Gli Oscar 2017 rimarranno nella memoria di tutti per una serie di elementi che, paradossalmente, renderanno quella tenutasi nella notte del 26 febbraio 2017 una delle edizioni più dimenticabili della storia degli Academy Awards, non tanto per il valore intrinseco dei film candidati, l'arte e la professionalità di tutti gli artisti coinvolti davanti e dietro la telecamera, quanto perché questa cerimonia è stata una delle più politicizzate da che si abbia memoria, come già lungamente annunciato nelle settimane precedenti. Ed è un male laddove, con a volte la scusa di premiare, si rischi di strumentalizzare qualcosa mostrando ancora più evidentemente la realtà dei fatti che serpeggia al di là delle prese di posizione di chi ha delle responsabilità a livello globale.
Seguendo la diretta dal Dolby Theatre di Los Angeles grazie a Sky, unica rete in Italia che, accaparratasi i diritti di trasmissione in esclusiva, abbia saputo gestire quasi 8 ore di diretta con traduzione simultanea (senza risparmiarci alcune terribili gaffe, battute di dubbio gusto e dichiarazioni nonsense di intervistatori, intervistati, varie ed eventuali), il mondo dei cinefili ha potuto assistere al, prima, noiosissimo red carpet, ormai diventato a tutti gli effetti una passerella a medio tasso glamour, dopodiché (verso l'1, ora italiana) della tanto agognata cerimonia di premiazione presieduta da Jimmy Kimmel, noto conduttore televisivo, comico, doppiatore e produttore.
Kimmel è stato complessivamente un buon mattatore, in grado di mantenere alto l'hype e il registro della serata, grazie a una battuta mordace e sottile, a parte un tiepidissimo inizio assai irriverente (per non dire abbastanza offensivo, in realtà) di cui è stato vittima il povero Justin Timberlake, cui è spettato l'oneroso compito di aprire lo spettacolo con il brano Can't stop the feeling!, candidato tra le Best original songs con il film d'animazione Trolls. Un'ottima introduzione alla serata, in cui il giovane volto del Disney Club negli anni '90 (con, tra l'altro, l'amico Ryan Gosling), ha coinvolto l'intera platea, giovanissimi, giovani e meno giovani, in un ballo e battiti di mani distensivi e quasi liberatori.
L'aria di festa, purtroppo, è stata messa in ombra dal tono che la cerimonia ha dovuto intraprendere per forza di cose, seppur mantenendosi il più possibile politically correct, cercando di non provocare ma solo rispondere con l'aplomb che ci si può aspettare dagli artisti: controllo, maschera, concentrazione, sguardo. Con molta sintesi, la cerimonia può essere riassunta in pochi concetti chiave: la premiazione è stata una risposta artistica a quanto sta accadendo politicamente negli Stati Uniti. Anche la gaffe delle gaffe, quella dell'errore nell'annuncio del film vincitore, a guardarla bene non stona poi tanto dal retrogusto che lascia questa 89esima edizione. Si è premiata l'arte, certo, ma soprattutto l'Academy ha lanciato dei messaggi chiari, soprattutto politici, aprendo soprattutto a temi come la tolleranza, la fratellanza e l'orgoglio afroamericano, per premiare le parole, le storie di gente comune, gente bistrattata, quella che deve riscattarsi. Come qualcuno ha detto durante la serata, quando le storie prendono un volto preciso e raccontano la storia di uno diventano automaticamente universali.
Kimmell lo ha riassunto in una frase molto meno poetica: questi Oscar ci presentano i neri alla Nasa e i bianchi che salvano il Jazz e, paradossalmente, Trump ha risolto i problemi di razzismo.
Può sembrare dissacrante, ma chi segue gli Academy sa bene quante contraddizioni e talvolta ipocrisie si siano nascoste durante queste cerimonie, e questa edizione non è stata da meno.
Una fastidiosissima nota: i vincitori hanno avuto solo 45 secondi per i ringraziamenti (anche quando sul palco salivano in tre) e più volte i valletti sono entrati a moderare. Pur comprendendo i tempi tecnici la cosa ha avuto dello sgradevole.
Diciamocelo ormai con franchezza: era impensabile che La La Land, musical sliding doors sui sogni, sulle speranze dei giovani, che celebra l'orgoglio degli aspiranti artisti, bianchi o afroamericani che fossero ma uniti dall'American dream, portasse davvero a casa 14 statuette. Oggettivamente, per quanto un ottimo film, a prescindere dalle sei nomination confermate (l'elenco completo a fine articolo), faceva parte di un'agguerrita rosa. Dopo le polemiche dell'anno scorso sulle premiazioni che avevano escluso del tutto artisti afroamericani, l'Oscar tanto atteso quanto lungamente negato a Leonardo Di Caprio (che ben si è guardato dallo girare film, quest'anno), il risultato di questa edizione è stato talmente ribaltato dal suonare quasi stucchevole e a parere di chi scrive, oscurando l'effettivo valore del cinema premiato alimentando ulteriormente la querelle, che in fondo è una storia senza fine se si continuerà a discuterne senza puntare a un approccio diverso.
I grandi delusi da questa edizione, oltre alla totalmente ignorata Amy Adams (Arrival), sono a mio modesto parere Ryan Gosling, per la talentuosa interpretazione in La La Land forse un po' finita in ombra per quanto si è parlato in lungo e largo della pellicola (che sarebbe stato meritato anche più di quella della comunque brava Emma Stone), e Viggo Mortensen, nella sua intensa performance nel complesso Capitan Fantastic. Battuti entrambi da Casey Affleck (Manchester by the sea), alla seconda nomination, forse la presenza migliore di tutto il film di Kenneth Lonergan che, quindi, meritava un importante riconoscimento.
Stesso discorso, forse, vale anche per Dev Patel, che avrebbe meritato quanto il tuttavia giustamente premiato Mahershala Ali (Moonlight), attore di buon livello, sportivissimo nello stringere la mano allo sconfitto Jeff Bridges, prima di salire a ritirare il premio.
Meryl Streep, come fatto ironicamente notare anche da Kimmel, attrice così mediocre e sopravvalutata tanto da ricevere quest'anno la ventesima nomination, è un'altra non premiata, ma c'è da ammettere che per quanto una piacevole pellicola, non è stata La pellicola. O forse, non è stata la pellicola adatta quest'anno (Florence).
Per quanto riguarda noi appassionati di fantastico, nonostante le ottime premesse alle nominations, purtroppo il risultato non è stato quello sperato.
Le fantastiche nomination agli Oscar 2017: parliamone
Una breve riflessione sulle nomination agli Oscar 2017 dal punto di vista del fantastico in tutte le forme che trattiamo su Fantasy Magazine.
LeggiC'è da dire che i nostri hanno ottenuto i migliori risultati sul fronte animazione: il dolcissimo Piper si è aggiudicato la tanto ambita statuetta. Ha poi vinto Zootropolis, uno dei film d'animazione decisamente più riusciti del 2016 e in linea con le tematiche legate alla tolleranza e al rifiuto della paura dell'altro, come anche sottolineato da Byron Howard, Rich Moore and Clark Spencer al momento della premiazione.
Ottimi i risultati ricevuti sul fronte tecnico: gli italiani Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini, insieme a Christopher Nelson, hanno vinto il premio per il miglior make up per Suicide Squad, e hanno dedicato la propria vittoria ai migranti connazionali. Altra vittoria per una pellicola fantastica è quella di Colleen Atwood come miglior costumista per Animali fantastici e dove trovarli. Il film diretto da David Yates, però, non ce l'ha fatto nella categoria di migliore sceneggiatura, battuto da La La Land. Una statuetta importante, quella degli effetti speciali, è stata consegnata a Il libro della giungla, live action di Jon Favreau, che ha avuto la meglio su Rogue One e Doctor Strange. Niente da fare per The Lobster, o per gli altri meravigliosi film d'animazione come La tartaruga rossa, Kubo e la spada magica o La mia vita da Zucchina che soffrono una distribuzione meno capillare dei Disney Pixar. Dispiaciuti per Oceania che forse non è stato questo film all'altezza delle aspettative, nonostante un cast di doppiatori assolutamente di livello (da Lil Manuel Miranda possiamo aspettarci davvero grandi cose
, per citare uno che di gente importante ne ha vista), ma in quanto Disney ci avrebbe sorpreso non trovarlo.
Un intenso momento, presieduto da una Jennifer Aniston visibilmente emozionata, in cui sono ricordati tutti gli attori, i produttori, gli artisti dietro la cinepresa (make up artist, costumisti, tecnici), i compositori e i registi che se ne sono andati durante lo scorso anno, tra cui anche Bill Paxton.
Addio a Bill Paxton
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Uno degli antagonisti più crudeli del nostro tempo è tornato ad accanirsi sul mondo del cinema, e ha portato via anche John Hurt, a pochi giorni dal compimento dei suoi 77 anni. Superfluo trovare aggettivi per descriverlo, rimane la sua arte a parlare e celebrarlo. Noi lo salutiamo così.
