Julia è innamorata pazza del suo ragazzo Holt e quando lui parte per il college, si ripromette di sentirlo tutte le sere tramite skype. Improvvisamente però sparisce nel nulla e la ragazza preoccupata decide di cercarlo imbattendosi nel professor Gabriel, un biologo deciso a dimostrare l’esistenza dell’anima. L’uomo poche settimane prima aveva acquistato in un mercatino dell’usato un vecchio videoregistratore nel quale era incastrata una cassetta contenente un video dalle immagini inquietanti. Anche Holt lo ha visto suo malgrado e scopre che l’unico modo per non fare una fine orribile è farne una copia e mostrarlo a qualcun altro. Per salvare il suo ragazzo Julia decide di sacrificarsi venendo così a contatto con Samara, lo spirito inquieto e terrificante di una bambina assassinata a causa dei suoi poteri demoniaci.

The Ring 3
The Ring 3

Era il 1998 quando il grande schermo dimostrò il proprio timore per la pirateria con un film giapponese dal titolo Ringu, tratto da un romanzo omonimo, che diede il via alla moda americana del remake di pellicole horror del sol levante, come The Grudge e Dark Water. The Ring americano fu probabilmente l’unico esempio di rifacimento ben riuscito grazie alla regia di Gore Verbinski e alla presenza di una strepitosa e ancora poco conosciuta Naomi Watts. A 15 anni di distanza questo terzo capitolo della saga non convince per niente dimostrando la propria inconsistenza proprio a paragone della pellicola capostipite.

La regia di F. Javier Gutiérrez si limita a creare un’atmosfera plumbea utilizzando il cliché della pioggia costante, lontanissima da quella di Verbinski capace di unire uno stile gotico e surrealista in maniera così efficace da aver fatto scuola. Il cast non aiuta con un’inespressiva Matilda Lutz/Julia, un improbabile Johnny Galecki (Leonard in The Big Bang Theory) nei panni del professore un po’ maledetto e il solito Vincent D'Onofrio ormai ridotto a macchietta di se stesso.

Johnny Galecki in The Ring 3
Johnny Galecki in The Ring 3

The Ring 3 perde poi tutto il significato dell’originale dimenticandosi il fascino dell’oggetto maledetto, qui ridotto a un impalpabile file, e alla paura della riproduzione abusiva di materiale audiovisivo, che era poi il cuore su cui era costruito tutto il The Ring originale. Difetto peggiore infine è che questo remake non solo non fa per niete paura, ma non smuove neppure un po’ di inquietudine, essendo il fantasma di Samara ormai entrato nella mitologia pop, più come parodia che come essere infernale.