- La guerra non cambia mai – Trama
- L'elefante nella stanza – Contenuti
- L'odore del petrolio la mattina – Lato tecnico
- La Fede senza compromessi – Conclusioni
De La Battaglia di Hacksaw Ridge se ne era parlato con entusiasmo ai tempi dell'ultimo Festival di Venezia. Addetti ai lavori e cinefili incalliti avevano già udito il tuono rombare in distanza, ma è facile che coloro esterni al circolo degli amatori della celluloide si trovino spaesati davanti ai trailer di quello che promette essere un colossal, potenzialmente vincitore di 6 statuine d'oro. Cast stellare e scene di guerra dal notevole impatto, verrebbe da pensare a un Salvate il soldato Ryan di nuova generazione, ma l'ovvio paragone è effettivamente lecito?
La guerra non cambia mai – Trama
Desmond T. Doss (Andrew Garfield) è un giovane campagnolo della Virginia che, vittima delle angherie del padre alcolizzato (Hugo Weaving), ha giurato di non commettere mai atti di violenza, seguendo fiduciosamente il dogma del Vangelo. La sua è una vita semplice fatta di routine, famiglia e amore per Dorothy Schuttle (Teresa Palmer). Il periodo di guerra e di profondo patriottismo diffuso dalla propaganda, tuttavia, portano Desmond a mette in gioco ogni legame per servire il proprio paese contro la minaccia giapponese, arruolandosi con la promessa di non toccare un'arma neppure sul campo di battaglia.
Questa sua anomalia viene presto notata dal sergente istruttore Howell (Vince Vaughn) che, sotto gli ordini del capitano Glover (Sam Worthington), fa di tutto per rendere impossibile la vita della recluta, confidando in un suo celere ripensamento. Doss resiste appoggiandosi alla saldezza dei propri valori e, grazie a un gesto di riscatto paterno, riesce infine a ottenere il diritto di scendere in trincea portando al suo fianco solamente la bisaccia da medico.
Quel che succede in seguito è storia. L'assalto a Okinawa è sanguinoso e logorante, le truppe americane ripiegano abbandonando nel fango gran parte del reggimento. Desmond non perde la fiducia e si espone ripetutamente al fuoco nemico per recuperare i feriti, calandoli uno alla volta dal ripido crinale noto come Hacksaw Ridge. 75 uomini si sono salvati per merito del giovane “cooperatore di coscienza”, impresa per cui Doss si è infine meritato la Medaglia d'Onore.
L'elefante nella stanza – Contenuti
È il caso di offrire una piccola parentesi, parallela al giudizio prettamente critico dell'opera. La battaglia di Hacksaw Ridge nasce da un'idea di Terry Benedict, il quale ha impiegato anni a discutere con Desmond Doss (personaggio realmente esistito, defunto nel 2006), ricevendo infine la sua benedizione per dare vita a un documentario che ne onorasse la memoria: The Consciuntious Objector.
Parallelamente Benedict, ammaliato dalla magnitudine della storia
, ha preso contatti con altri produttori, finendo con l'incappare in Bill Mechanic il cui approccio può essere sintetizzato in un'intervista rilasciata al magazine PEOPLE: se sei completamente schiavo dei fatti non stai facendo un film che sia coinvolgente
.
A questo va aggiunto un fattore di tutto rilievo, cioè che il film, contrariamente a quello che si ipotizzerebbe a primo acchito, non vuole essere una critica agli orrori della guerra, quanto un elogio ai valori cattolici e alla potenza che la Fede è capace di instaurare negli uomini. Sin dai primi momenti veniamo accolti da un brano della Bibbia (Isaia 40:31 – ma quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano) che tacitamente detta i toni dell'intera pellicola. Questa tinta si esplicita nuovamente nel finale quando i militari, forti delle preghiere di Doss, caricano con cieco fervore, schiacciando il nemico con apparente semplicità, glorificando tra le righe la violenza che il film ufficialmente denuncia. L'orrore non risiede nella brutalità, ma nei pericoli che corrono gli Alleati, fazione per cui siamo portati a tifare.
In sostanza non è una storia sul pacifismo che cura le ferite dell'odio, ma un elogio alla religiosità (cattolica) che si oppone a un nemico deumanizzato, vile e crudele. In questo senso la scelta del regista, ricaduta sul tanto discusso Mel Gibson, è quanto mai azzeccata, vista la sua sensibilità così affine ai temi trattati.
L'odore del petrolio la mattina – Lato tecnico
Sul piano tecnico Hacksaw Ridge si dimostra più che attraente, soprattutto nelle numerose scene belliche che, pur patendo di una coreografia enfatizzata, dimostrano un grandioso uso di effetti pratici rinforzati da un oculata gestione del sonoro. Le fasi più concitate riescono a incarnare convincentemente l'idea di caos, di sporcizia e di sofferenza, mentre quelle più lente offrono prezioso spazio alla caratterizzazione di Desmond e di alcuni suoi commilitoni. La regola del “show, don't tell” viene perlopiù seguita con costanza, pratica ormai in disuso nelle produzioni d'alto profilo.
Meno persuasivi sono i primi atti della pellicola. Andrew Garfield è certamente poco ammaliante come ragazzo semplice e innocente (forse perché ricorda troppo il Peter Parker di Amazing Spider-man) ma offre comunque una delle sue migliori performance, risaltando positivamente nei momenti più drammatici. Hugo Weaving si riconferma come bestia sacra del mondo attoriale, vestendo panni ben lontani dai ruoli virtuosi e raffinati a cui siamo abituati a ricollegarlo, riesce a richiamare pathos per un individuo poco affine alla simpatia pubblica. Il suo fare sfatto, la sua aria persa, la sua ira macchiata di paura rasentano la genuinità, perfettamente coronati dalla rinnovata collaborazione con la costumista Lizzy Gardiner (Priscilla, regina del deserto). Un complimento va anche a Vince Vaughn che a distanza di anni da The Cell ha imparato a serrare la mandibola quando deve interpretare un ruolo drammatico.
Bizzarra è la scelta degli Academy Awards di nominare Hacksaw Ridge nella categoria montaggio. Per quanto su piccola scala vi siano attimi di puro godimento visivo, infatti, la pellicola è gestita in maniera eterogenea, suggerendo si siano effettuati tagli ingenti per contenere un metraggio che, con le sue due ore e undici minuti, rischia già di essere indigesto al pubblico meno paziente.
La Fede senza compromessi – Conclusioni
La battaglia di Hacksaw Ridge sa sicuramente sostenere le esigenze di tutti, critici compresi. Pur fiaccata da un budget contenuto, la produzione è riuscita a gestire al meglio le proprie risorse ingaggiando le persone giuste nei ruoli opportuni e mascherando degnamente i problemi derivanti da scenografie evidentemente minuscole. Questo staff, composto in buona parte da talentuosi reietti, avrà occasione di tornare in carreggiata proprio grazie a questo lungometraggio, magari ricavando nel tragitto qualche Oscar.
La retorica dei contenuti è al limite del retrogrado, ma l'esposizione è tutt'altro che confusa, offrendo un percorso che va dalla creazione di un legame empatico con Desmond alla sua trasmutazione in arma sacra e messianica, evidenziata anche da scelte fotografiche che rimandano alla purificazione dei peccati attraverso il battesimo e all'immolazione passionale precedente all'ascesa ai cieli. Pur non condividendo il messaggio, riconosco a Gibson i suoi meriti ammettendo ci si trovi davanti a una pellicola degna di nota e che vale la pena prendere in considerazione.
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