Inquietante Split, l’ultimo film di M. Night Shyamalan, grazie soprattutto alla bravura degli attori, la trama purtroppo, pur se molto ben costruita, cade in delle superficialità che non ci si aspetterebbero da un attento costruttore come sembra essere il regista.
La storia tratta un difficile argomento: la schizofrenia e i rischi che la società può correre. Un uomo, Kevin, interpretato dal bravissimo James Mc Avoy, soffre di un disturbo dissociativo della personalità: in lui convivono ben 24 persone, ognuna delle quali ha bisogni, esigenze, anche mediche, diverse. È in terapia dalla professoressa Fletcher, la bravissima Betty Buckley, che ha dedicato tutta la sua vita alla psicoanalisi e che si incuriosisce e si preoccupa proprio delle possibili evoluzioni delle personalità di Kevin.
Il film si apre con la festa di compleanno di Claire Benoit (Haley Lu Richardson), a cui partecipano, fra le altre invitate, l’amica Marcia (Jessica Sula) e l’outsider, strana compagna di scuola Casey Cooke (Anja Taylor-Joy).
I toni sono quelli del thriller-horror: colori saturi, atmosfera fintamente allegra, la quiete prima della tempesta. E la tempesta arriva subito: le tre ragazze vengono rapite da una delle personalità di Kevin. Veniamo così catapultati in uno spazio angusto, non si capisce dove, non ci sono indicazioni, o segni che possano far comprendere se sia un garage, un seminterrato, una cella.
Seguiamo l’evoluzione della storia incentrata sulla relazione delle ragazze con le personalità di Kevin. A ogni azione corrisponde una reazione e le ragazze impareranno a proprie spese cosa e come gestire le situazioni. Alla dottoressa arrivano varie mail di richiesta di aiuto da parte delle personalità del paziente, quindi la Fletcher, come in ogni bravo horror apre la porta, cioè raggiunge il paziente nella sua casa e non si capisce perché agisca in modi strani dato che nulla farebbe sospettare eventi criminosi (uno dei buchi narrativi).
Secondo buchetto, che però fa crollare il patto d’incredulità: le ragazze hanno un bagno nella stanza, questo significa che possono lavarsi, e i vestiti? Sempre gli stessi abiti lindi per tutta la durata del sequestro? Appena appena un po’ impolverati. Certo la personalità maniaca del controllo, chiede i vestiti sporchi e una di loro resta in reggiseno e mutande, ma le altre? La protagonista? I capelli sistemati? Perché vediamo che sono nutrite e non capiamo come il regista risolve questa apparente banalità. Suppongo che anche se durante un sequestro ti lavi, non sei lindo e pinto come una rosellina. Ma supponiamo anche che le ragazze, essendo giovani, abbiano una freschezza che una donna di quarant’anni nella medesima situazione non avrebbe. La protagonista, Casey, dopo aver lottato, aver imbracciato un fucile, essere stata nei sotterranei, in mezzo alla polvere, viene finalmente liberata e ha l’ascella perfettamente depilata? Doveva tenere molto alla propria cura personale. La personalità maniacale di Kevin avrà fornito ottimi rasoi, o creme depilatorie. Oppure la fanciulla avrà interrotto la lotta per una veloce sessione di ceretta a strappo, o in ultima analisi la depilazione definitiva può essere l’unica spiegazione. Non so, ma vorrei proprio conoscere il segreto, perché mi servirebbe quando sono in vacanza.
Nonostante queste notazioni tecniche che fanno riemergere lo spettatore dal limbo nero, per rendersi conto che è in una sala cinematografica, accanto a persone che stanno vedendo la stessa pellicola, il film è svolto abbastanza bene, anche se certi riferimenti alla filmografia colta (i leoni di Ejsenstejn tanto per dirne uno) sono un compiacimento presuntuoso inutile e presuntuoso.
Il finale è un po’ buttato, velocemente (forse avevano sforato i tempi) e l’apparizione, che volutamente non dirò, crea dubbi dimenticabili e cerebrali, che nulla aggiungono.
Il merito del film è invece la dimostrazione delle capacità, anche patologiche, del cervello, la capacità della forza di volontà e la labilità dei confini dell’equilibrio, la famosa corda pazza che può sfuggire al controllo, causando danni profondissimi.
Da vedere se si vuole provare un po’ di suspance, spegnendo l’analisi critica.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID