami ha fatto sbiadire il sogno quasi in concomitanza con la pubblicazione del primo teaser. È facile che il game designer abbia deciso di rielaborare il progetto che aveva intenzione di proporre al suo ex datore di lavoro, ma lasciando grossi punti comuni che da lontano assumono la sagoma di un gigantesco dito medio che si erge puntando al cielo.
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