Il Re del Belgio Nicolas III (Peter Van den Begin), un po' stanco, un po' annoiato, si trova in Turchia per una visita di stato, insieme al monarca, oltre i componenti del suo staff, anche un regista inglese di documentari, Duncan Lloyd (Pieter van der Houwen), incaricato di realizzare un film che renda più simpatico ai belgi il Re.
D'improvviso arriva la notizia che la Vallonia, la parte meridionale del Belgio, ha dichiarato l'indipendenza. I servizi segreti turchi ritengono che non sia il caso che Nicolas torni nel suo paese, mentre questi vorrebbe rientrare al più presto. Non solo, una tempesta solare ha bloccato linee aree e comunicazioni, pertanto il Re è bloccato in attesa degli eventi.
Grazie all'intraprendenza e a un pizzico di follia, il gruppo di belgi con il regista inglese al seguito si mette in viaggio via terra, con mezzi e passaggi di fortuna, in un viaggio attraverso i Balcani, tra incontri surreali e anche decisamente pericolosi, non sapendo cosa troveranno a destinazione.
Un Re allo sbando, scritto e diretto da Peter Brosens e Jessica Woodworth, mette quasi subito da parte i toni da distopia fantastica per trasformarsi dopo il primo atto in un surreale road mockumentary, poiché osserviamo le vicende dall'occhio della telecamera di Duncan Lloyd.
C'è sicuramente la componente introspettiva. Il Re che coglie l'occasione del viaggio per compiere un percorso interiore, di conoscenza di se stesso e delle persone che lo accompagnano. Come spesso capita, l'oggetto è il viaggio in quanto tale, più che la destinazione.
Osservando la realtà dei Balcani, le persone vere che si arrangiano per sbarcare il lunario, le storie di chi ha vissuto conflitti dilanianti, Nicolas elabora la sua strategia per tentare di fare restare unito il suo paese. Ma nel frattempo dovrà capire quale sia veramente il suo posto nel mondo.
Il film ha momenti anche divertenti, ma complessivamente non riesce a esplicitare tutte le sue intenzioni.
Non per colpa dei bravissimi interpreti, ma proprio per una frammentarietà della sceneggiatura che non riesce a ricomporre in modo organico tutti i pezzi.
C'è l'intenzione di dare un monito contro le estreme conseguenze di possibili divisioni del Belgio? Non appare ben chiaro.
Forse il film vuole sollevare domande, più che dare risposte.
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