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Ci lascia, a 83 anni, uno degli attori della commedia statunitense più amati della sua generazione ma, soprattutto, il primo volto di Willy Wonka nella cinematografia del fantastico.
LeggiLasciandovi con la performance di John Legend con un medley dei brani di Justin Hurwitz, (vincitori) di La La Land, voglio concludere con un mix riassuntivo di riflessioni espresse da cinefili intervistati e proiettati in mondovisione durante la lunga cerimonia. Messaggi positivi di gente comune, che esprime il bisogno di godere del cinema e delle storie che si raccontano. In attesa di storie future.
Cinema è arte, e con le immagini può unire le persone. Il cinema è magia.
Tutti i vincitori
Miglior film
- Moonlight, prodotto da Adele Romanski, Dede Gardner e Jeremy Kleiner
- Arrival, prodotto da Shawn Levy, Dan Levine, Aaron Ryder e David Linde
- Barriere (Fences), prodotto da Scott Rudin, Denzel Washington e Todd Black
- La battaglia di Hacksaw Ridge, prodotto da Bill Mechanic e David Permut
- Il diritto di contare (Hidden Figures), prodotto da Donna Gigliotti, Peter Chernin, Jenno Topping, Pharrell Williams e Theodore Melfi
- Hell or High Water, prodotto da Carla Hacken e Julie Yorn
- La La Land, prodotto da Fred Berger, Jordan Horowitz e Marc Platt
- Lion – La strada verso casa, prodotto da Emile Sherman, Iain Canning e Angie Fielder
- Manchester by the Sea, prodotto da Matt Damon, Kimberly Steward, Chris Moore, Lauren Beck e Kevin J. Walsh
Miglior regia
- Damien Chazelle – La La Land
- Barry Jenkins – Moonlight
- Kenneth Lonergan – Manchester by the Sea
- Denis Villeneuve – Arrival
- Mel Gibson – La battaglia di Hacksaw Ridge
Miglior attore protagonista
- Casey Affleck – Manchester by the Sea
- Andrew Garfield – La battaglia di Hacksaw Ridge
- Ryan Gosling – La La Land
- Viggo Mortensen – Captain Fantastic
- Denzel Washington – Barriere
Miglior attrice protagonista
- Emma Stone – La La Land
- Isabelle Huppert – Elle
- Ruth Negga – Loving
- Natalie Portman – Jackie
- Meryl Streep – Florence
Miglior attore non protagonista
- Mahershala Ali – Moonlight
- Jeff Bridges – Hell or High Water
- Lucas Hedges – Manchester by the Sea
- Dev Patel – Lion – La strada verso casa
- Michael Shannon – Animali notturni
Miglior attrice non protagonista
- Viola Davis – Barriere (Fences)
- Naomie Harris – Moonlight
- Nicole Kidman – Lion – La strada verso casa
- Octavia Spencer – Il diritto di contare
- Michelle Williams – Manchester by the Sea
Migliore sceneggiatura originale
- Kenneth Lonergan – Manchester by the Sea
- Damien Chazelle – La La Land
- Yorgos Lanthimos e Efthymis Filippou – The Lobster
- Mike Mills – 20th Century Women
- Taylor Sheridan – Hell or High Water
Migliore sceneggiatura non originale
- Barry Jenkins e Tarell Alvin McCraney – Moonlight
- Eric Heisserer – Arrival
- Luke Davies – Lion – La strada verso casa
- August Wilson – Barriere
- Allison Schroeder e Theodore Melfi – Il diritto di contare
Miglior film straniero
- Il cliente (Forushandeh), regia di Asghar Farhadi (Iran)
- Land of Mine – Sotto la sabbia (Under sandet), regia di Martin Zandvliet (Danimarca)
- En man som heter Ove, regia di Hannes Holm (Svezia)
- Tanna, regia di Martin Butler e Bentley Dean (Australia)
- Vi presento Toni Erdmann (Toni Erdmann), regia di Maren Ade (Germania)
Miglior film d'animazione
- Zootropolis, regia di Rich Moore e Byron Howard
- Kubo e la spada magica, regia di Travis Knight
- La mia vita da Zucchina, regia di Claude Barras
- Oceania, regia di John Musker e Ron Clements
- La tartaruga rossa, regia di Michaël Dudok de Wit
Miglior fotografia
- Linus Sandgren – La La Land
- Greig Fraser – Lion – La strada verso casa
- James Laxton – Moonlight
- Rodrigo Prieto – Silence
- Bradford Young – Arrival
Miglior scenografia
- Sandy Reynolds Wasco e David Wasco – La La Land
- Patrice Vermette e Paul Hotte – Arrival
- Stuart Craig e Anna Pinnock – Animali fantastici e dove trovarli
- Jess Gonchor e Nancy Haigh – Ave, Cesare!
