È un periodo di guerra civile. Navi spaziali Ribelli, colpendo da una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico. Durante la battaglia, spie Ribelli sono riuscite a rubare i piani segreti dell'arma decisiva dell'Impero, la MORTE NERA, una stazione spaziale corazzata di tale potenza da poter distruggere un intero pianeta.
Inseguita dai biechi agenti dell'Impero, la Principessa Leila sfreccia verso casa a bordo della sua aeronave stellare, custode dei piani rubati che possono salvare il suo popolo e ridare la libertà alla galassia….
È tutta in questo testo la sinossi breve di Rogue One: A Star Wars Story. Si tratta del crawl, ovvero di quel testo che scorre lentamente dal basso verso l’alto esponendo l’antefatto di Star Wars Episodio IV: Una nuova speranza.
George Lucas aveva mutuato l’espediente dai serial cinematografici di Flash Gordon, dei quali Star Wars, nel progetto iniziale, doveva essere la riproposta. Quel testo in origine riassumeva le puntate precedenti. Utilizzato da Lucas in mancanza dei precedenti episodi, serviva a dare l’impressione allo spettatore di entrare nella storia in medias res, ovvero durante il pieno del suo svolgimento ed è stato ripreso in tutti i film del ciclo, fino a Episodio VII, per dare continuità.
La sensazione di arrivare a storia già cominciata non ha nuociuto al primo film e ai successivi, anzi è stata alla base del loro fascino. In più durante la storia il respiro veniva accresciuto dai riferimenti ad avvenimenti accaduti molti anni prima degli eventi del primo film, come per esempio il dialogo che fa riferimento alla Guerra dei Cloni.
La precisa indicazione dell’autore era che esistesse un universo narrativo più ampio di quello che era raccontato nel film, e che la pellicola era solo una cornice che circoscriveva un particolare di quell'universo. Lucas non credeva di essere uno scrittore abile, ma in questa circostanza si è rivelato geniale, perché è riuscito a fare percepire tale sensazione agli spettatori, dando ampio respiro alla narrazione. Ci siamo chiesti per anni cosa fosse veramente accaduto prima di Episodio IV. La trilogia degli Episodi I-III ha risposto a molte di quelle domande.
Un'altra delle pregevoli tecniche narrative della trilogia originale è stata anche una struttura narrativa aperta, con spazi aperti, tra un film e l'altro. Infatti gli avvenimenti del secondo film (Episodio V: L'Impero colpisce ancora), seguono di qualche mese quelli della prima pellicola, così come quelli di Episodio VI. Questo ha dato modo a diversi autori, di diversi media, di concepire storie, inserite nell'universo di Star Wars, che raccontano avvenimenti accaduti nei periodi temporali non coperti dai film originali.
Il “buco” più grosso è attualmente quello che intercorre tra gli episodi III e IV e VI e VII.
La Disney, nuova proprietaria del franchise ideato da Lucas, ha deciso di colmare questi vuoti in diversi modi: fumetti, libri e film detti “antologici”, come appunto Rogue One: A Star Wars Story.
Nell’attesa l’anno prossimo di sapere con Episodio VIII cosa accadrà nel futuro del mondo di Star Wars, quest’anno volgiamo lo sguardo al passato, scoprendo chi erano i ribelli che hanno rubato i piani della prima Morte Nera.
Si potrebbe dire una storia già scritta, perché sappiamo l’epilogo e il prosieguo. Sappiamo che la loro missione ebbe successo, scatenando gli eventi che hanno portato successivamente alla sconfitta dell’Impero.
Quello che non ci aspettavamo è per farlo venisse messo in scena un film che pur raccontando fatti noti e quindi vincolato dall'inizio alla fine, sia pur in grandi linee, aprisse nuovi squarci sull’universo di Guerre Stellari, ridefinendo alcune delle convinzioni che avevamo sin dal 1977. Non si tratta di una riscrittura generale della saga ma solo di osservarne sotto una diversa luce alcuni elementi già noti.
Gareth Edwards dirige il film con estrema perizia, gestendo una materia non facile con personalità e senso della visione cinematografica non comuni in un film “di genere”. Gestisce benissimo la macchina da presa e i campi lunghi e lunghissimi, nonché i ribaltamenti di prospettiva. Il suo uso degli elementi atmosferici poi riprende quello stesso Akira Kurosawa omaggiato anche dallo stesso Lucas, ma in maniera ancora più compiuta. Anche le scale cromatiche usate, differenti da quelle dell'eptalogia, danno personalità visiva al film, contribuendo alla costruzione di un efficace racconto per immagini.
C’è un buon livello suspense e tensione nel film, nonostante il finale sia noto, perché in realtà qualche sorpresa ci aspetta dalla visione di questo nuovo tassello di un universo narrativo che credevamo, almeno per le vicende ambientate in questa epoca, non ci regalasse niente di nuovo.
La sceneggiatura di Chris Weitz e Tony Gilroy attinge a molti elementi dell’universo espanso che erano stati ufficialmente abbandonati, a disposizione per essere riutilizzati a piacimento dai nuovi autori, a questi vengono aggiunti elementi consolidati e noti per dare continuità alla saga. La combinazione e l’accostamento di questi elementi ha creato un prodotto fresco, che appare nuovo, pur partendo da una materia di base tra le più popolari del pianeta.
Un prodotto che comunque si discosta sin da subito dal resto della saga, ma non posso dirvi come, la sorpresa è troppo grande.
Pur se con qualche caduta di ritmo nella storia, e con delle cadute di stile come l'imbarazzante ritocco digitale per riprendere alcuni personaggi noti della saga, la scommessa di Rogue One: A Star Wars Story è quindi vinta. Non era scontato.
1 commenti
Aggiungi un commentoEcco, l'ultimo ritocco digitale io l'avrei evitato. Avrei tagliato la battuta del personaggio mostrandolo solo da dietro. Tanto non ci sarebbero stati problemi a riconoscerlo.
Avrei evitato anche tutte le ripetizioni della parola Speranza: troppo didascalico secondo me.
Molto fedele la fotografia, sembra di essere tornati negli anni '70
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID