È passata quasi una decade dall'ultima volta che si è parlato animatamente della terza trasposizione cinematografica di Hellboy, ormai pochi speravano in un sequel che andasse a completare il dittico del regista Guillermo Del Toro (Il labirinto del fauno, Pacific Rim). A dire il vero qualche mese fa, in seguito a una popolosa petizione online, si era parlato di un terzo capitolo ma tutto è naufragato quando Del Toro ha esplicitato alla produzione le richieste per il budget: 120 milioni di dollari.
La cifra, per quanto ridicola decontestualizzata, non è così stralunata se comparata alla media dei lungometraggi supereroistici (dai 180 ai 250 milioni), ma le aziende finanziatrici devono essere state poco impressionate dalle performance dei primi due episodi e a febbraio si è dichiarata ufficialmente la morte degli accordi. I produttori Larry Gordon e Lloyd Levin non si sono tuttavia professati sordi alle ronzanti richieste dei fan, piuttosto hanno deciso di offrire loro un qualcosa di molto più remunerativo e lanciato al futuro, un reboot inedito assegnato a un regista semi-indipendente e dal basso profilo.
Nonostante l'amarezza del veterano Ron Perlman (attore che vestiva i panni di Hellboy) iniziano già a propagarsi i dettagli di quello che per ora viene chiamato Hellboy: Rise of the Blood Queen. Il film sarà diretto da Neil Marshall, personaggio che si è dimostrato capace di generare prodotti a basso costo quali The Descent e Doomsday ma anche noto per la sua duttilità nell'adattarsi alle necessità dei telefilm di alto profilo.
Il copione sarà invece nelle mani di Christopher Golden (autore di best sellers e di fumetti), Mike Mignola (creatore di Hellboy) e Andrew Cosby (fumettista che ultimamente sta mettendo le mani in pasta ovunque). Per quanto riguarda gli attori, per ora si conosce solamente l'identità del titolare ragazzo-demone: a immergersi nel bodypaint rosso e a portare l'apocalisse in terra sarà David Harbour (Stranger Things), forte di un curriculum straripante di ruoli marginali e caratterizzato da un certo anonimato mediatico.
Insomma è chiaro che abbiano fatto fuori Del Toro e le sue esigenze artistiche per far leva su una creazione modesta e malleabile che porterebbe poche perdite in caso di fallimento. La cosa ha evidentemente funzionato visto che Millennium ha già aperto le trattative per iniziare i lavori su una pellicola inadatta ai minori non accompagnati.
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