La giovane Mae (Emma Watson) non potrebbe essere più felice. Dopo una selezione durissima è riuscita ad essere assunta da The Circle, un'azienda per la quale chiunque vorrebbe lavorare. Lì sarà accolta con entusiasmo dall'amica Annie (Karen Gillan) che nella società è una importante dirigente.
The Circle è una sorta di fusione tra Facebook, Google, Apple e Microsoft. Un'azienda che sta plasmando il futuro con i suoi social, i computer e i cellulari e con tante invenzioni hardware e software che, con la scusa di aiutare i clienti a vivere meglio, erodono ogni giorno di più la loro privacy.
Mae, come tutti coloro che lavorano nella società, non vede grossi problemi. Ammaliata dalla verve comunicativa di Bailey (Tom Hanks), uno dei due alti dirigenti della società, è convinta da vari eventi che la condivisione di ogni istante della propria vita sia un'opportunità anziché un problema. D'altra parte la ragazza ha problemi pesanti alle spalle. Il padre (Bill Paxton) è gravemente malato e il sistema sanitario statunitense non copre le spese mediche, mentre l'assicurazione di The Circle sì.
Se Mae non comprende bene le implicazioni delle azioni dell'impresa per cui lavora, cercano di metterla sull'avviso sia il vecchio amico Mercer (Ellar Coltrane) che un suo collega Ty (John Boyega), che sembra conoscere molto bene sia Bailey che il socio introverso Stenton (Patton Oswalt).
Le premesse portano alla inevitabile conseguenza che niente e come sembra, e che sarà Mae a essere il fulcro di vicende che porteranno a svelare i tanti misteri che si celano dietro The Circle.
Le premesse però non riescono a portare The Circle, adattamento scritto e diretto da James Ponsoldt dell'omonimo romanzo di Dave Eggers, verso una direzione precisa.
Tutto avviene più o meno come si aspetta. Anche alla fine non appare ben chiaro perché l'azione finale della protagonista dovrebbe essere decisiva a sconfiggere i suoi avversari e cambiare le regole del gioco.
A una sceneggiatura prevedibile e in molti tratti confusa, si affianca una visione cinematografica sotto la media, che non sfrutta al meglio le potenzialità visionarie della descrizione di una distopia iper-tecnologica.
Siamo ben sotto la qualità di un episodio di Black Mirror sotto tutti i punti di vista tranne quello degli attori. Il cast è semplicemente strepitoso ed è l'unico motivo per cui il film riesce a rimanere credibile.
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