- Guy Hendrix Dyas e Gene Serdena – Passengers
Miglior montaggio
- John Gilbert – La battaglia di Hacksaw Ridge
- Tom Cross – La La Land
- Joi McMillon e Nat Sanders – Moonlight
- Joe Walker – Arrival
- Jake Roberts – Hell or High Water
Miglior colonna sonora
- Justin Hurwitz – La La Land
- Mica Levi – Jackie
- Dustin O'Halloran e Hauschka – Lion – La strada verso casa
- Nicholas Britell – Moonlight
- Thomas Newman – Passengers
Miglior canzone
- City of Stars (Justin Hurwitz, Benj Pasek, Justin Paul) – La La Land
- Audition (The Fools Who Dream) (Justin Hurwitz, Benj Pasek e Justin Paul) – La La Land
- Can't Stop the Feeling! (Justin Timberlake, Max Martin e Karl Johan Schuster) – Trolls
- The Empty Chair (J. Ralph e Sting) – Jim: The James Foley Story
- How Far I'll Go (Lin-Manuel Miranda) – Oceania
Migliori effetti speciali
- Robert Legato, Adam Valdez, Andrew R. Jones, Dan Lemmon – Il libro della giungla
- Craig Hammack, Jason Snell, Jason Billington, Burt Dalton – Deepwater – Inferno sull'oceano
- Stephane Ceretti, Richard Bluff, Vincent Cirelli, Paul Corbould – Doctor Strange
- Steve Emerson, Oliver Jones, Brian McLean, Brad Schiff – Kubo e la spada magica
- John Knoll, Mohen Leo, Hal Hickel, Neil Corbould – Rogue One: A Star Wars Story
Miglior sonoro
- Kevin O'Connell, Andy Wright, Robert Mackenzie e Peter Grace – La battaglia di Hacksaw Ridge
- Andy Nelson, Ai-Ling Lee e Steve A. Morrow – La La Land
- David Parker, Christopher Scarabosio e Stuart Wilson – Rogue One: A Star Wars Story
- Bernard Gariépy Strobl e Claude La Haye – Arrival
Miglior montaggio sonoro
- Sylvain Bellemare – Arrival
- Wylie Stateman, Renée Tondelli – Deepwater – Inferno sull'oceano
- Robert Mackenzie, Andy Wright – La battaglia di Hacksaw Ridge
- Ai-Ling Lee, Mildred Iatrou Morgan – La La Land
- Alan Robert Murray, Bub Asman – Sully
Migliori costumi
- Colleen Atwood – Animali fantastici e dove trovarli
- Joanna Johnston – Allied – Un'ombra nascosta
- Consolata Boyle – Florence
- Madeline Funtaine – Jackie
- Mary Zophers – La La Land
Miglior trucco e acconciatura
- Alessandro Bertolazzi, Giorgio Gregorini e Christopher Nelson – Suicide Squad
- Eva Von Bahr e Love Larson – En man som heter Ove
- Joel Harlow e Richard Alonzo – Star Trek Beyond
Miglior documentario
- O.J.: Made in America, regia di Ezra Edelman
- Fuocoammare, regia di Gianfranco Rosi
- I Am Not Your Negro, regia di Raoul Peck
- Life, Animated, regia di Roger Ross Williams
- XIII emendamento (13th), regia di Ava DuVernay
Miglior cortometraggio documentario
- The White Helmets, regia di Orlando von Einsiedel e Joanna Natasegara
- 4.1 Miles, regia di Daphne Matziaraki
- Extremis, regia di Dan Krauss
- Joe's Violin, regia di Kahane Cooperman
- Watani: My Homeland, regia di Marcel Mettelsiefen
Miglior cortometraggio
- Sing, regia di Kristóf Deák e Anna Udvardy
- Ennemis intérieurs, regia di Sélim Azzazi
- La femme et la TGV, regia di Timo von Gunten
- Silent Nights, regia di Aske Bang
- Timecode, regia di Juanjo Giménez Peña
Miglior cortometraggio d'animazione
- Piper, regia di Alan Barillaro
- Blind Vaysha, regia di Theodore Ushev
- Borrowed Time, regia di Andrew Coats e Lou Hamou-Lhadj
- Pear and Cider Cigarettes, regia di Robert Valley
- Pearl, regia di Patrick Osborne
E non ci resta che stare a vedere cosa arriverà al cinema per le possibili nomination della novantesima edizione, per l'anno 2018.
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